[23/11/2009] News

Se lo sport (e le sue multinazionali) diventa "green"

LIVORNO. Il 21 novembre è iniziato nella capitale del Kenya, Nairobi, il secondo torneo di calcio "Play for the planet: play for peace" che coinvolgerà fino al 6 dicembre 2.000 giovani tra i 14 e i 18 anni, di diverse comunità etniche kenyane, con la partecipazione di 56 squadre maschili ed 8 femminili.

Il torneo è organizzato dall'Ong Mavuno Michezo e patrocinato dal Programma dell'Onu per l'ambiente (Unep), dal Comitato olimpico internazionale e dal gruppo farmaceutico tedesco Bayer.

L'Unep spiega che «L'obiettivo che abbiamo è quello di utilizzare il più popolare sport del pianeta per promuovere la pace tra le 8 grandi comunità etniche che compongono la popolazione kenyana gravemente segnata dai conflitti postelettorali del 2008. Questa potrà essere anche l'opportunità per la gioventù kenyana di contribuire alla salvaguardia dell'ambiente piantando alberi e pulendo i loro villaggi».

Se si passa dai polverosi campi di calcio delle periferie di Nairobi ai luccicanti parquet della minor-league di basket Usa, si scopre che i Nighthawks hanno deciso di cambiare il loro nome in GreenHawks ed hanno subito attirato i finanziamenti di sponsor green-friendly come Honest Tea, Sweet Green e CarbonFund.org. I GreenHawks hanno cambiato anche il loro campo di gioco montando tribune in bambù e reti in canapa ed indossando uniformi in plastica riciclata e bambù riciclato.

«Non sono mai stato ad una conferenza stampa per parlare di riciclo. Questa per me è una prima assoluta» ha detto il coach Rob Spon, un veterano di IBL, CBA, IBA, USBL e PBL, le leghe di basket Usa nelle quali giocano i GreenHawks.

Il campionato dei GreenHawks non inizierà fino al 16 gennaio, ma sono già stati ribattezzati "l'orgoglio di Montgomery county", "i pionieri della promozione della salvaguardia dell'ambiente", e un team dedicato a "diffondere il messaggio di salvaguardia ambientale alla sua comunità di tifosi di basket".

Se lo sport giocato diventa più sensibile all'ambiente anche le grandi marche di abbigliamento sportivo si adeguano: la settima riunione annuale degli azionisti della Puma ha annunciato la sua adesione al Climate neutral network dell'Unep: «La cooperazione va nella stessa direzione del concetto di sostenibilità PumaVision e sottolinea gli sforzi che Puma fa per contribuire a una società a basse emissioni di carbonio».

La multinazionale sportiva dovrebbe diminuire la sua "impronta di CO2" convertendosi al solare e ad altre energie rinnovabili, diminuendo gli spostamenti dei suoi dirigenti ed ottimizzando la logistica per ridurre le emissioni legate ai trasporti e acquistando auto meno inquinanti per il suo parco macchine aziendale. Il piano "green" della Puma riguarderà le sue attività in tutto il mondo con il taglio delle emissioni provenienti dai suoi uffici, magazzini, negozi, viaggi e spedizioni di merci. La sede centrale di Puma in Germania utilizza già energie rinnovabili, in particolare solare termico e fotovoltaico, ed anche il suo ufficio di Boston è dotato di un grande impiantio fotovoltaico.

Il fornitore sudafricano della Puma, Impahla Clothing, è diventato il primo fornitore di abbigliamento sportivo "carbon neutral" dell'Africa e la Puma ha dichiarato di voler condividere le sue buone pratiche ambientali-energetiche con le altre imprese: «In quanto partecipante all'UN global compact, Puma sostiene la campagna "Seal the deal!" per la firma di un accordo internazionale obbligatorio sui cambiamenti climatici dopo il Protocollo di Kyoto», scrive la multinazionale nella sua carbon neutral strategy, mentre il suo amministratore delegato Jochen Zeitz, spiega che «Ci sforziamo di apportare costantemente il nostro contributo alla protezione dell'ambiente e di attenuare l'impatto negativo che Puma potrebbe avere sul nostro pianeta. La maggior parte degli scienziati conviene che se le emissioni di gas serra continuano in maniera illimitata questo comporterà danni irreversibili al nostro clima ed al nostro ecosistema. La strategia di Puma per ridurre la sua impronta di carbonio è una tappa importante nel nostro concetto di sostenibilità PumaVision che si rivolge ad un mondo più sicuro, più pacifico e più creativo per le generazioni future». Se un po' di greenwashing ci sarà sicuramente, almeno è fatto con stile, impegno e finanziamenti sostanziosi.

Il direttore esecutivo dell'Unep Achim Steiner, ha sottolineato che «Diventando la prima marca mondiale dello sport ad unirsi al Climate neutral network, Puma dimostra come lo sport possa giocare un potente ruolo ecologico in un mondo a basse emissioni di carbonio. Lo sport ha la capacità unica di catalizzare l'azione tra milioni di persone nel mondo. Siamo impazienti di lavorare con Puma durante avvenimenti sportivi ed ecologici di massa e di coinvolgere gli sportivi e gli amatori dello sport di tutto il mondo nelle sfide ambientali con le quali si confronta questa generazione».

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