[26/10/2009] News

I cinque punti dei parlamentari delle grandi economie per le leggi sul clima

LIVORNO. Un centinaio di parlamentari di Paesi industrializzati o emergenti (Usa, Cina, India, Brasile, Sudafrica, Danimarca, Gran Bretagna)  si sono incontrati al Copenhagen Forum legislators organizzato da Globe International Copenhagen per un forum di 2 giorni che aveva l'obiettivo di promuovere i negoziati internazionali che dovrebbero concludersi a dicembre, proprio nella capitale danese, con un accordo sul cambiamento climatico. Il summit parlamentare si è concluso con un accordo che ha fissato dei principi per ridurre il global warming che sono stati proposti dal cinese Wang Guangtao, presidente dalla Commissione per la protezione dell'ambiente delle risorse dell'Assemblea del Popolo della Cina , e da Edward Markey, un deputato statunitense e presidente della Global Legislator's Forum Commission on Climate Change, che dovrebbero essere adottati nelle legislazioni per combattere il cambiamento climatico di ogni Paese.

Il documento finale del Forum dei parlamentari di Copenhagen «Sottolinea i principi sulle norme energetiche, la salvaguardia delle foreste e l'energia rinnovabile». Le misure politiche proposte per la COP 15 di Copenhagen includono:

1. La COP15 dovrebbe accettare gli obiettivi di emissione per i Paesi sviluppati per il 2030 e il 2040 oltre a quelli per il 2020 e il 2050. Questo farà sì che i governi successivi rimangano concentrati sulla realizzazione di obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni e, in secondo luogo, si diluirà l'attuale attenzione sul solo 2020, che ignora la realtà politica di alcuni paesi sviluppati.

2. I Paesi che deforestano devono essere incentivati ad effettuare riduzioni immediate e fortissime dei loro tassi di deforestazione, pagando loro crediti a seconda delle prestazioni nei confronti di un accordo "reference emissions" con un tasso concordato Paese per Paese. Un fondo di stabilizzazione a lungo termine dovrebbe essere introdotto nel medio termine per fare in modo che i Paesi a forte deforestazione riducano i loro tassi di deforestazione per realizzare incentivi a lungo termine per le nazioni che raggiungano  un livello stabile o un aumento del bosco, attraverso il finanziamento a questi Paesi per i servizi eco sistemici forniti  dalle foreste.

3. "Proteggere e condividere". Deve essere stabilito un quadro dei diritti di proprietà intellettuale (Ipr) in cui dovrebbe essere fornito un  finanziamento ai Paesi in via di sviluppo a rafforzare i loro regimi nazionali di protezione degli IprI in cambio di un government-to-government che garantisca che i diritti degli investitori saranno  protetti.

4. Deve essere introdotto un sistema internazionale di monitoraggio (e rafforzato il sistema di verifica) che si applichi a tutti i Paesi. Le attuali cifre dell'Unfccc si basano su dati economici piuttosto che su misurazioni effettive. Si pensa che queste stime per il biossido di carbonio siano all'interno di un 10% di precisione per i Paesi sviluppati e meno per i Paesi in via di sviluppo. Con la necessaria verifica dei trattati e la crescita di scambio di emissioni, c'è la necessità di informazioni più accurate, basate su sistemi di misurazione che utilizzino mezzi di superficie ed arerei.

5. Saranno necessari almeno 100 miliardi di dollari all'anno in aiuti finanziari da parte di Paesi sviluppati per soddisfare i costi dell'adattamento al cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo e finanziare la loro transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Ciò dovrebbe provenire da una combinazione di aumento del carbon market (fio a 50 - 75 miliardi di dollari all'anno) e da un meccanismo di finanziamento pubblico, come una tassa sulle emissioni dei trasporti aerei e marittimi. Il regime di governance che stanzia questi fondi dovrebbe dare paritariamente voce ai Paesi sviluppati ed ai Paesi in via di sviluppo, dei fondi dovrebbero essere utilizzati per finanziare iniziative specifiche nei piani nazionali di azione dei Paesi in via di sviluppo.

Chi non sembra molto tranquillizzata da tutta questa discussione sui principi è proprio la Danimarca, cioè il Paese che ospiterà il summit di dicembre e che molto più concretamente sollecita il raggiungimento di un accordo sui fondi necessari per affrontare i cambiamenti climatici, in Particolare il governo di centrodestra di Copenhagen chiede ai Paesi ricchi di impegnarsi per i miliardi di dollari che sono necessari con urgenza.

Ai danesi non è andato giù il risultato del Consiglio dei ministri delle finanze dell'Ue che non sono riusciti a trovare un accordo sui finanziamenti ai Paesi poveri per ridurre le emissioni di gas serra e sulla ripartizione degli oneri fra i 27 Stati membri.

Il ministro danese per il clima e l'energia, Connie Hedegaard, ha detto che è molto importante che i leader dell'Unione europea raggiungano un accordo al summit di questa settimana, «Ma è anche urgentemente importante che altri partner - gli Usa, il Giappone ed altri - si facciano avanti con i finanziamenti».

La Hedegaard, è intervenuta all'International meeting on technology and climate change a  New Delhi e si é rifiutata di specificare l'importo degli aiuti necessari, che comunque sarebbero di miliardi di dollari ed ha sottolineato la necessità di riuscire a produrre finanziamenti privati per le tecnologie rispettose dell'ambiente.

Wang ha sottolineato: «Dobbiamo assicurare che i Parlamenti abbiano un ruolo importante per fare delle leggi e controllare I governi. Questi principi legislativi sono destinati ad incoraggiare i governi nell'applicazione della Convenzione quadro della Nazioni Unite del cambiamento climatico».

Secondo Markey «I principi adottati domenica dai parlamentari, basati sull'efficienza energetica, le norme di costruzione, gli standard scientifici e l'energia rinnovabile, dovrebbero far parte del dibattito in tutte le legislature del mondo. Questi principi aiuteranno ad assicurare la conclusione di un trattato alla conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico prevista a dicembre a Copenhagen».

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