
[16/11/2009] News
LIVORNO: Ci sono anche due italiani, Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace Italia, e il giornalista di "La Repubblica" e "L'Espresso" Raimondo Bultrini, tra i fermati dalla polizia indonesiana che ha fatto irruzione nel "Campo di resistenza climatica" realizzato con l'aiuto delle comunità locali di Pelalawan.
Il governatore di Riau ha ordinato lo sgombero del Campo e la polizia ha dovuto fronteggiare anche più di 300 persone dal vicino villaggio di Pelalawan che volevano impedire che gli ambientalisti venissero portati via. Dopo questa dimostrazione di solidarietà, il capo della polizia del distretto di Pelalawan ha revocato la precedente ordinanza di sgombero.
Comunque, secondo Greenpeace, la Campione ed altri attivisti sono stati sottoposti ad ispezioni corporali: «È una violazione dei diritti civili. Chiara e gli altri non hanno nemmeno preso parte alle precedenti azioni dimostrative. Ora gli attivisti si trovano presso la stazione di polizia di Pangkalen Kirinci, provincia di Riau. Non c'è nessuna ragione per sottoporli a ispezioni corporali».
Governatore e polizia indonesiana hanno reagito con rabbia alle due vittorie riportate dagli ambientalisti appoggiati dalle comunità locali: «Nei giorni scorsi - spiega Greenpeace - più di cinquanta attivisti hanno bloccato gli escavatori della multinazionale della carta Asia Pacific Resources International Holding Limited (April) . Obiettivo: proteggere una preziosa foresta torbiera che la April ha intenzione di distruggere per far spazio a piantagioni di alberi per la produzione di carta da vendere ai propri clienti a livello internazionale. Fermati dalla polizia per diverse ore, gli attivisti sono stati poi rilasciati».
In seguito ai blitz di Greenpeace il gigante finlandese della carta, Upm- Kymmene ha deciso di bloccare tutti i suoi approvvigionamenti provenienti dalla April. La decisione dei finlandesi è arrivata prima del blitz poliziesco, dopo che decine di attivisti di Greenpeace provenienti da tutto il mondo si erano incatenati ai macchinari per impedire la distruzione delle foreste delle torbiere, chiedendo agli Usa di fare davvero qualcosa per mettere fine alla deforestazione.
La botta economica per la multinazionale con grossi agganci nel potere politico indonesiano è molto forte: secondo Greenpeace il contratto dell'Upm con April rappresenta più del 4 % della produzione totale di pasta di cellulosa, per un ammontare di oltre 55 milioni di dollari all'anno.
Il responsabile di Greenpeace per il sud-est asiatico, Bustar Maitar, ha detto che «L'Upm, che distribuisce prodotti come carta per fotocopie sul mercato mondiale come negli Stati Uniti, in Cina, in Europa e in Australia, ha riconosciuto che la pasta da carta della quale si serve l'April proviene da un ambiente molto delicato. Sembra che il marchio comincerà ad annullare il suo contratto con April». Il piano dimostra un'iniziativa molto positiva dell'Upm per aiutare a poroteggere le foreste tropicali e le torbiere indonesiane, la cui distruzione ingenera il cambiamento climatico, l'estinzione delle specie animali e l'impoverimento delle comunità dipendenti dalle foreste. Se le imprese internazionali cominciano a prendere le distanze da questa catastrofe ambientale, l'appello lanciato per mettere fine alla deforestazione mondiale, qui e nel mondo, sarà sempre più forte».
La penisola di Kampar, teatro del confronto tra Greenpeace e popolazioni locali da una parte e polizia e governo regionale dall'altra (quella di April) é un'area coperta da foreste di palude e torbiere, la cui distruzione ha fatto diventare l'Indonesia il terzo Paese al mondo per emissione di gas serra.
Secondo Jérôme Frignet, responsabile della campagna foreste di Greenpeace, «L'Indonésie é uno degkli epicentri dellla deregulation climatica. Mettere fine alla distruzione delle foreste in Indonesia e negli altri Paesi del mondo é uno dei modi più rapidi ed efficaci per lottare contro il cambiamento climatico ed é una battaglia che dobbiamo assolutamente fare senza più aspettare una deregulation climatica incontrollabile. I difensori del clima e delle foreste, militanti di Greenpeace o abitanti dei villaggi, che hanno bloccato per 10 ore un cantiere sul fronte della deforestazione inviano un appello ai dirigenti mondiali: si può mettere fine alla deforestazione! Ma per far questo bisogna sbloccare i fondi necessari per permettere ai Paesi che ospitano le foreste tropicali di proteggerle».