[27/10/2009] News toscana
LIVORNO. La mappatura recentemente portata a termine in Toscana da Arpat ha confermato una presenza di gas radon nella norma e non preoccupante, ad esclusione di alcune zone della toscana meridionale, dove a causa della conformazione geologica e della presenza di tufo, è stata ravvisata una concentrazione piuttosto elevata di questo gas, inodore e insapore, considerato l'inquinante indoor più pericoloso poiché è in grado di provocare neoplasie polmonari.
Gli studi compiuti negli ultimi decenni dimostrano infatti che il radon e i suoi "figli" derivati dal decadimento naturale del radio costituiscono la seconda causa di insorgenza di tumori polmonari, dopo il fumo.
«La mappatura che è stata affidata ad Arpat dalla direzione generale Politiche ambientali - spiega il responsabile del settore Ricerca, sviluppo e tutela del lavoro della Regione Toscana, Marco Masi -dà un quadro sufficientemente dettagliato delle aree a maggior presenza di gas radon, configurando una situazione di una certa tranquillità generale, salvo alcune zone localizzate nel Sud della toscana, nelle zone tufacee».
Ingegner Masi, perché è stato coinvolto il suo settore?
«Abbiamo avuto recentemente un incontro con l'assessore regionale Bramerini, che ha già potuto vedere la mappatura realizzata da Arpat, che deve comunque essere ancora completata e quindi validata. E siamo stati coinvolti in quanto l'esposizione al radon si verifica sia nelle strutture residenziali che in quelle produttive, soprattutto in capannoni o seminterrati, visto che il radon proviene dal sottosuolo e quindi quando c'è, è più presente ai piani bassi, dove spesso vi sono attività lavorative».
Che compito vi è stato dato? Quali saranno i prossimi passi?
«Una volta completata e validata la mappatura saremo chiamati a incontrare i datori di lavoro delle zone più a rischio, per responsabilizzarli sul problema radon».
Oltre a questa campagna informativa, è prevista una bonifica?
«Più che campagna informativa direi che si tratterà di interventi formativi informativi ‘chirurgici' ovvero limitati alle sole zone a rischio. Per il momento non è previsto alcuna bonifica ma riteniamo che l'informazione sia fondamentale visto che con accorgimenti veramente minimi, come una buona areazione, è possibile evitare gli accumuli».
Questi incontri formativi saranno rivolti solo agli imprenditori?
«Assolutamente no, perché una parte fondamentale è la prevenzione e quindi andremo a intercettare per esempio tutti i professionisti che agiscono nella fase progettuale delle nuove costruzioni, siano esse residenziali o produttive. Allo stesso modo coinvolgeremo in modo diretto anche gli enti locali, che nel rilasciare i permessi a costruire costituiscono un elemento importante di orientamento verso un'edilizia più sostenibile e più salutare».