[13/11/2009] News
GROSSETO. Il decreto del Governo sul piano casa sembra ormai tramontato, dopo che quasi tutte le regioni hanno provveduto a legiferare in materia sulla base del documento d'intesa siglato a marzo.
Ma l'associazione dei costruttori edili non ha affatto dimenticato che quel protocollo prevedeva anche un decreto-legge da emanare da parte del governo- per semplificare alcune procedure di competenza esclusiva dello Stato, al fine di rendere così più rapida ed efficace l'azione amministrativa di disciplina dell'attività edilizia.
L'Ance, quindi, alla luce delle stime congiunturali sul settore, per il quale si prevede un perdurare della crisi (mentre gli investimenti sono calati del 20% negli ultimi due anni, con 74 mila occupati in meno in 9 mesi) richiede con forza misure da parte del governo a loro sostegno. L'assemblea straordinaria dell'Ance che si è tenuta ieri a Roma, ha anche dato mandato all'esecutivo di promuovere forme incisive di protesta se nei prossimi giorni non ci saranno segnali concreti di risposta.
«Alcune decisioni politiche importanti sono già state prese - ha spiegato il presidente Paolo Buzzetti - ma poi le inefficienze e le lungaggini burocratiche non consentono a queste decisioni di essere messe in pratica in tempi brevi».
Interpretando, evidentemente, con queste parole i malumori espressi da molte sedi regionali dell'associazione per le misure troppo restrittive previste nei piani casa varati sul territorio e rivendicando gli stessi trattamenti che altri settori produttivi hanno avuto per fronteggiare la crisi.
«Servono agevolazioni immediate - ha continuato Bozzetti - come è stato fatto, per esempio, con il settore dell'auto: si potrebbe pensare di concedere sgravi fiscali per far partire subito il Piano Casa, che altrimenti darebbe i suoi frutti non prima della fine del 2010».
Le stime fatte dall'Osservatorio dell'Ance dicono che la crisi continua a far sentire il suo peso sulle imprese di costruzione edilizia, con un calo degli investimenti stimato del 9,4% e una riduzione tra il 7,1% e il 3,9% (tenendo conto degli effetti del Piano Casa 2 del Governo, ovvero quello per ampliare il patrimonio abitativo) per il 2010.
Un piano del valore stimato di 59 miliardi (4,6 miliardi sono nel 2010), che secondo l'Ance- inizierà a far sentire i suoi effetti solo dalla seconda metà del prossimo anno, mentre, come ha sottolineato il presidente dell'associazione «molte piccole imprese del settore stanno iniziando a chiudere». Con un calo complessivo (compreso l'indotto) di circa 220mila occupati.
«Tra il quarto trimestre 2008 ed il secondo trimestre 2009 sono già usciti dal settore 74mila occupati- ha detto Buzzetti, che indica previsioni negative anche per il 2010, con un calo produttivo stimato tra il 7,1% e il 3,9% a seconda che si tenga conto o meno dal contributo del "Piano casa 2" del Governo.
E segnali di cambio di tendenza non vengono nemmeno dalla finanziaria in discussione: «dall'analisi della Finanziaria 2010 - spiega ancora Bozzetti - emerge una riduzione delle risorse per nuove infrastrutture nel 2010 del 7,8% rispetto al 2009, che si somma al -13,4% registrato nel 2009».
«Nonostante i provvedimenti del Cipe e il Piano Casa - ha aggiunto Buzzetti - la verità è che non c'è nulla e nel 2010 le imprese esauriranno il portafoglio ordini. Per tale motivo chiediamo almeno che il Governo emani il decreto legge sugli snellimenti procedurali».
Dispiace allora che nella richiesta di snellimenti procedurali il presidente di Ance non faccia nemmeno riferimento a quanto sostenuto in passato in una conferenza tenuta assieme a Legambiente in cui si diceva che «l'efficienza ed il miglioramento delle prestazioni energetiche del patrimonio esistente e delle demolizioni e ricostruzioni, così come per le nuove costruzioni deve costituire non solo un obbligo, in assolvimento agli impegni internazionali assunti, ma una scelta politica con cui riqualificare il patrimonio immobiliare e sostenere, anche con adeguati incentivi - volumetrici od economici - l'innovazione del settore». Pertanto, per la soluzione prevista per il decreto sul piano casa «qualsiasi essa sia (tempi certi alle procedure vigenti, nuove procedure accelerate), deve però consentire un percorso che premi la qualità degli interventi e la professionalità degli operatori, definendo certezze più che deregolazioni generalizzate».
Perché si continuava in quel comunicato «non è nell'interesse di nessuno realizzare manufatti di scarsa qualità. E' invece interesse di tutti valorizzare la possibilità che dalla riqualificazione del patrimonio edilizio possa venire una nuova qualità del progettare e del costruire che permetta a tutti - architetti, imprenditori, Enti locali - di valorizzare un settore tanto importante per l'economia italiana, ma soprattutto di valorizzare l'identità del paesaggio e delle città italiane».