
[11/11/2009] News
LIVORNO. Il presidente russo Dmitri Medvedev ha ricevuto con tutti gli onori al Kremlino Mikail Kalashnikov (nella foto di Ria-Novosti), l'inventore del leggendario fucile d'assalto russo AK 47, per festeggiare i suoi 90 anni e per insignirlo della più alta decorazione della Federazione: la stella di Eroe della Russia, che l'arzillo ex-militare aggiunge alle molte decorazioni ricevute in epoca sovietica.
«Il nome di "Kalashnikov" figura oggi tra le parole russe più conosciute nel mondo» ha detto orgoglioso Medvedev, omettendo che l'AK 47, per il suo facile utilizzo, la sua robustezza ed affidabilità, è oggi uno degli strumenti con i quali eserciti e terroristi, tagliagole e guerriglieri, banditi e "liberatori" dispensano con più facilità la morte in tutto il mondo, preferibilmente tra i civili.
Ma è indubbio che il Kalasnikov è diventato in qualche modo uno dei simboli della Russia, di quella Russia che è passata dall'Unione Sovietica allo Stato-mercato mantenendo intatta la sua florida industria di vendita di armi.
Solo qualche giorno fa la Russia ha venduto ad un Paese arabo del Maghreb 500.000 kalashnikov «Nella versione speciale AK-103-2, capace di sparare in tre modi: un colpo, una raffica e una raffica di 3 colpi - ha spiegato ieri orgoglioso Igor Sevastianov, il direttore aggiunto dell'agenzia Rosoboronexport che si occupa del commercio estero delle armi di Sato russe - Rosoboronexport ha potuto soddisfare questa domanda speciale di un Paese arabo, modificando nel tempo più breve il modello classico del Kalashnikov. L'AK-103-2 é soprattutto utile durante le esercitazioni per la formazione delle giovani reclute. Un soldato inesperto, premendo il grilletto può far partire tutto il caricatore, mentre un regime di raffica a tre colpi fa risparmiare munizioni». Naturalmente il risparmio non prevede anche le vite umane e Sevastianov non ha svelato quale sia il Paese arabo che ha ricevuto questa innovativa e "risparmiosa" partita di armi (in un'area con eterne dispute territoriali, minoranze turbolente e guerriglie in corso, presenza di cellule terroriste salafite e legate ad Al Qaeda) ma ha comunque approfittato dell'annuncio della vendita per fare anche lui gli auguri di tutto cuore al novantenne eroe prima sovietico ed oggi federale: «Senza alcun dubbio, Mikail Kalashnikov è il patriarca mondiale delle armi da fuoco. Ha apportato un contributo inestimabile alla promozione delle armi russe sul mercato mondiale ed il suo nome è conosciuto nel mondo quanto quello del primo cosmonauta Yuri Gagarin».
Chissà come saranno contenti di crepare per mano di tanta sperimentata e affidabile tecnologia i bambini, le donne e gli uomini trucidati anche ieri nei Paesi più disgraziati del mondo, dall'Afghanistan al Pakistan, dal Congo alla Somalia, dal Sud Sudan al Darfur...
Ma il Kalashinokov ha troppo successo e la Russia deve difenderlo dalle imitazioni, un po' come i nostri stilisti con vestiti e profumi, per questo a fine ottobre il direttore generale della Rosoboronexport, Anatoli Issaikin, è volato a Pechino per raggiungere un accordo sulla proprietà intellettuale dell' AK 47: «Abbiamo ottenuto un brevetto nazionale cinese sul fucile Kalashnikov. I documenti sono stati rimessi al servizio federale russo per la cooperazione militare e tecnica che elaborerà un accordo intergovernativo appropriato».
Intanto Issaikin annuncia la prossima apertura di fabbriche di Kalashnikov all'estero «Abbiamo già diverse ordinazioni per la costruzione di impianti di produzione sotto licenza di mitra di questa marca».
Siamo ormai al franchising, alla delocalizzazione del mitra, come già successo nel Venezuela di Hugo Chavez che, grazie ad un contratto con la Rosoboronexport, ha messo in piedi due fabbriche di Kalashnikov modello 100. Un'esperienza "di successo" da esportare altrove anche per evitare contraffazioni che potrebbero macchiare il "buon nome" del prodotto russo: «In totale ci sono circa 100 milioni di Kalashnikov nel mondo, di cui la metà sono delle contraffazioni - si lamenta Issaikin - Più di 15 paesi fabbricano le mitragliette sia con licenze scadute, sia in loro assenza, tra i quali la Bulgaria, la Romania, l'Egitto, la Cina. Anche gli Stati Uniti producono il Kalashnikov, anche se questo Paese non ha mai ricevuto la licenza per la loro produzione. Una delle maniere per lottare conto la contraffazione è quella di concludere degli accordi di protezione della proprietà intellettuale».
Ma torniamo al festeggiato eroe artefice di tanto successo economico e che festeggia i suoi 90 anni senza troppi pesi sulla coscienza: «Non é colpa mia se oggi quest'arma non viene sempre utilizzata come dovrebbe essere. La colpa non è del progettista, ma dei politici. Nel mio caso, ho progettato l'arma per proteggere e difendere la Patria - ha detto Mikail Kalashnikov ricevendo l'onorificenza da Medvedev.
Il presidente russo ha fatto finta di non sentire il vecchio patriota comunista ed ha detto tutto fiero in un'intervista al quotidiano economico russo Kommersant che «I prodotti alimentari e le alte tecnologie "made in Russia" devono conquistare la stessa celebrità mondiale del petrolio, del gas e delle armi. Occorre promuovere queste tecnologie non solo all'estero ma anche all'interno del Paese. Le campagne che invitano a "comprare russo" sono utili. Bisogna che i nostri marchi del settore delle alte tecnologie siano così conosciute in giro per il mondo come quelle dei produttori giapponesi, europei o americani. Bisogna anche che le nostre derrate alimentari siano percepite in questa maniera perché siamo un grande Paese agricolo. Totalizziamo il 9% delle terre arate e il 20% dell'acqua dolce mondiale. Possiamo non solo nutrire noi stessi, ma anche tutto il mondo, almeno i nostri vicini. Abbiamo dei marchi conosciuti nel campo degli armamenti: tutto il mondo conosce i nostri carri armati, i nostri missili o il kalashnikov. Ma questo non significa che il nostro posto al sole sia riservato per sempre. Senza nuove idee, saremo costretti ad abbandonarlo, nonostante la nostra gloriosa storia. Ci sono ancora settori in cui dobbiamo consolidare le nostre posizioni: la costruzione aeronautica, l'energia nucleare, e alcuni altri. Non dobbiamo sottovalutarci».
Forse nemmeno il mondo dovrebbe sottovalutare il mix cinico militare-nucleare-energetico-cerealicolo dello Stato-mercato putiniano, che spegne orgogliosamente patriottico le 90 candeline sulla torta insanguinata di Kalashnikov.