[06/11/2009] News

Quanto sono “green” i porti italiani?

GENOVA. Al Forum Internazionale Innovazione Tecnologica per lo Sviluppo Competitivo e Sostenibile del Sistema Portuale e dello Shipping (Port&ShippingTech) che si chiude oggi a Genova viene presentato Il rapporto "Traffico marittimo e gestione ambientale nelle principali aree portuali nazionali", realizzato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) in collaborazione con l'Associazione porti italiani (Assoporti), che contiene i dati riguardanti il trasporto marittimo nelle 23 Autorità portuali italiane ed esamina alcuni dei più importanti aspetti ambientali legati al trasporto: sversamenti di petrolio in mare, emissioni in atmosfera, gestione dei rifiuti. Il rapporto evidenzia anche le buone pratiche e la presenza di eventuali certificazioni ambientali in alcuni porti e valuta il grado di sensibilità da parte delle Autorità portuali rispetto alle tematiche ambientali.

La presentazione del rapporto fa parte delle iniziative della sessione del Forum Port&ShippingTech su "Salvaguardia e tutela dell'ambiente: i green port" alla quale partecipa anche il commissario europeo ai trasporti Antonio Tajani, che discute «delle varie esperienze riguardanti i porti italiani ed europei per lo sviluppo di nuove fonti di energia alternativa (pannelli solari e pale eoliche all'interno del porto) e all'utilizzo di idrocarburi innovativi e progettazione di motori, scafi e sistemi di propulsione di ultima tecnologia, il tutto alla luce dell'imperativo dell'efficienza, del risparmio energetico e della mobilità sostenibile».

Tajani ha illustrato le strategie dell'Ue per le nuove infrastrutture di Trasporto «che serviranno a mantenere l'Europa in movimento in un quadro di crescita economica costante». Il Port&ShippingTech, è stata l'occasione per un confronto a tutto campo che ha coinvolto i principali protagonisti del settore sulle più importanti tematiche di attualità della logistica portuale e dello shipping.

Un recente rapporto di Assoporti e del Censis ha mostrato come «Il sistema dei porti italiani - inteso in senso stretto come insieme delle attività di logistica e servizi ausiliari dei trasporti marittimi, attività delle Autorità Portuali e Capitanerie di Porto - ha generato nel suo complesso un contributo superiore a 6,8 miliardi di euro

nel 2007, corrispondente a circa 0,4 punti percentuali del PIL nazionale. Facendo riferimento ad un aggregato più ampio che include operatori privati e pubblici e imprese cantieristiche, il sistema porti assorbe oltre 100.000 addetti e arriva a produrre quasi 21 miliardi di euro ovvero circa 1,4% del PIL nazionale. Per di più, nel 2007 circa il 20% del solo traffico merci nazionale viaggia su nave e quindi si serve dei porti. Il sistema porti, quindi, produce occupazione e rappresenta un'importante risorsa economica per il Paese che va salvaguardata, specialmente in tempi di recessione che condizionano pesantemente l'economia globale».

Il commissario Ispra Vincenzo Grimaldi e il presidente di Assoporti Francesco Nerli spiegano che «E' importante che al processo di sviluppo logistico ed economico e al crescente uso del mare come via di comunicazione e trasporto, soprattutto di prodotti ad alta potenzialità inquinante, si accompagni la tutela dell'ambiente delle aree portuali da varie fonti di inquinamento nonché la minimizzazione dell'impatto ambientale delle infrastrutture portuali sul territorio circostante. La necessità di coniugare e bilanciare la tutela dell'ambiente con la necessità di un costante adeguamento e sviluppo del porto quale realtà economica, in coerenza con le logiche di sviluppo sostenibile, è stato già affermato nella conferenza delle Nazioni Unite sullo Stato dell'Ambiente e sullo Sviluppo (UNCED, 1992) in cui si affermava "The Port management must be involved in the sustainable development models". Tale concetto è stato ribadito recentemente in un parere del Comitato economico e sociale europeo sulla politica portuale comunitaria (2007/C 168/12) in cui si afferma, tra l'altro: "la politica portuale comune nell'Ue deve assicurare lo sviluppo sostenibile della capacità dei porti e delle strutture connesse". Nell'attuale sistema giuridico italiano, la considerazione delle implicazioni ambientali della portualità assume un significativo rilievo già nella fase della pianificazione del territorio portuale. A tal proposito è necessario tenere conto che il Piano Regolatore Portuale (PRP), prima di essere approvato dalla regione, deve essere assoggettato alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ai sensi della legge n. 84 del 1994».

Dal rapporto emerge poi che «la totalità dei maggiori porti italiani è in grado di offrire una vasta gamma di servizi con finalità di prevenzione ed intervento a tutela dell'ambiente: ritiro dei rifiuti, pulizia degli specchi acquei e delle aree portuali, sistemi di anti-inquinamento e disinquinamento, posa di panne galleggianti e altri sistemi di contenimento di possibili spandimenti, servizi e sistemi di controllo nelle fasi di movimentazione di merci pericolose, ecc. Peraltro, se la pianificazione e la programmazione del territorio con riferimento alle considerazioni ambientali competono all'Autorità Portuale, laddove istituita, ovvero agli altri enti della pubblica amministrazione responsabili dei restanti porti, la fase operativa compete, per i vari profili di rispetto dell'ambiente, anzitutto ai singoli operatori».

Torna all'archivio