[03/11/2009] News
FIRENZE. Due notizie apparse sui media italiani in questi giorni sembrano dimostrare ancora una volta che le cattive idee trovano sempre qualche discepolo. Anzitutto, va riportato il clamore che ha ricevuto la notizia per cui la nevicata avvenuta a Pechino due giorni fa dovrebbe essere stata indotta artificialmente dalle autorità cinesi tramite l'uso del tradizionale ioduro d'argento. Scriviamo "dovrebbe", perchè non sono disponibili prove che attestino inequivocabilmente che la nevicata non sarebbe avvenuta senza lo stimolo artificiale usato per condensare l'umidità presente.
Ma comunque sia la notizia, appunto, ha sollevato un certo clamore, e molti l'hanno messa in relazione con l'annuncio della scorsa settimana per cui il sindaco di Mosca Luzhkov si è detto intenzionato a sviluppare un piano di "inseminazione" delle nubi al di fuori dei confini comunali, in modo da far cadere la neve "destinata" a Mosca sulle municipalità adiacenti.
E il punto è proprio il fatto che, forse, alcuni hanno capito male: la tecnologia di inseminazione delle nubi, adottata fin dalla metà del secolo scorso negli Stati Uniti, non ha finora fatto significativi passi in avanti. Ancora il principio di base, cioè, è quello di aumentare fisicamente il numero di nuclei di condensazione tramite l'introduzione di sostanze additive, o di favorire chimicamente l'addensamento delle molecole d'acqua intorno a questi nuclei. La tecnologia in questione permette quindi di far cadere (senza garanzia di riuscita, peraltro) la neve al di sotto delle nubi che vengono inseminate, e non ha invece la possibilità di "fermare" nevicate in arrivo su un luogo, senza che la neve cada altrove.
In poche parole, e semplificando, possiamo dire che ogni fiocco di neve (o ogni goccia d'acqua) che cade su Pechino non cadrà sulle sue periferie, e allo stesso modo ogni nevicata che non colpisce Mosca è destinata a seppellire i paesi adiacenti. E' quindi evidente che (oltre al fatto che ogni modificazione climatica, su piccola o su grande scala, apre la porta a conseguenze successive che allo stato attuale delle conoscenze non sono calcolabili a priori), se la tecnologia per l'inseminazione delle nubi può avere un senso per superare pesanti periodi di siccità, cioè per situazioni puntuali di emergenza, altro discorso è pensare che ogni città possa, in futuro, sviluppare una metodologia per far piovere/nevicare a piacimento, o peggio ancora allontanare le piogge e le nevicate dal proprio territorio. Questo perchè la motivata reazione delle municipalità adiacenti a quella di Mosca, che hanno naturalmente diffidato il sindaco di Mosca dal proseguire col progetto non avendo bisogno di tonnellate di neve aggiuntiva sul proprio territorio, potrebbe diventare la norma in tutti i casi in cui questa idea degna del dottor Stranamore dovesse trovare ulteriore applicazione.
Ma, come detto, probabilmente alcuni hanno capito male, e si sta diffondendo l'idea che si possa non più solo "provocare" la neve, ma addirittura "fermare" quella in arrivo usando chissà quale sostanza futuribile, senza pagarne le conseguenze o farle scontare ai paesi vicini: è il caso di Torino, dove secondo l'edizione online de "La Stampa" un consigliere di Allenza nazionale ha sollevato un'interpellazione al sindaco Chiamparino, proprio al fine di non far nevicare più nella città pedemontana e di risparmiare quindi circa 6,5 milioni di euro per lo spazzamento delle strade. L'iniziativa è esplicitamente ispirata all'esperienza moscovita: secondo il quotidiano torinese, nell'interpellanza si propone infatti di «passare al bombardamento delle nuvole come proposto dal sindaco di Mosca Yuri Luzhkov», che «ritiene che iniettando nei cumuli ioduro d'argento, azoto liquido e polvere di cemento, si risparmierebbe fino ad un terzo della cifra» spesa per pulire le strade.
Insomma, è da attendersi adesso che in tutte le città del nord Italia nei prossimi giorni fioriscano interrogazioni consiliari finalizzate a valutare la praticabilità della cosa? O qualcuno avrà il buonsenso di rammentare che se la neve non cade a Torino è destinata a cadere a Moncalieri, e che comunque una cosa è ricorrere a strategie emergenziali per provocare la pioggia, e ben altro e sviluppare piani operativi su scala stagionale per impedirne l'arrivo?
Qualcuno avrà, viene anche da pensare, il buon senso di fare un bilancio complessivo, anche dal punto di vista economico, e quindi di cercare di quantificare il danno ai suoli nel territorio di Torino che non saranno coperti dalla neve e quindi saranno più esposti al dissesto da alternanza di gelo e disgelo? E qualcuno andrà al comune di Moncalieri, a quello di Orbassano, a quello di Ripoli ad offrire un risarcimento per le spese per la pulizia della neve "aggiuntiva"?
E poi, in chiusura, va ribadito come allo stato attuale delle conoscenze climatologiche, ancora non sappiamo se (in coerenza col noto "effetto farfalla") lo stop alla neve sopra Torino, Mosca o qualsiasi posto possa indurre conseguenze meteo-climatiche altrove, magari a migliaia di km di distanza. Ancora, inoltre, non sappiamo quale sia effettivamente la sensibilità climatica all'emissione di gas climalteranti in atmosfera: sappiamo solo che ogni unità di energia fossile che utilizziamo peggiorerà molto probabilmente lo stato del clima, e che quindi sembra piuttosto assurdo non solo pensare di poter giocare con l'atmosfera (una macchina di cui ancora sappiamo molto poco), ma di farlo utilizzando strategie energivore (e non poco) che possono peggiorare l'evoluzione del clima stesso. E non citiamo qui i danni alla struttura chimico-fisica dei suoli che possono essere causati dalle sostanze (ad esempio, in Mali è stato recentemente usato, come addensante, il cloruro di sodio) usate per fertilizzare le nubi.
Verrebbe da pensare che alla fine il buonsenso prevarrà, e che l'idea del sindaco Luzhkov non troverà applicazione nel Belpaese: ma poi si legge dell'ultima novità proveniente da Israele, cioè una specie di camion frigorifero (vedi immagine) capace di produrre, come sostenuto nel depliant promozionale, «960 tonnellate al giorno di neve» a qualsiasi temperatura ambiente (cioè anche a 30° C, potenzialmente): una tecnologia che (alla faccia tosta non c'è mai limite) viene pure presentata come «amica dell'ambiente». Ecco, in una società matura una notizia del genere sarebbe accolta da risate e indignazione, poiché davvero con il global warming che incombe (in particolare sulla regione Mediterranea) appare veramente assurdo pensare di produrre neve a temperature estive, col rischio poi di vanificare, indirettamente e in prospettiva futura, i possibili apporti nevosi in un futuro non lontano. E invece vari esercenti, in particolare nelle Dolomiti venete, hanno espresso interesse per l'applicazione della tecnologia, già sperimentata a Zermatt e sul ghiacciaio Piztal. E davanti a ciò, davvero viene difficile sperare che il buonsenso metta tutto a posto, sia che si parli di arrestare le nubi nevose fuori Torino, sia di far nevicare in agosto nei fondovalle alpini.