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[28/10/2009] News
ROMA. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a causa di problemi di salute, molto probabilmente non potrà partecipare al Consiglio europeo di Bruxelles che deve definire la posizione dell'Ue per la conferenza sul clima di Copenhagen. A sostituirlo per "scarlattina" sarà il ministro degli esteri, Franco Frattini, ma Greenpeace non ha rinunciato ad inviare un singolare messaggio (e una ben più seria lettera) a Berlusconi utilizzando statue che raffigurano i grandi del passato accanto alle quali appare un enorme fumetto.
L'imperatore Cesare Augusto dice: «Berlusconi don't be stupid, save the climate» e Giuseppe Garibaldi sotolinea «Berlusconi, qui si salva il clima o si muore!». Giordano Bruno è invece preoccupato che il Premier possa negare l'evidenza scientifica sui cambiamenti climatici, Giulio Cesare vorrebbe evitare il rischio di una pugnalata alle spalle...
Il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, ha scritto al presidente del Consiglio: «Questa settimana si svolgerà il Consiglio europeo dove Lei si unirà agli altri capi di Stato per definire la posizione negoziale dell'Europa in vista del vertice mondiale sui cambiamenti climatici di Copenhagen. Ad oggi, la posizione sul clima dell'Europa sta frenando i progressi nei negoziati internazionali. I ministri dell'Economia hanno fallito nel definire un impegno finanziario per aiutare i Paesi in via di sviluppo a fronteggiare gli impatti dei cambiamenti climatici, litigando sull'ammontare dei contributi, mentre i ministri dell'Ambiente non stanno dimostrando alcuna rinnovata ambizione sugli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2020. Di fatto, non è più chiaro se l'Europa intendano agire per raggiungere a Copenhagen un successo, o un fallimento. L'Europa vuole un accordo globale per fare del mondo un luogo più sicure per milioni di persone e per l'ambiente, o preferisce assistere passivamente al concretizzarsi di un disastro climatico dalle ripercussioni catastrofiche? Tali questioni sono rimesse ora nelle Sue mani, e in quelle degli altri capi di governo europei. La comunità internazionale seguirà attentamente le risposte che saprete dare al termine dei due giorni del summit.
Impegno finanziario per il clima nei Paesi in via di sviluppo
Una decisione concreta sull'ammontare dell'impegno finanziario europeo per misure di adattamento, per la protezione delle foreste e per la mitigazione delle emissioni di gas serra nei Paesi in via di sviluppo attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili, è attesa da lungo tempo e rappresenta ancora la ragione dell'attuale situazione di stallo dei negoziati internazionali. L'intervallo suggerito dalla Commissione europea lo scorso settembre, tra 2 e 15 miliardi di euro, è amaramente inadeguato. Greenpeace chiede ai capi di Stato europei di assicurare che l'Europa si impegni a fornire risorse finanziarie pari a 35 miliardi di euro, come parte dell'ammontare complessivo richiesto a tutti i Paesi industrializzati, pari a 110 miliardi di euro all'anno fino al 2020.
Obiettivo europeo di riduzione delle emissioni al 2020
Mentre Paesi come Giappone e Norvegia hanno introdotto ambiziosi obiettivi di riduzione in linea con quanto indicato dalla scienza (25% e 40% rispettivamente), i ministri europei dell'Ambiente hanno recentemente deciso di mettere in dubbio l'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 30% al 2020. L'attuale obiettivo unilaterale di riduzione delle emissioni del 20% rispetto al 2005 non è affatto ambizioso, non richiederà un particolare sforzo per discostare l'Europa da un trend "business-as-usual", e non sarà di stimolo a nuovi investimenti nelle rinnovabili, e per la creazione di nuovi posti di lavoro "verdi". Questo obiettivo non convince la comunità internazionale e l'Europa ha il compito di dare un segnale chiaro e incontrovertibile riconsiderando l'attuale obiettivo.
Greenpeace chiede che venga introdotto un nuovo obiettivo di riduzione del 40% rispetto ai livelli del 1990, con il 30% ottenuto attraverso riduzioni all'interno dei confini europei. Greenpeace esorta inoltre i leader europei a battersi affinché la struttura del Trattato sul Clima di Copenhagen sia ambiziosa, vincolante e giusta. Solo un protocollo all'interno della Convenzione
delle Nazioni Unite può garantire obiettivi concreti e vincolanti per tutti i Paesi industrializzati, compresi gli Stati Uniti.
On. Presidente del Consiglio, la Sua posizione mostrerà agli occhi del mondo l'ambizione dell'Europa per scongiurare immediatamente i peggiori effetti dei cambiamenti climatici già in atto. Purtroppo, alcuni impatti saranno inevitabili, ma è ancora possibile agire per salvaguardare l'esistenza di milioni di cittadini e per ridurre le perdite per l'economia mondiale ed europea. Spesso le scelte politiche possono essere complicate, ma le scelte di sopravvivenza dovrebbero essere semplici. Ci auguriamo che Lei e gli altri capi di Stato europei saprete utilizzare quest'ultima occasione per mandare un positivo messaggio di speranza al Pianeta. Non possiamo permettercene un altro».