[11/11/2009] News toscana

Elettrodotti Lucca, Urbano (Legambiente): «Vicenda complessa: le precauzioni sanitarie aumentano l'impatto paesaggistico»

FIRENZE. Si terrà domani alle 10.30, presso la commissione Territorio e ambiente in consiglio regionale, l'audizione della società Terna riguardo alla realizzazione dell'elettrodotto di Portoferraio (Elba) e del risanamento della linea ad alta tensione nei comuni di Lucca e Borgo a Mozzano. L'incontro, che sarà seguito (ore 11) dall'audizione di esponenti delle sezioni lucchesi di Wwf, Legambiente e Italia Nostra, è stato richiesto, per quanto attiene al caso delle frazioni di Lucca, il 21 ottobre dalle due associazioni ambientaliste e dall'associazione di tutela del paesaggio, con una lettera al presidente della commissione in cui si chiedeva di «riaprire un confronto tecnico con la società Terna per modificare il progetto del nuovo elettrodotto».

La vicenda elbana, in un certo senso, ha fatto da apripista alla protesta dei cittadini delle frazioni di Lucca coinvolte: nel comunicato di presentazione, la VI commissione ricorda infatti che l'audizione «segue l'impegno assunto dalla commissione regionale nel corso dell'audizione del 30 settembre scorso con amministratori del Comune di Portoferraio (Li) e rappresentanti dei comitati cittadini, di "farsi garante e promotrice di un confronto"».

Abbiamo contattato, per fare il punto sulla vicenda, i rappresentanti lucchesi di Legambiente, Michele Urbano, e di Italia Nostra, Roberto Mannocci.

Urbano, siamo giunti all'attesa audizione con Terna e le associazioni. Quali saranno le vostre richieste, alla luce degli ultimi sviluppi?

«Semplicemente, chiederemo di valutare soluzioni alternative al progetto attuale: nella fattispecie chiederemo l'interramento totale dei cavi nelle zone più pregiate, per motivi di tutela paesaggistica e anche perchè abbiamo effettivamente riscontrato la possibilità che si creino danni alle attività economiche, in primis gli agriturismi della zona.

Bisogna dire, però, che la vicenda è difficile, perchè l'opera è in fase di completamento: diciamo che la protesta si è attivata tardi».

A questo proposito, viene da chiedersi il motivo di una mobilitazione così tardiva.

«Questo è avvenuto perchè, al momento della pubblicazione dell'Atto di deposito sui media, il dibattito è partito, i comitati si sono mossi, ma non è stata presentata nessuna osservazione entro il termine di 45 giorni previsto dalla normativa. Poi, quando sono "arrivati" i tralicci, la protesta è partita, perchè le persone si sono viste negare per anni ogni progetto per vincoli paesaggistici (compresa anche l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti), mentre vedono che questo progetto è passato.

Il problema di fondo è che, anche se la Soprintendenza non si è realmente espressa in merito all'autorizzazione (e questo è un atto di superficialità da parte di chi è preposto alla tutela del paesaggio e che peraltro non ha nemmeno preso parte alle conferenze dei servizi), l'autorizzazione all'intervento pare avere, per il resto, tutti i crismi della legalità: la Via che è stata fatta ha considerato fattibile l'intervento sia dal punto di vista paesaggistico, sia da quello idrogeologico. Quindi, anche se stiamo valutando se tutti i passaggi amministrativi sono stati compiuti a regola d'arte (questo va ancora chiarito, anche riguardo alle conferenze dei servizi che hanno avuto luogo), ha effettivamente un senso dire che l'opposizione al progetto andava fatta prima (a questo proposito va detto che, secondo quanto afferma l'esponente dei comitati locali, Renzo Biglia de Toma, sulle pagine locali de "La Nazione" di oggi, la Soprintendenza ha invece dato il suo placet sostenendo che l'intervento di sostituzione migliora l'impatto sul territorio rispetto alla linea attuale, nda).

Va anche aggiunto che, per altri versi, il progetto è positivo, poichè ridurrà l'esposizione all'elettrosmog dei cittadini delle zone attraversate. Ciò deriva anche dai limiti molto stringenti (0,2 microtesla) che la provincia ha posto per l'induzione magnetica. Questo è una garanzia importante, ma dall'altra parte comporta un certo "gigantismo" dei tralicci finalizzato proprio ad allontanare le persone dai centri di emissione delle onde.

Ecco che quindi la vicenda si rivela nella sua complessità: l'impatto paesaggistico è accentuato dalle norme di salute pubblica. E' purtroppo un gioco complesso, quello in ballo».

Quindi, quali richieste solleverete domani alla commissione Ambiente e ai responsabili di Terna? Che cosa dirà Legambiente, e che cosa (lo chiediamo al presidente Mannocci, presente al colloquio con Urbano) sosterrà Italia Nostra?

(Urbano): «Rispondo per Legambiente, ma ricordo che abbiamo presentato la richiesta di revisione in maniera unitaria, insieme a Italia Nostra e Wwf. Comunque, ci aspettiamo dalla commissione e dal presidente d'Angelis, che sappiamo essere molto attento al tema, una soluzione che possa realmente mitigare l'attuale progetto: la soluzione attuale è rispettosa degli aspetti sanitari, che sono e debbono rimanere predominanti, ma ci attendiamo misure finalizzate anche a salvaguardare il paesaggio, oltre che l'indotto turistico ad esso associato».

(Mannocci): «Anzitutto speriamo che ci facciano parlare. Comunque, la nostra posizione è quella già espressa nella lettera alla commissione, e che prevede l'interramento dei cavi in tutte le zone di alto pregio, compresa quella in oggetto: l'obiettivo è quello di un "impatto zero" per quanto attiene al paesaggio in zone sottoposte a tutela paesaggistica».

Urbano, nelle pagine locali de "La Nazione" di oggi, i comitati di cittadini che si occupano della vicenda ipotizzano la possibile apertura di una "class action", pur definendola come "l'ultima spiaggia".

«Si, ma è una cosa che riguarda i singoli cittadini interessati. Come Legambiente ci occupiamo di tematiche generali e di interesse collettivo, mentre le cose che riguardano atti privati tra terzi, come l'ipotesi da lei citata, non sono di nostra competenza».

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