[02/11/2009] News
LIVORNO. Il centro studi Fleet&Mobility ha fotografato il mercato dell'auto dal lato che tutti i produttori e i politici fanno finta di non vedere. A fronte del "lieve" calo di auto immatricolate nel 2009, calo ridotto a un -6% sul 2008 (quando il invece il calo era stato di -13,5% sul 2007) grazie agli (eco) incentivi, se come parametro prendiamo il valore dei singoli veicoli venduti - ovvero il denaro speso per acquistarli - la caduta sprofonda del doppio, oltre il 12%: nel 2008 erano stati spesi 38.087 milioni di euro per acquistare auto nuove mentre alla fine del 2009 la cifra complessiva sarà di 33.625 milioni.
Se a ciò si aggiunge l'evidenza sottolineata perfino dall'ad di Fiat Sergio Marchionne («non è azzardato ritenere che circa mezzo milione di vetture vendute nel 2009 grazie agli incentivi siano anticipi di acquisti che si sarebbero comunque fatti») , appare ancora una volta chiaramente quanto gli (eco)incentivi siano assolutamente inutili agli scopi (quello ecologico di facciata e quello "sociale" di sovvenzione a un'industria automobilistica dalla sovracapacità produttiva ormai evidente).
Se n'è accorto anche Valerio Berruti, che su Repubblica oggi apre il suo intervento sottolineando che si discute molto «di incentivi e poco di ecologia», che «al contributo stanziato deve corrispondere un effettivo beneficio ecologico» e che «non serva soltanto a vendere più macchine».
Il motivo del contendere sta nel fatto che in discussione in parlamento c'è un ddl legata alla futura (ed eventuale) ondata di nuovi (eco)incentivi che andrebbero a premiare esclusivamente o quasi il metano, oggi di gran lunga il carburante più ecologico, cosa che favorirebbe ulteriormente la Fiat che ha investito molto sul metano e ha la più ampia gamma di veicoli a doppia alimentazione.
Per questo motivo quindi si segnalano i commenti positivi dell'Anfia, associazione nazionale filiera industria automobilistica e quelli negativi da parte di Unrae (associazione dei costruttori esteri), mentre Berruti prova salomonicamente a tagliare la testa al toro «sarebbe più che normale usare due pesi e due misure nel concedere gli incentivi. Senza escludere nessuno, naturalmente».
Naturalmente! Altrimenti come si fa a tenere ancora in piedi l'asfittico mercato di sostituzione europeo, che cerca di ritardare il più possibile il momento in cui dovrà ammettere la propria sovracapacità produttiva e pre4ndersi le proprie responsabilità, sociali e ambientali.
Infine per quanto riguarda il mercatino degli incentivi al metano o ad altre alimentazioni (e ricordiamo che ogni nuova ondata di incentivi scatena le grida degli altri settori industriali, abituati sì a "puppare" dallo Stato - salvo poi avere la faccia di chiedere di tagliare gli sprechi pubblici, vedi altro articolo -, ma sempre meno del settore automobilistico!) ci limitiamo ad evidenziare che il metano di autotrazione non decollerà grazie a minori o maggiori incentivi, a minori o maggiori sgravi sui bolli o sui parcheggi: il mercato del metano per autotrazione può crescere davvero solo se avrà a disposizione una rete di distributori efficiente (700 in tutta Italia sono pochissimi), diffusa in tutto il territorio (alcune regioni non hanno neppure un impianto) e soprattutto multifuel, ovvero se sarà possibile fare rifornimento in modo autonomo e a tutte le ore, come avviene già nei paesi di lingua tedesca e come in Italia si è fatto solo finta di fare con la recente normativa che ha autorizzato il rifornimento self service di metano solo in presenza di un operatore e solo per alcune tipologie di auto...