[11/11/2009] News
LIVORNO. Secondo le Organizzazioni non governative di 20 Paesi di tutti i continenti, riunite a Copenaghen per "warm-up" per preparare la Conferenza sul clima dell'Onu di dicembre, gli eroi del clima mondiale sono i piccoli Stati insulari che rischiano di scomparire inghiottiti dall'oceano e dall'indifferenza delle grandi economie del pianeta.
Alla riunione di Copenhagen, organizzata dal Danish 92 Group, un network di associazioni ambientaliste ed Ong danesi, che con il numero 92 fanno riferimento all'anno della Conferenza di Rio de Janeiro che mise finalmente la sostenibilità al centro dell'agenda mondiale, era palpabile una fortissima delusione delle Ong per i mancati impegni dei Paesi industrializzati sia ai Climate change talks di Barcellona che al G20.
«Gli small island states, sforzandosi di diventare carbon neutral, sono gli eroi climatici del mondo - ha detto Wael Hmaidan, direttore di IndyACT Lebanon, una Ong che giuda la lobby che preme sui Paesi arabi perché non blocchino un accordo globale a Copenhagen - Ma anche grandi Paesi in via di sviluppo, come Cina ed India stanno facendo "melina". E' venuto il momento che facciano quel che è necessario. La palla è chiaramente nel campo dei Paesi sviluppati»
«Abbiamo appena visto gli Usa spendere miliardi di dollari per salvare le auto . - ha detto Raman Mehta di ActionAid India - Se non otterremo un accordo a Copenaghen, non sarà la fine del mondo. Ciò di cui abbiamo bisogno non è solo la nuova tecnologia. Una rivoluzione tecnologica non avverrà se non avverrà una rivoluzione sociale che metta le persone davanti all'industria. Questo tempo verrà. Dovremo combattere per il post-Copenaghen, non solo per gli isolani, ma per il mondo».
David Ngatae del Cook Islands Climate Action Network ha informato sorridendo i delegati che dal suo lontano arcipelago gli era appena arrivata la notizia della nascita del suo primo nipote: «Naturalmente, sono molto contento di questo ma poi, mi chiedo realisticamente di nuovo: sarà in grado di vivere sull'isola? Stiamo perdendo territorio velocemente e la nostra terra agricola sta diventando infertile. Ora, noi non vogliamo la vostra pietà, ma quando qualcuno dice che sarebbe troppo dispendioso sviluppare delle soluzioni per uno stop al global warming, questo non é giusto. Abbiamo già le soluzioni»
Il meeting ambientalista di Copenhagen ha avuto il sostegno del governo danese, ma questo non lo ha messo al riparo da critiche feroci: «Se la Danimarca avesse fissato un proprio obiettivo ambizioso per le sue riduzioni, per esempio il 45% richiesto dai piccoli Stati insulari, o fosse stata la prima nazione industrializzata a mettere sul tavolo i soldi per l'adattamento nei Paesi in via di sviluppo, questo avrebbe fatto una grande differenza - ha sottolineato Wael Hmaidan di IndyAct - Se desse l'esempio diventerebbe molto più facile fare lobbyng sugli altri Paesi perché aumentino le loro ambizioni».