[28/10/2009] News toscana

Container di rifiuti affondati nel mare toscano, la capitaneria cerca, la procura indaga

LIVORNO. Le operazioni della nave Scialoja della Capitaneria di porto a largo della costa di San Vincenzo riprenderanno domani non appena riparato il guasto al sonar utilizzato per le ricerche sui fondali delle nostre coste. Sulla vicenda, sta indagando anche la Procura di Livorno che ha aperto un fascicolo per atti relativi. Un atto dovuto dopo la denuncia di Legambiente che ha raccolto una segnalazione di una motonave tedesca. Secondo l'equipaggio della "Ms Thales", il 9 luglio scorso, a nord dell'isola d'Elba, la portacontainer "Toscana" avrebbe scaricato alcuni materiali in mare. Un'operazione sospetta e illecita sulla quale si sono concentrate le attenzioni degli investigatori.

Sull'altro fronte dell'inchiesta delle cosiddette "navi a perdere" collegata e parallela alla vicenda delle navi piene di rifiuti tossici affondate nei mari davanti alla Calabria, il procuratore capo di Livorno Francesco De Leo ha chiarito che nessun pm livornese, almeno per il momento, interrogherà il pentito Francesco Fonti. L'esponente della 'ntrangheta sarà invece sentito da un'altra procura nella speranza di aver ulteriori notizie e coordinate precise dove accentrare le ricerche della Guardia Costiera livornese.

L'area interessata alle indagini appare molto vasta e per grandi tratti, le strumentazioni di bordo della motovedetta utilizzata fino ad oggi non sarebbero adatte per le perlustrazioni. Il sonar in dotazione alla Scialoja può arrivare fino a 200 metri mentre a ovest di Gorgona, solo per fare un esempio, ci sono picchi che possono arrivare fino a 500 metri. Un'area che se fosse quella di interesse per l'affondamento delle navi richiederebbe strumentazioni ancora più sofisticate e mezzi capaci di inabissarsi oltre mezzo chilometro sotto il livello della superficie.

Una vicenda, quella relativa alle rivelazioni del pentito Francesco Fonti che ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica la necessità della realizzazione di impianti per il trattamento dei rifiuti speciali che per quantità sono da 3 a 4 volte gli urbani, e poi di moduli ad hoc in discarica per l'accoglimento dei residui, ovvero il cosiddetto 'rifiuto da rifiuto' che esce dagli impianti di trattamento e recupero materiale ed energetico.

Quando va bene le aziende ricorrono infatti ad  impianti specializzati che si trovano all'estero soprattutto in Germania. Strutture attrezzate e adeguate che per chi ne ha necessità hanno un costo notevole ma soprattutto un alto impatto ambientale (da considerare infatti il traffico incessante di tir).

Una situazione critica, nella quale a qualcuno può sembrare più facile affidarsi a specialisti che magari si presentano in giacca e cravatta, manager del malaffare in grado di caricare, trasportare e infine seppellire nelle profondità del mare o sotto un po' di sabbia africana le sostanze inquinanti. Il tutto a basso costo in quanto poi il vero costo ambientale prima o poi ricade sulla collettività, quantomeno in termini di salute.  

 

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