[03/11/2009] News toscana
FIRENZE. Domani è il 4 novembre, 43° anniversario dell'alluvione di Firenze e in Palazzo Medici-Riccardi, si è tornati a parlare di Arno e della messa in sicurezza del territorio del suo bacino. L'occasione è stata il convegno "20 anni dalla 183. 200 milioni per la messa in sicurezza", in cui si sono confrontate le istituzioni ai vari livelli, rappresentate dal ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli per il governo, dagli assessori Marco Betti, alla difesa del suolo e Riccardo Conti alle infrastrutture, per la Regione Toscana e dal Segretario generale dell'Autorità di bacino del fiume Arno Gaia Checcucci. A 20 anni dall'entrata in vigore della legge nazionale 183 che ha istituito tra l'altro le Autorità di bacino, ed ancora in assenza di una legge quadro sulla difesa del suolo, rimangono inalterati i conflitti di competenze tra i livelli istituzionali che poi spesso hanno portato alla conseguenza dei balletti delle cifre sui soldi stanziati per gli interventi di riduzione della pericolosità idraulica. Intanto il 15 per cento della superficie del bacino rientra nella fascia tra "media" e "molto elevata di pericolosità e ancora siamo lontani da poter affermare che il territorio sia in una condizione di rischio "accettabile". Il ministro Matteoli vede la parte del bicchiere mezzo pieno «Per la prima volta, dopo secoli, possiamo dire che sono state prese decisioni che metteranno l'Arno in condizioni di sicurezza e se i 266 milioni necessari non sono a disposizione immediata comunque dobbiamo continuare a fare i lavori senza mai far mancare le risorse necessarie per arrivare all'obiettivo». Ma in realtà le decisioni, almeno le ultime, sono state prese nel 2005 con l'accordo di programma sugli interventi prioritari firmato dallo stesso Matteoli (allora ministro all'Ambiente), dal presidente della Regione Toscana Martini e dall'allora segretario generale dell'Autorità di bacino Menduni. Quell'accordo, definito appunto dei 200 milioni come previsione (oggi cresciuti a 266 come costo di progettazione, conteneva un piano di interventi costituito da più di 30 opere tra casse di espansione e alcune sistemazioni arginali che permetterebbero di stoccare circa 65 milioni di metri cubi di acqua, e contribuire così a mitigare i fenomeni di alluvione in maniera sostanziale. Il ministro conferma oggi che i soldi non ci sono ma che "non bisogna far mancare le risorse necessarie per arrivare al'obiettivo". Per ora pare che siano 90 i milioni già stati finanziati. Delle opere previste, la cui realizzazione è affidata a comuni e province, circa il 20 per cento è in appalto o in corso di realizzazione entro il 2009, un altro 40 per cento andrà in appalto entro il 2010. Ma Matteoli ha anche manifestato l'intenzione di affidare maggiori competenze a un comitato composto da Ministero dell'ambiente, Regione e Autorità di bacino per accelerare gli interventi. «C'è un frazionamento eccessivo che ritarda le opere e noi dobbiamo accelerare. Non voglio togliere competenze ai comuni, ma c'è bisogno di un centro che coordini, snellisca le procedure e faccia partire i lavori».