[05/11/2009] News
GROSSETO. In attesa di quanto emergerà da Copenhagen, anche se ormai pare evidente che anziché ad un trattato vincolante si arriverà ad un accordo politico, i lavori a Bruxelles procedono e, come previsto dalla nuova direttiva sull'emission trading (Ets), la Commissione ha già pronta la bozza dell'elenco delle attività che potranno godere del 100% delle quote di emissioni gratuite. Scopo della direttiva Ets approvata nel pacchetto clima - energia a dicembre scorso - è quello di perfezionare ed estendere il sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra con l´obiettivo di ridurre le emissioni del 21% nel 2020 rispetto al 2005.
Per questo a partire dal 2013 le industrie che emetteranno grandi quantità di anidride carbonica e gas serra (quali il settore della produzione di energia elettrica) non le avranno più a titolo gratuito (concesso sulla base di assegnazioni fatte da ogni singolo stato sulla base di un piano approvato dall'Ue), ma dovranno acquistare il 100% delle quote di emissione tramite un sistema di aste sul mercato finanziario e gli introiti verranno destinati al finanziamento di misure di riduzione delle emissioni e di adattamento al cambiamento climatico.
Mentre il settore manifatturiero si vedrà attribuire nel 2013 l'80% delle quote a titolo gratuito, e solo il restante 20% sarà allocato mediante asta; le allocazioni gratuite saranno poi ridotte negli anni successivi fino a rappresentare il 30% nel 2020. Per raggiungere un compromesso, per le pressioni di cui anche l'Italia è stata protagonista, nella direttiva è stato comunque previsto che le industrie manifatturiere che sono a forte rischio di delocalizzazione, a causa dei maggiori costi indotti dal sistema Ets, potranno beneficiare di quote gratuite fino al 2027.
Secondo questo criterio, il 90% delle industrie non energetiche potrà beneficiare di diritti di emissione gratuiti e a questo proposito, l'Italia ha ottenuto l'ampliamento della lista dei settori e sotto-settori industriali a rischio del cosiddetto carbon leakage (delocalizzazione in paesi non soggetti a questa direttiva) con l'adozione di parametri obiettivi (sovracosti sul valore aggiunto ed esposizione internazionale) che consentiranno di comprendere anche i comparti del vetro, ceramica, carta e la siderurgia con forno elettrico.
La Commissione ha già elencato 164 settori e sotto-settori particolarmente a rischio, tra i quali anche il comparto dell'acciaio, del cemento e dell'alluminio. E lo ha fatto nel caso non si trovasse l'accordo a Copenhagen; in questo caso l'impegno vincolante per l'Europa sarebbe non più il 20% ma il 30% del taglio delle emissioni rispetto al '90 e quindi, in questo caso, la lista dovrà essere rivista.
Tra i sottosettori si trovano una varietà di attività che vanno dall'abbigliamento intimo, ai preparati farmaceutici, dalle armi alle carte da parati. Settori che nel loro insieme sono responsabili - secondo quanto sostengono i verdi europei - di circa un quarto delle emissioni totali del sistema comunitario delle quote di anidride carbonica e del 77%elle emissioni complessive dell'industria manifatturiera. Invece di comperare tutte le loro quote di emissione all'asta a partire dal 2013, questi settori potranno beneficiare di quote allocate gratuitamente fino al 2027.
L'elenco, che in base alla procedura regolamentare europea - così detta di comitologia - ha avuto la ratifica da parte della Commissione ambiente dell'europarlamento, sarà definito e approvato dalla Commissione entro la fine di dicembre, appunto dopo l'esito del vertice Onu di Cophenagen.
«L'elenco è stato redatto nel caso in cui non si trovasse un nuovo accordo a Copenaghen» ha spiegato Barbara Helfferich, portavoce della Commissione.