[19/10/2009] News
FIRENZE. Secondo quanto afferma la Noaa nel suo report mensile, il settembre 2009 è stato, a livello globale e considerando sia le terre emerse sia gli oceani, il secondo più caldo dall'inizio delle misurazioni attendibili, che per l'ente climatologico americano iniziano nel 1880 e non, come nel resto del mondo occidentale, nel 1800.
La temperatura globale è stata, nel corso del mese, di 1,12° farenheit (0,62° Celsius circa) superiore alla media, con particolare incidenza del calore, per quanto attiene alle terre emerse, negli Stati uniti nord-occidentali, in Canada, Europa, gran parte dell'Asia e in Australia. In particolare va riportato che l'anomalia della temperatura è stata più forte proprio per le terre emerse, il dato relativo alle quali indica un settembre con temperature superiori di 1,75° F (0,97° C) alla media, secondo solo a quello del 2005. Più moderata l'anomalia oceanica: 0,90° F, cioè circa 0,5° C.
Nel corso di settembre è stato registrato, come di consueto, anche il minimo annuale dell'estensione della banchisa artica, che prima di ricominciare ad aumentare di estensione si è attestata su 2,1 milioni di miglia quadrate, una copertura «del 23,8% sotto la media 1979-2000» che si piazza al terzo posto in negativo per estensione dal 1979, dopo il 2007 e il 2008. Sopra la media, invece, l'estensione registrata a settembre per i ghiacci marini antartici, anche se solo del 2,2%.
Il punto fondamentale è che il dato sul "secondo settembre più caldo da 120 anni a livello globale" sembra indicare un global warming in grande spolvero, anche alla luce dell'estate appena passata. Ma questo appare in contraddizione con quanto recenti annunci avevano indicato: da una parte, già greenreport (6 ottobre) aveva citato il rapporto "State of the climate" dell'American meteorological society, per cui «la temperatura media del pianeta nel decennio compreso tra il 1999 e il 2008, appunto, è aumentata di 0,07 gradi per decade (con un errore di 0,07 °C, quindi del medesimo ordine della misura)», un valore «decisamente inferiore sia all'aumento registrato nel decennio precedente, di 0,18 °C per decade, sia all'aumento atteso dagli esperti dell'IPCC per il prossimo decennio, di 0,20 °C per decade».
Inoltre, negli stessi giorni, la Bbc e altri centri di informazione rilanciavano una notizia piuttosto controversa, e cioè il fatto che l'anno più caldo dall'inizio delle misurazioni sarebbe stato il 1998: se le cose stessero così, avrebbero quindi buon gioco i detrattori dell'allarme-gw, sostenendo che la temperatura, negli ultimi dieci anni, avrebbe imboccato un trend discendente.
Il fatto è, però, che il dato del 1998 (riportato, ad esempio, anche dalle relazioni dei gruppi di lavoro che hanno contribuito alla stesura al quarto rapporto Ipcc) non è condiviso da altri centri di studio climatologico, come la Nasa e la stessa Noaa, che giudicano invece il 2005 come anno globalmente più caldo: la "classifica" della Noaa, infatti, vede come anno più caldo il 2005, con un'anomalia positiva di 0,61°C, seguita da 1998 (+0,58°), 2002 e 2003 (entrambi 0,56° sopra la media).
Questa incongruenza, in realtà, è sì in parte dovuta a metodologie diverse (e quindi evidenzia ancora una volta la necessità di uniformare dati di così ampio spessore a livello di comunità globale), ma è causata soprattutto dall'errore che si considera ammissibile nell'effettuare le misurazioni: essendo questo errore di 0,05°, si può capire come la graduatoria possa cambiare a seconda di come la si guarda, perchè la differenza tra gli anni citati (e in particolare tra i due capisaldi della querelle, e cioè il 1998 e il 2005) è minore dell'errore ammesso nei rilevamenti.
Poi, va ricordato, in attesa dei dati sull'intera annata 2009, che comunque il 2008 è stato più fresco dei precedenti (8° posto in graduatoria, anomalia positiva di 0,49° C), e che anche il 2009 non è atteso essere l'anno dei record, vista la dinamica climatica che ha finora caratterizzato la stagione a livello globale. E vanno riportate anche le dichiarazioni che il 7 settembre scorso il climatologo Giampiero maracchi ha rilasciato a greenreport, per cui «siamo di fronte, in questa fase, ad una "stabilizzazione" del cambiamento climatico alle nostre latitudini: a parte questo caldo (che negli anni '90 non c'era), comunque gli altri fenomeni estremi (es. le piogge intense) hanno raggiunto un picco intorno al 2000, ma poi non sono più cresciuti, rimanendo agli stessi livelli del 2000, all'incirca». E comunque, anche se il dato «c'è e va evidenziato», è stato lo stesso Maracchi ad ammonire subito dopo che «magari questo significa solo che siamo in una specie di "plateau" climatico, cioè è solo una fase di attesa per ulteriori peggioramenti».
Certo, però, che la considerazione ormai nota a tutti per cui, come riporta il Jet propulsion laboratory della Nasa, «13 degli anni più caldi dal 1850 sono avvenuti negli ultimi 14 anni», non fa ben sperare per il futuro, al di là delle oscillazioni annuali e/o mensili della temperatura globale, e al di là delle speranze e di alcuni indizi che possono far sperare in una temporanea inversione della rotta del clima.