[09/11/2009] News
LIVORNO. La Cina corre al riparo per cercare di non far allargare uno dei più grandi disastri ambientali provocato dal suo rapidissimo sviluppo concentrato soprattutto in alcune aree costiere. Secondo quanto dice l'agenzia ufficiale Xinhua, «La provincia del Guangdong (sud) ha ordinato il blocco di ogni espensione di tre grandi industrie inquinanti nella zona del Delta del Fiume delle Perle, uno dei principali centri industriali della Cina.
Il Fiume delle Perle è il terzo della Cina per lunghezza e il suo Delta occupa un'area vastissima e si getta nel Mar Cinese meridionale, tra i due territori autonomi di Hong Kong e Macao.
Chen Guangrong, direttore aggiunto dell'ufficio provinciale per la protezione dell'ambiente, ha spiegato che «Tutte le domande per realizzare nuovi cementifici, fabbriche di ceramica e di vetro saranno respinte. L'ufficio respingerà ugualmente tutte le proposte miranti ad ingrandire gli impianti esistenti e chiuderà quelli che non rispondono alle norme di protezione dell'ambiente»
Nell'immensa area del Delta delle Perle, oltre a Hong Kong e Macao, ci sono vere e proprie megalopoli della Repubblica popolare Cinese come Guangzhu, Shenzhen e Dongguan che convivono con 210 cementifici e 338 fabbriche di ceramica e vetrerie industriali che sono indicati tra le attività industriali cinesi che emettono più gas serra ed inquinanti, «Nel 2007 - spiega Chen - hanno emesso 327,8 milioni di tonnellate di polveri, 233 milioni di tonnellate di biossido di zolfo e 218,2 milioni di ossido nitruri. Il governo incoraggerà le società di questi tre settori ad investire nelle regioni più ricche di risorse ma meno sviluppate nell'est e nell'ovest della provincia».
Probabilmente l'intera operazione del Delta delle Perle si tradurrà quindi in uno spostamento dell'inquinamento in aree non ancora industrializzate e lontano dalle già intossicate città costiere.