[23/10/2009] News

Unfccc: «Continuano a crescere le emissioni dei Paesi industrializzati: più 1% nel 2008»

LIVORNO. Secondo l'ultimo rapporto del Climate Change Secretariat dell'Onu emesso a  Bonn «Le emissioni di gas serra dei Paesi industrializzati sono aumentate nel 2007, proseguendo la tendenza al rialzo dei sei anni precedenti». I dati presentati dalla United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc) «Dimostrano che le emissioni di gas serra dei 40 Paesi industrializzati che hanno obblighi ai sensi della Convenzione è aumentato dell'1% dal 2006 al 2007. Nel 2007 le emissioni di questo gruppo di Paesi sono circa il 4% in meno rispetto ai livelli del 1990. Ma vi è stata complessivamente una crescita del 3% delle  emissioni nel periodo dal 2000 al 2007.  Per il piccolo gruppo dei 37 paesi industrializzati che hanno sottoscritto gli obiettivi del Protocollo di Kyoto,  le emissioni nel 2007 erano quasi le stesse del 2006 (+0,1%). Questa cifra è di circa il 16% al di sotto del livello del 1990 di Kyoto per i Paesi industrializzati con obiettivi. Tuttavia, gran parte di tale riduzione proviene dal declino economico delle economie in transizione (i paesi dell'Europa orientale e l'Europa centrale) negli anni ‘90 e, ad iniziare dal 2000, le emissioni sono state in crescita per questo gruppo (3%)».

Secondo il segretario dell'Unfccc Yvo de Boer «La crescita continua delle emissioni dei Paesi industrializzati rimane preoccupante, nonostante l'aspettativa di un calo momentaneo provocato dalla recessione globale. Quindi i numeri per il 2007 sottolineano, ancora una volta, la urgente necessità di siglare un accordo globale, equo ed efficace il cambiamento climatico a Copenaghen a dicembre».

Il segretariato dell'Unfccc ha anche pubblicato un rapporto con i dati di sintesi sulle transazioni
realizzate nel 2008 dai Paesi industrializzati nell'ambito dell'implementazione dei market mechanisms previsti dal Protocollo di Kyoto: «I Paesi industrializzati hanno nel loro bilancio 55 miliardi di tonnellate di Kyoto Protocol units. Alcune di queste unità sono già state negoziate  tra i paesi nel 2008, e il loro commercio è previsto un aumento significativo nei prossimi anni».

De Boer si consola con questo dato: «E 'emozionante vedere come il mercato del carbonio si è evoluto  nel 2008. Sono sicuro che questi dati diventeranno sempre più determinanti in quanto ci avviciniamo al 2012, l'ultimo anno del primo periodo di impegno ai sensi del Protocollo di Kyoto, e dimostra come le politiche e le misure dei Paesi che hanno ratificato il protocollo dia frutti. Tuttavia, le dimensioni finali del carbon market  e la sua efficacia nel ridurre le emissioni globali dipendono criticamente dal livello di ambizione che dimostreranno  i Paesi industrializzati a Copenaghen».

L'altalena tra ottimismo e depressione non può nascondere che il Protocollo di Kyoto chiedeva ai Paesi sviluppati di ridurre, tra il  2008 e il  2012, le loro emissioni totali di circa il 5% rispetto ai livelli del 1990 e che la riduzione avvenuta non è stata certo causata da comportamenti conseguenti e virtuosi, ma dal crollo economico e dell'industria pesante nei Paesi dell'ex Unione Sovietica.

Il 2008 è il settimo anno consecutivo con emissioni in crescita nei 40 Paesi industrializzati e questo nonostante che i Paesi dell'Unione europea abbiano tagliato le loro emissioni in media dell'1,6% all'anno, con in testa la Danimarca al meno 6,1%. Ma gli Usa, il Paese che emette più gas serra insieme alla Cina, hanno spinto il dato globale verso l'alto con un aumenta delle loro emissioni dell'1,4%, emissioni in rialzo anche in Giappone, Canada e Australia.

Secondo de Boer la situazione in generale «Resta preoccupante, per la continua crescita delle emissioni nei Paesi industrializzati». L'International energy agency  fa anche notare che, se è vero che i Paesi in rapido sviluppo non comunicano i livelli delle loro emissioni alla segretariato Unfccc, i dati disponibili sulle emissioni di gas serra in Cina dimostrano che è diventata il più grande emettitore di CO2 del mondo, con una crescita del 7,6% tra il 2006 e il 2007, superando gli Usa. Il problema è che ogni cinese emette solo 4,57 tonnellate di CO2 a testa, mentre ogni americano ne scarica in atmosfera 19,10 tonnellate. E gli altri 39 Paesi "ricchi" seguono a ruota.

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