[16/11/2009] News

Il difficile equilibrismo dell'Apec (e di Usa e Cina) tra rinvio "ambizioso" a Copenhagen e crescita verde

LIVORNO. Forse le interpretazioni giornalistiche occidentali sul vertice Apec di Singapore hanno tenuto un po' troppo di conto dell'opinione statunitense, ma a leggere il documento finale licenziato domenica a Singapore dai 21 Paesi dell'Associazione per la cooperazione economica dell'Asia-Pacifico ci si imbatte in diverse sorprese, a cominciare dalla riaffermazione degli impegni "ambiziosi" per la Conferenza Unfccc di Copenhagen.

La parte del documento finale intitolata "Promuovere la crescita sostenibile" cerca di tenere insieme l'atteggiamento prudente degli Usa con la partecipazione all'Apec della Cina e di molti Paesi che fanno parte del G77 che quell'atteggiamento criticano espressamente e che puntano a fare da capofila dei Paesi in via di sviluppo per Copenhagen e ancor più per la delicata fase che, quasi certamente, farà seguito all'accordo politico da trovare nella capitale danese.

«Faremo in modo che la crescita economica nella nostra regione sua coerente con lo sviluppo sostenibile - si legge nella dichiarazione di Singapore - Il cambiamento climatico antropogenico è una delle più grandi sfide globali. Avrà un impatto su ognuna delle nostre economie. Accogliamo con favore la dichiarazione dei leader del Major economies forum su energia e clima a L'Aquila e la dichiarazione dei leader in occasione del vertice G-20 di Pittsburgh, e riaffermiamo il nostro impegno a combattere la minaccia del cambiamento climatico e ad adoperarsi per un risultato ambizioso a Copenaghen, nell'ambito degli obiettivi, delle disposizioni e dei principi della United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc).

L'azione globale per ridurre le emissioni di gas serra dovrà essere accompagnate da misure, compresa l'assistenza finanziaria e il trasferimento di tecnologie per le economie in via di sviluppo e per il loro adattamento agli effetti negativi del cambiamento climatico. Ricordiamo la nostra dichiarazione sui cambiamenti climatici, sicurezza energetica e lo sviluppo pulito a Sydney nel 2007, che ha definito un "Apec-wide aspirational target" per ridurre l'intensità energetica di almeno il 25% entro il 2030. Ci complimentiamo con gli sforzi compiuti dalle singole economie Apec che hanno intrapreso unilateralmente iniziative per ridurre le emissioni.

La gestione sostenibile delle foreste svolge un ruolo importante nella mitigazione delle emissioni globali. Potenzieremo il lavoro comune per rispettare gli obiettivi ispirati dalla Dichiarazione di Sydney di aumentare entro il 2020 la copertura forestale della regione da almeno 20 milioni di ettari per tutti i tipi di foreste. All'interno del quadro dei negoziati Unfccc, sosteniamo gli sforzi per concordare le azioni per ridurre le emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado delle foreste (Redd) nelle economie in via di sviluppo. Riconosciamo il ruolo degli oceani nel mitigare i cambiamenti climatici e l'impatto dei cambiamenti climatici sugli oceani e le zone costiere, e diamo il benvenuto alla dichiarazione di Manado Ocean».

Quindi, l'Apec riafferma (anche se genericamente) tutti gli impegni ambientali sottoscritti negli anni passati, che rappresenteranno un pesante pacchetto a Copenhagen, e non appare casuale l'accento messo su mitigazione e servizi ecosistemici, ma la dichiarazione di Singapore si occupa anche del legame tra global warming e nuova economia, in un'area che da sola rappresenta ormai la maggioranza del business mondiale planetario: «Rispondere ai cambiamenti climatici attraverso la transizione verso l'economia verde offre anche opportunità. Faremo in modo che gli sforzi per affrontare i cambiamenti climatici siano coerenti con i nostri obblighi commerciali internazionali. Una spinta fondamentale per l'agenda Apec della crescita sostenibile è il programma di lavoro "Apec environmental goods and services" (Egs) in base al quale svilupperemo e attueremo una serie di azioni concrete a sostegno della crescita sostenibile nella regione, l'avanzato lavoro per aumentare l'utilizzo e la diffusione dell'Egs, ridurre gli ostacoli esistenti e la rinuncia ad introdurre nuove barriere al commercio ed agli investimenti in Egs, può potenziare le capacità delle economie di sviluppare i settori Egs.

Ci impegniamo anche a razionalizzare, gradualmente e nel medio termine, le sovvenzioni ai combustibili fossili che incoraggiano lo spreco, pur riconoscendo l'importanza di fornire i necessari servizi energetici essenziali. Faremo il punto su questi progressi nel nostro meeting del 2010. Adotteremo anche misure per facilitare la diffusione di tecnologie rispettose del clima, anche attraverso la cooperazione economica e tecnica (Ecotech) e attività di capacity building. Porteremo avanti il lavoro per la condivisione delle buone pratiche in materia di efficienza energetica al fine di implementare le tecnologie più pulite ed efficienti, ed approviamo l'attuazione volontaria dell'Apec Peer Review on Energy Efficiency.

Riconosciamo il ruolo delle energie rinnovabili per ridurre le emissioni ed incoraggiamo il loro sviluppo nella regione Apec. Intendiamo incoraggiare la pubblicazione in maniera appropriata, su base regolare, tempestiva, accurata e completa dei dati sulla produzione, consumo, raffinazione del petrolio e dei suoi stock levels».

Se i principi sono confermati, è chiaro che manca un vero calendario per attuarli, a meno di non prendere sul serio il lontanissimo 2050. Le proposte di riduzione delle emissioni a Singapore sono rimaste nel cassetto per la paura di disturbare i negoziati sino-americani che segneranno il risultato di Copenhagen.

Il presidente cinese Hu Jintao ha approfittato di una colazione di lavoro (che in realtà era un dibattito informale sui cambiamenti climatici) con 18 capi di Stato e di governo dell'Apec per rassicurarli sulla sua posizione prima dell'arrivo di Obama in Cina: «La conferenza di Copenhagen - avrebbe detto Hu secondo quanto riporta l'agenzia ufficiale Xinhua - è un'importante conferenza della comunità internazionale per cooperare sul cambiamento climatico e l'ottenimento di un risultato positivo alla sua conclusione corrisponde agli interessi di tutte le parti».

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