[21/10/2009] News toscana
LIVORNO. L'assessore della regione Toscana al bilancio e alle politiche del mare, Giuseppe Bertolucci, ha presentato oggi al museo di storia naturale di Livorno, che ospita la Consulta del mare, gli atti del seminario "La crisi sull'eccellenza: il domani del settore nautico in Toscana" che si è svolto l'8 luglio scorso a Viareggio ed ha colto l'occasione per tracciare il percorso per uscire dalla crisi che ha investito anche un settore come la nautica che la regione ritiene portante per l'economia toscana.
Per Bartolucci bisogna «Privilegiare la questione della qualità, della ricerca, di un ruolo pubblico che abbia la funzione di favorire l'evoluzione delle imprese nella direzione della sicurezza, dell'organizzazione dei cantieri e dell'applicazione della green economy al settore della nautica. Da un lato promuovendo la produzione di imbarcazioni a basso impatto ambientale per favorire una nautica sostenibile, con nuovi materiali e, soprattutto, nuovi combustibili come l'idrogeno; dall'altro favorendo il reperimento di nuovi e più razionali spazi per il rimessaggio e per lo sviluppo del refitting, cioè le pratiche di ristrutturazione e manutenzione delle imbarcazioni che richiedono alta professionalità ed elevato know how tecnologico potendo dunque diventare un settore importante per la competitività toscana».
Illustrando gli atti del convegno di Viareggio l'assessore ha detto che «Il quaderno vuole dare un contributo serio al dibattito e alla riflessione generale, perché è importante continuare ad analizzare l'effetto della crisi, in particolare sulle piccole e piccolissime aziende che operano insieme al cantiere, e di cui oggi non si conosce la sorte. Si tratta di una situazione da verificare, non soltanto dal punto di vista economico-produttivo, ma anche dal punto di vista sociale».
Tra gli interventi regionali più importanti ha menzionato il finanziamento, all'interno del Piano integrato urbano di sviluppo sostenibile (Piuss) di Viareggio, del Polo tecnologico del distretto della nautica per 2 milioni e 200mila euro.
«Per sostenere le imprese di un settore come la nautica - ha detto Bertolucci - dobbiamo pensare a un'economia con basi solide e in grado di produrre ricchezza tale da diffondersi sul territorio soprattutto dal punto di vista dell'occupazione e della qualità del lavoro. La strada da seguire per superare questa fase di difficoltà non può venire che dalla promozione della qualità: qualità del prodotto, ricerca, innovazione e così via, ma anche e soprattutto qualità del lavoro e sicurezza del lavoro. Questo deve essere un tratto distintivo, un marchio fondamentale con il quale le imprese toscane si presentano, per competere, sul mercato internazionale. Non solo: bisogna puntare a produrre imbarcazioni meno inquinanti, sviluppando la ricerca nei campi dei materiali, dei sistemi di propulsione, delle fonti energetiche. Occorre muoverci nella consapevolezza di vincere e superare i particolarismi, di fare sistema e di passare dagli auspici ai fatti. Ma, sono certo, che la forza di volontà e la fiducia che ho riscontrato anche di recente visitando il Salone di Genova dove ho incontrato numerosi imprenditori del settore, consentiranno di superare la difficile sfida della crisi e di mantenere così la nautica toscana al primo posto nel mondo salvaguardando l'occupazione e l'intera filiera produttiva».
Nel discorso di Bertolucci, al di là dei richiami alla Green economy e ad imbarcazioni a basso impatto ambientale, manca un pezzo del discorso sulla nautica che non si risolverà né con le barche ecologiche, né con la cantieristica verde: l'impatto dei porti (nuovi o ampliati) sulla costa e sul mare. Un problema che non riguarda certo solo l'assessorato di Bertolucci, ma che sta venendo fuori mano a mano che le associazioni ambientaliste si rendono conto di cosa significhino i "water front"che fioriscono da Massa Carrara fino ai confini col Lazio, un problema che sarà probabilmente sempre più scottante mano a mano che la strategia delineata dalla regione con il master plan dei porti sarà più chiara quando verrà calata livello territoriale. I segnali non mancano, dall'Elba alla costa grossetana, e la terminologia inglese che probabilmente vuole segnalare una nuova modernità della politica portuale italiana dovrà fare i conti (e la contabilità ambientale) con un territorio costiero già abbondantemente occupato da strutture portuali e da una villettopoli spesso debordante, che sconta già un pesante dissesto ed un'erosione in alcuni punti molto avanzata.
La nautica verde, oltre al suo impatto tecnologico sull'ambiente, probabilmente dovrebbe misurare la sua impronta ambientale anche sul territorio terrestre e marino, perché se per un'auto ecologica ci vuole comunque un parcheggio (e il carburante) per un'imbarcazione ecologica ci vuole comunque un posto barca in un porto e magari un ricovero a terra (e il carburante). Il rischio è di avere barche di qualità in mare in porti di migliore qualità in una costa che perde qualità ambientale e paesaggistica. Che poi è quella che attira il diporto e il turismo nautico.