
[06/11/2009] News
LIVORNO. Era solo febbraio, 8 mesi fa, quando una mobilitazione all'Elba e in Toscana e l'opposizione dell'allora giunta regionale sarda impedirono la riapertura dei carceri speciali a Pianosa ed all'Asinara. Passate le elezioni sarde e quelle comunali elbane, i ministri Alfano e Maroni si rimangiano tutte le loro solenni promesse e passano come un rullo compressore sul Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano ed il suo Piano che a Pianosa prevede turismo ambientale contingentato, agricoltura biologica, un paradiso per subacquei ed attività di carcere leggero per la formazione professionale di detenuti e detenute, se ne fregano della contrarietà del sindaco di centro-destra del Comune di Campo nell'Elba, ignorano che Pianosa è completamente coperta (caso unico in Italia) da un vincolo archeologico e che, sia a mare che a terra, è compresa in una Zona di Protezione Speciale istituita dall'Unione Europea e che ospita un importante progetto del CNR sul clima, del quale ha parlato perfino National Geographic.
Quello che Alfano e Maroni propongono per Pianosa significa la sua nuova totale chiusura dopo che era stata aperta nel 1997 grazie all'istituzione del Parco Nazionale: nel supercarcere riaperto dovrebbero essere trasferiti circa 300 detenuti in regime di 41 bis (su un totale di oltre 600), riportando nel cuore dell'Arcipelago Toscano la Mafia ed i suoi traffici ed i suoi complici. Questo vuole dire la fine del parco a Pianosa, la fine delle visite, la fine dei progetti di ricerca scientifica in corso... oppure qualcuno vorrà tentare anche questa volta di raccontare la favola delle isole che devono diventare supercarcere per isolare completamente i mafiosi dal mondo ma che possono convivere con un flusso giornaliero di turisti che vanno a visitarle?
La scelta del Governo di riaprire i carceri a Pianosa e l'Asinara, con le nuove tecnologie disponibili, non ha nulla a che vedere con la sicurezza ma addirittura sarà economicamente devastante, a causa degli imponenti lavori in ambiente insulare, con costi di trasporto e di realizzazioni enormi (senza contare ai sovra-costi della vigilanza) per recuperare un patrimonio carcerario che lo Stato ha abbandonato e lasciato marcire per 13 anni e che manca di impianti a norma, dall'elettricità alle fognature inesistenti, all'acqua le cui falde risultarono pesantemente inquinate alla chiusura del carcere, alla gestione dei rifiuti in un'isola dove il Parco Nazionale ha dovuto bonificare 36 discariche frutto dell'attività carceraria.
Una follia non solo ambientale, ma anche economica per "rimettere a posto" un carcere che probabilmente entrerà in funzione solo tra molto tempo, uno spreco di denaro pubblico colossale mentre le Forze dell'Ordine manifestano nelle piazze per chiedere più finanziamenti e mezzi, ma anche l'essenziale per poter svolgere il loro lavoro quotidiano.
Prendiamo atto con piacere della contrarietà a questa follia politica, ambientale ed economica da parte del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, che conosce bene la situazione di Pianosa perché è toscano e per essere stato anche lui ministro dell'Ambiente, ma alla contrarietà devono seguire i fatti - altrimenti siamo al solito giochino dei ministri "buoni" e di quelli "cattivi" - e da loro ci attendiamo una ferma nel Consiglio dei Ministri opposizione allo sciagurato progetto Alfano-Maroni.
Dal Ministro dell'Ambiente ci aspettiamo una visita immediata a Pianosa, insieme al Presidente del Parco Mario Tozzi, al Sindaco di Campo nell'Elba, ai presidenti della Regione Toscana e della Provincia di Livorno, per capire cosa fare subito, e con quali risorse, per difendere e valorizzare l'enorme patrimonio ambientale, storico ed architettonico di Pianosa, per recuperare i ritardi di uno Stato patrigno che con le isole "ex carcere" è prima stato feroce fino alla reclusione e poi le ha lasciate esposte all'abbandono ed al disinteresse, salvo proporre periodicamente la loro ricarcerizzazione o addirittura una centrale nucleare a Pianosa, un progetto che, con la nuova proposta di chiusura e "segretezza" del 41 bis potrebbe tornare di grande attualità se le comunità insulari non respingeranno tutto con forza e decisione.
Legambiente Arcipelago Toscano chiede l'immediata convocazione della Comunità del Parco dell'Arcipelago Toscano (gli 11 Comuni dell'Arcipelago, Regione Toscana, Province di Livorno e Grosseto) e dell'Unione dei Comuni dell'Arcipelago Toscano per dire no al 41 bis a Pianosa; chiede al Ministero dei Beni Culturali ed alla Soprintendenza di opporsi a questa nuova invasione incontrollata che lasciò negli anni passati le più importanti catacombe cristiane a nord di Roma invase dai liquami degli scarichi del carcere; chiede che l'Unione Europea ed il Commissario all'Ambiente Stavros Dimas facciano rispettare al Governo Italiano, che si appresta a farne scempio, la Direttiva Uccelli dell'Ue e i vincoli della Zona di Protezione Speciale istituita insieme al Governo Italiano ed alla Regione Toscana.