[28/10/2009] News toscana

Tutte le "stranezze" del regolamento urbanistico di Rio Marina secondo Legambiente

RIO MARINA. Legambiente Arcipelago Toscano inizia le sue osservazioni al Regolamento urbanistico del Comune di Rio Marina con un appello alla regione Toscana e al difensore civico della Toscana chiedendo che non si permetta anche in occasione dell'approvazione di questo nuovo strumento urbanistico quel che accadde con il Piano strutturale, quando l'amministrazione comunale non esaminò nemmeno le osservazioni degli ambientalisti ritenendole "politiche", «adottando così - dice Legambiente - un'ingiustificabile decisione discriminatoria nei confronti della nostra associazione e in violazione di quanto previsto dalla Legge regionale 3 gennaio 2005» che prevede espressamente che chiunque possa presentare "le osservazioni che ritenga opportune" e che garantisce "la partecipazione dei cittadini in ogni fase del procedimento».

In effetti le osservazioni degli ambientalisti risultarono allora molto scomode e il sindaco di Rio Marina, il deputato dell'Udc Francesco Bosi, le respinse in toto, senza nemmeno darne lettura e senza una qualsiasi giustificazione tecnica. Secondo Legambiente questo «Giudizio discriminatorio, questo si, frutto di un pregiudizio politico, inficia il percorso approvativo e sarebbe ancora più grave se venisse reiterato in occasione delle presenti osservazioni al RU».

Il Cigno verde comunque non demorde e ripropone la realtà di strumenti urbanistici che forzano le stesse previsioni delle leggi regionali rispetto ai vincoli rappresentati dalla disponibilità reale delle risorse ambientali «In un territorio comunale nel quale i limiti ambientali, di occupazione del territorio e delle risorse sono già stati sfruttati ben al di sopra della sostenibilità».

Legambiente riporta i dati del censimento 2001: Rio Marina, con meno di 2.000 abitanti aveva 1.645 seconde case, un trend continuato negli ultimi 8 anni e il più forte incremento : (+ 547,64% ) in tutta l'Elba di abitazioni non occupate dai residenti tra il 1971 ed il 2.001, il tutto in assenza «di una reale e diffusa emergenza abitativa che possa in qualche modo giustificare la necessità di nuove costruzioni che andranno, nella stragrande maggioranza, a rimpinguare il mercato delle case vacanza che mostra preoccupanti segni di crisi in tutta l'Elba» e in un comune in calo demografico negli ultimi 20 anni.
Le osservazioni fanno notare la scarsa attenzione del RU alle energie rinnovabili e l'assenza di qualsiasi (obbligatoria) Valutazione di incidenza riguardo alla Zona di protezione speciale dell'Elba Orientale istituita dopo l'approvazione del Piano strutturale.

Inoltre, secondo glia ambientalisti, il nubifragio dello scorso 16 settembre ha rivelato sia nel capoluogo e che nella frazione di Cavo, «condizioni ben diverse ed ancora peggiori di quanto descritto e che la più volte asserita messa in sicurezza non è avvenuta, permanendo condizioni di abusivismo e cattiva gestione idrogeologica che hanno causato allagamenti e danni anche in aree interessate dalle previsioni del R.U. Inoltre è evidente che la "messa in sicurezza" a cui si pensa non è quella del territorio, ma quella a fini edificatori, e che si fa riferimento, fin dal piano strutturale a dati "storici" di precipitazioni (e a una situazione territoriale, insediativa e infrastrutturale) che le mutate condizioni climatiche e il presentarsi sempre più frequentemente di eventi meteorologici prima considerati eccezionali, mettono in dubbio ed in crisi.

E' evidente che l'intero Titolo III andrebbe rivisto alla luce di questi fatti bloccando ogni previsione edilizia nelle aree a rischio che si sonno rivelate soggette ad un rischio idraulico molto più ampio di quelle che si credeva di aver reso "sicure" con le opere del post-nubifragio del 2002, arrivando perfino a parlare nel R.U. di possibile assenza di condizioni di rischio in aree già esondate e ponendo l'ormai superato (e mai davvero osservato) spazio temporale degli "eventi di piena con tempi di ritorno di 200 anni" ormai diventati una vecchia concezione a causa degli effetti del cambiamento climatico, come dimostrano i fenomeni meteorologici e gli allagamenti sempre più frequenti all'Elba e a Rio Marina».

Un giudizio pesante che diventa pesantissimo quando le osservazioni arrivano all'allegato C - Dimensionamento, dal quale risulterebbe un ridimensionamento delle previsioni del piano struttuale. «Rimane il fatto, però, che alcuni grossi interventi non risultano previsti dal regolamento urbanistico perché con degli escamotage (ritardo dell'adozione del regolamento urbanistico e definizione ambigua di "interventi in via di realizzazione") sono stati fatti rientrare come previsioni del vecchio PRG con lavori già iniziati, dei quali se ne deve solo prendere atto nel RU - scrivono gli ambientalisti - Ci pare si sia utilizzato una sorta di "artificio" per far risultare come "già realizzati" alcuni piani di lottizzazione e piani particolareggiati che invece dovevano essere inseriti nuovamente nel regolamento urbanistico (incrementando così notevolmente la volumetria da realizzare e rendendolo insostenibile ambientalmente).

E' evidente che in diversi casi i lavori non sono stati già effettivamente iniziati (con cantieri realmente allestiti e cartelli esposti con data dell'inizio lavori), come abbiamo potuto verificare facendo sopralluoghi in alcune aree oggetto di intervento».
Legambiente cita 8 di questi Piani per i quali avrebbe verificato che «non esiste alcun cantiere predisposto né cartello con inizio lavori» e che quindi non potrebbero essere definiti in "via di realizzazione".

Legambiente solleva infine il caso di previsioni del RU «in palese contrasto con la normativa vigente in materia di tutela del bosco», le aree di trasformazione previste sempre a Cavo sulle pendici di Monte Lentisco e destinate a strutture miste residenziale- turistico-ricettiva.

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