[20/11/2009] News
LIVORNO. L'International fund for animal welfare (Ifaw) ha invitato il nuovo governo di centro-sinistra del Giappone a richiamare la sua flotta baleniera che è salpata per l'Antartico per uccidere un migliaio di balene.
Anche il premier democratico Yukio Hatoyama sfida dunque, in nome della "tradizione", regolamenti e trattati internazionali e permette, proprio come i suoi predecessori liberaldemocratici e della destra buddista del Komeito, che la flotta baleniera levi le ancore per raggiungere il Santuario dell'Oceano australe per arpionare 935 balenottere minori (balaenoptera acuto rostrata) e 50 balenottere comuni (balaenoptera physalus), una specie minacciata di estinzione.
Nonostante la moratoria sulla caccia commerciale alle balene, il Giappone continua a praticarla per asseriti "fini scientifici", ma poi la carne dei cetacei finisce sugli scaffali di negozi e supermercati e nei ristoranti, come ha documentato Greenpeace qualche mese fa.
«Il primo ministro Hatoyama è arrivato al potere promettendo una revisione profonda dei regolamenti nazionali e internazionali del Giappone - dice Patrick Ramage, direttore del programma di salvaguardia delle balene dell'Ifaw - Ma per quel che riguarda la caccia alle balene, la storia é sempre la stessa: dei burocrati del governo fingono di promuovere la scienza trasformando I mari in un bagno di sangue. Noi incoraggiamo il primo ministro ed il ministro degli esteri Okada a ricordarsi delle baleniere giapponesi e ad identificare una strada per il XXI secolo, quella della salvaguardia delle balene».
Mentre i giapponesi affilano gli arpioni ed oliano i cannoni, 6 Paesi, tra i quali il Giappone, aderenti all'International whaling commission (Iwc) si riuniranno il 4 dicembre a Seattle, negli Usa, per discutere del futuro dei grandi cetacei in una riunione. Secondo l'Ifaw «Questi negoziati condotti a porte chiuse potrebbero portare ad un indebolimento del divieto della caccia commerciale alle balene».
L'unica concessione del Giappone è stata fino ad ora quella di sospendere l'uccisione di 50 megattere (Megaptera novaeangliae), ma non molla assolutamente sul suo cosiddetto "programma scientifico" che dal 1987 ad oggi è costato la vita a 9.394 balene nell'Oceano australe.
I governi giapponesi, liberali o democratici non sembra far differenza, continuano quindi a violare allegramente un bel pacchetto di leggi e trattati internazionali, comprese le regole dell'Iwc, il Trattato per l'Antartide e la Convenzione Cites sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione.
«Le moratoria sulla caccia alle balene deve essere rafforzata e non indebolita, dal momento che le balene si confrontano con molte più minacce che in precedenza: la caccia, le collisioni con le navi, le catture nelle reti da pesca, l'inquinamento, il disturbo sonoro di origine antropica negli oceani - dicono gli ambientalisti - Un rapporto dell'Ifaw pubblicato all'inizio dell'anno ha dimostrato che l'industria dell'osservazione delle balene nel mondo rappresenta ormai 2 miliardi di dollari all'anno».