[11/11/2009] News toscana

Il futuro dell'agricoltura anche in Toscana

FIRENZE. Chiamati dalle loro associazioni di categorie Cia, Confagricoltura, Confcooperative e Legacoop, gli agricoltori toscani sono scesi in piazza per denunciare lo stato peculiare di crisi del settore nel quadro congiunturale non certo favorevole. Il presidente della regione Martini pare aver accolto e condiviso le ragioni. «La manifestazione degli agricoltori toscani di oggi è un punto di svolta in una situazione drammatica. Alla prossima giunta di lunedì chiederò di formare un vero e proprio "nucleo di guerra", tale è lo stato di difficoltà, per costruire risposte alla crisi rapide ed efficaci in materia di credito e anticipazioni, su cui del resto è già impegnata Artea. Nel frattempo mi attiverò, insieme alle altre regioni che non godono certo di situazioni migliori, per chiedere al governo interventi decisi a partire dalla prossima legge finanziaria. L'agricoltura non basta a se stessa, come troppo spesso si tende a credere e far credere - ha continuato Martini - né può vivere di soli settori di nicchia. E' invece nostro dovere coglierne il valore trasversale, in particolare nell'economia toscana, e per questo tutelarla». Al settore agricolo, in un contesto europeo ed internazionale, viene richiesto (da tempo) un nuovo approccio più sostenibile, come sottolineato nel rapporto "Agricoltura al bivio" presentato da Greenpeace. L'organizzazione ambientalista, in occasione del prossimo vertice sulla sicurezza alimentare organizzato a Roma dalla Fao (16 al 18 novembre), ha esposto i risultati dallo studio sullo stato dell'agricoltura, pubblicato dall'International assessment of agricultural knowledge, science and technology for development (Iaastd). In sintesi: gli attuali modelli di produzione agricola non sono più praticabili, ed ancora troppa chimica è usata dal settore. Per ridurre l'impatto sul clima e sull'ambiente  è necessario passare ad un'agricoltura di stampo ecologico.

«E' necessario cambiare rotta: il business-as-usual ha fallito - ha dichiarato la responsabile campagna Ogm di Greenpeace Italia, Federica Ferrario - il rapporto delle Nazioni Unite sullo stato dell'agricoltura, indica la strada verso la reale rivoluzione verde. Solo investendo in coltivazioni di tipo ecologico saremo in grado di continuare a produrre per il prossimo secolo». Ci vogliono comunque investimenti per il settore che secondo Medici senza frontiere (Msf) devono essere meglio indirizzati. «Il G8 dell'Aquila e poi il G20- ha dichiarato Daniel Berman, vicedirettore del programma di accesso ai farmaci per tutti di Msf- hanno stanziato 20 miliardi per la sicurezza alimentare. Ma se non vogliamo condannare a morte milioni di bambini non basta dare sostegno all'agricoltura, si deve investire anche sulla nutrizione». Secondo Msf  i finanziamenti vanno moltiplicati almeno per 30, ma ci vuole un netto cambio di passo nella loro assegnazione e nella distribuzione del cibo. Solo così si potrà veramente dare un futuro a 5 milioni di bambini che ogni anno rischiano di non superare i cinque anni perché malnutriti. Secondo il rapporto "Malnutrizione, quanto è stato speso", stilato da Msf analizzando i flussi finanziari dal 2004 al 2007 paragonati al triennio precedente, gli stanziamenti dei paesi ricchi per combattere la malnutrizione sono rimasti invariati negli ultimi sette anni, e non superano i 350 milioni di dollari. Mentre, per la Banca Mondiale, sarebbero necessari ogni anno almeno 12 miliardi e mezzo di dollari.

«Non basta affrontare le emergenze - ha concluso Berman- servono programmi sociali nazionali che si occupino della nutrizione e che prevengano le emergenze, come hanno fatto ad esempio Messico e Thailandia con buon successo». Come evidente il settore agricolo deve essere sostenuto ma è necessario evitare sprechi finanziando  canali che alla fine sono in netto contrasto tra loro. L'agricoltura di qualità che limita i suoi impatti e risponde alle criticità ambientali, deve sostenere i programmi di nutrizione. Come del resto l'agricoltura cosidetta "green" non deve riguardare solo il settore del food ma aprirsi anche alle nuove fonti di reddito come quelle del settore energetico o riscoprire strade note mai percorse come quella dei servizi alla tutela del territorio. Pensiamo che questi elementi possano e debbano stare insieme in un nuovo "piano" agricolo mondiale per dare risposte in direzione della sostenibilità.

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