[11/11/2009] News
GROSSETO. L'Italia frana e il programma per il rischio idrogeologico messo a punto dal ministro per l'Ambiente viene rimandato al mittente. Non si discuterà per ora al prossimo consiglio dei Ministri perché è ancora da definire meglio la disponibilità effettiva di copertura (nonostante il Cipe dello scorso 6 novembre avesse stanziato un miliardo per questo) e perché il decreto che lo sostiene è troppo macchinoso.
Sulla strema farraginosità del decreto avevamo posto dubbi anche da questo giornale, così come sull'esiguità del finanziamento alla luce delle stime riguardo alle risorse necessarie. Ma all'indomani dell'ennesima frana che ha investito i comuni ischiani, sembra una vera e propria beffa.
Del resto che non vi fossero fondi destinati a quella che - ormai inascoltato - anche il capo della protezione civile Guido Bertolaso definisce «un grande progetto di manutenzione del territorio e di messa in sicurezza del nostro ambiente» non è una novità.
Per i 5 miliardi di danni che solo negli ultimi dodici mesi si sono accumulati a causa di frane ed eventi calamitosi, la protezione civile ha avuto in dotazione «solo 300 milioni di finanziamenti» ha detto sempre Bertolaso, e in soli 18 mesi il governo è riuscito a tagliare ben 510 milioni alle già esigue risorse messe a disposizione dalla precedente finanziaria.
Un paese dai piedi d'argilla, incline ai condoni edilizi e senza soldi per difendersi dal rischio di franare non può che ripetersi sui disastri annunciati.
A meno che non pensi di trovare la soluzione almeno per risarcire dei danni chi ne è colpito.
A questo sta pensando il dipartimento per la protezione civile assieme ad Ania (associazione nazionale degli istituti di assicurazione) e Isvap (autorità indipendente che opera per garantire la stabilità del mercato e delle imprese di assicurazione, nonché la trasparenza dei prodotti, nell'interesse degli assicurati e degli utenti): un'ipotesi di strumento legislativo per assicurare i
rischi derivanti dalle catastrofi naturali.
Un'idea che era già stata anche articolata in una manovra finanziaria all'indomani del terremoto umbro-marchigiano, che era stata rispolverata dopo la tragedia di Messina e che ieri è stata oggetto di un incontro a L'Aquila, in cui le compagnie di assicurazioni si sono rese disponibili a studiare un meccanismo di "cooperazione tra pubblico e privato" per assicurare in particolare le abitazioni civili.
«Per ora solo una proposta d'intenti - ci dicono all'Ania, tanto che fanno sapere - non esiste ancora un ufficio responsabile» ma che è pratica comune invece in tutti gli altri Stati europei e non solo: dal Giappone all'Australia dalla California alla Nuova Zelanda sono previste polizze obbligatorie o semiobbligatorie in cui c'è sempre la garanzia dello Stato oppure questo interviene direttamente coprendo la gran parte del danno.
Le copertura assicurativa di cui si è parlato anche ieri, dovrebbe ovviamente essere vincolata al rispetto delle normative ambientali e in un paese in cui anche quest'anno si stima che vi sarà il ricorso ad almeno il 10% di abusivismo edilizio non è certo un problema da poco come il fatto che i risarcimenti pubblici dovrebbero essere destinati solo alle abitazioni in regola, dal momento che, come ha ricordato Bertolaso «ci sono sempre i condoni».
In serata il ministero dell'ambiente ha fatto sapere che domani Stefania Prestigiacomo «presenterà in consiglio dei Ministri un decreto legge contenente un piano straordinario per la difesa del suolo dal dissesto idrogeologico. Si tratta di un primo passo verso una ridefinizione organica del sistema dei bacini idrogeologici, oggi trenta fra nazionali, interregionali e regionali, che saranno sostituiti con un numero limitato di Distretti idrogeologiciç.
«La forte esigenza di un riassetto di tutto il settore - si legge nella nota ministeriale - è stata riproposta in queste ultime settimane dal ripetersi di eventi calamitosi che hanno causato vittime e gravissimi danni, nonostante nelle zone colpite fossero stati programmati e finanziati interventi che non erano però stati realizzati. E' accaduto a Giampilieri ma è accaduto anche ad Ischia dove era stato finanziato nel 2006 un intervento per la stabilizzazione del costone tufaceo in località Castiglione e Cafiero per l'importo di 259 mila euro. Lavori che non sono stati mai avviati».