[20/10/2009] News
LIVORNO. Solo 4 giorni fa il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola, incontrando il direttore Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, assicurava: «La lotta al cambiamento climatico è una componete importante e strategica nella politica energetica del Governo e un'opportunità per far crescere la capacità tecnologica e industriale del nostro Paese».
Greenpeace gli aveva consegnato un documento di richieste che riguardano le politiche governative in tema di energie rinnovabili ed efficienza energetica, che secondo una nota del ministero «Hanno trovato un forte interesse da parte del Ministro Scajola» che ha commentato: «Oggi abbiamo cominciato una proficua collaborazione con Greenpeace che ci vede assolutamente convergenti in tema di sviluppo delle energie rinnovabili e di politiche di efficienza energetica. Su un tema che vede le posizioni certamente diverse come il nucleare, penso che associazioni come Greenpeace saranno di stimolo per verificare e migliorare la trasparenza e la credibilità dell'informazione e della sicurezza. La Conferenza Nazionale su Energia e Ambiente, che partirà all'inizio del prossimo anno, sarà una eccellente occasione nella quale Greenpeace e le altre associazioni potranno dare il loro contributo nel confronto tra istituzioni e società civile».
Le rassicurazioni e gli impegni di Scajola sono durati meno di tre giorni: ieri a Milano, durante la conferenza stampa di presentazione dell'accordo trilaterale Italia-Russia-Turchia per l'oleodotto Samsun-Ceyhan, il ministro ha detto che il prossimo summit mondiale sul clima di Copenhagen «non porterà a un accordo, ma a passi avanti significativi. Sarà importante, ma non risolutiva» e si è detto certo che la legge sul clima Usa, che ha chiamato piano energetico, «Sarà pronto la prossima primavera, quindi dopo Copenaghen, e gli Stati Uniti sono fondamentali. Altri paesi non sono ancora pronti, come la Cina, ma sono assolutamente convinti di lavorare per la riduzione delle emissioni». Comunque Scajola spera che il summit porti «A una presa di coscienza forte. L'Italia avrà un ruolo importante nel dialogo con i Paesi non ancora pronti» ad aderire al nuovo trattato per il post-Kyoto. Come se noi lo fossimo....
La delusione di Greenpeace (che per la verità non si è mai fidata molto di Scajola) è palpabile: «L'Italia lavora per annacquare gli impegni» e denuncia che «All'interno degli incontri preparatori al Consiglio Europeo sull'Ambiente, l'Italia è tornata all'attacco per diminuire gli impegni. Documenti ottenuti da Greenpeace mostrano che i negoziatori italiani hanno chiesto di cancellare l'obiettivo di 2 gradi centigradi come riferimento per gli impegni futuri di riduzione delle emissioni al 2020, e di eliminare l'obiettivo del Consiglio europeo per ridurre le emissioni dell'80-95% entro il 2050».
Per Francesco Tedesco, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace Italia, «Rimuovere l'impegno per limitare il riscaldamento globale a due gradi centigradi significa rimuovere una pietra miliare della politica europea sul clima. Come l'anno scorso, in occasione del "pacchetto clima", l'Italia gioca a ridimensionare l'ambizione europea. Si ratta di un gioco sporco che potrebbe portare al fallimento dei negoziati di Copenaghen».
Sulle dichiarazioni di Scajola interviene anche la capogruppo del Pd nella commissione Ambiente della Camera, la deputata toscana Raffaella Mariani, che ritiene «Molto gravi le frasi del ministro Scajola secondo il quale la prossima conferenza sul clima a Copenaghen "non porterà" a un accordo. Il ministro dello Sviluppo economico ha già messo la parola fine ad un vertice sul quale invece c'è molta attesa da parte della comunità internazionale».
Per Martin Kaiser, esperto di politiche sul clima di Greenpeace International, «L'Europa non deve cedere ai tentativi degli Stati Uniti di far naufragare un accordo serio e ambizioso a Copenaghen per salvare il Pianeta da cambiamenti cimatici irreversibili e potenzialmente catastrofici. L'Europa ha il dovere di mantenere i propri obiettivi e rigettare i tentativi americani di annacquare l'intero accordo. A meno di 50 giorni da Copenaghen, non si può sacrificare il Pianeta agli interessi individuali».