[23/11/2009] News

Stronzi quotidiani

LIVORNO. Domenica mattina esterno giorno. Un'anziana signora biascica parole alla sua badante russa. Lei sorride e le prende la mano. La scalda con le sue, poi saluta una collega e le tre donne si incamminano per il parco. Ancora nella testa le parole di Gianfranco Fini, dure certe, verso chi discrimina gli stranieri. Il pulpito è quello che è, anche questo fa riflettere.

La nostra evoluta società ha consegnato i suoi vecchi alle cure dei disperati dell'est. Segnatamente donne, che quasi certamente sostengono così la loro famiglia e i loro vecchi. Nessun moralismo, solo cronaca. Il "sistema paese" italiano, come altri, ha delocalizzato negli ex paesi dell'Urss le sue fabbriche, per abbassare i costi di produzione e aggirare le leggi troppo vincolanti anche in materia ambientale. Così le sue specializzazioni si sono perse, la cultura del lavoro di conseguenza. L'Italia sembrava poter vivere solo di turismo, via le fabbriche risolto anche il problema dell'inquinamento. Tutto nel nome del dio Pil e della crescita senza se e senza ma.

Tranne qualche virtuoso e qualche virtuosismo, oggi davanti a noi ci sono le macerie di un modello economico e sociale che sta fallendo. Meno posti di lavoro, potere d'acquisto ridotto, eccellenze ai minimi termini, ricerca questa sconosciuta, istruzione nel caos. Qualcuno, come nelle migliori tradizioni italiane, riesce comunque ad alzare la testa. Pochi ma buoni, che danno però l'idea di un paese spezzato in mille e più pezzi. E sulla strada della continua rincorsa al successo personale si è lasciato di tutto. Anche i rapporti umani.

Non ci si fida più di nessuno, si sono schifati i lavori umili per ritrovarsi nei call center e poi prendersela con gli stranieri che, per disperazione non per altro, vedono in Italia l'eldorado. Non è così né per loro, né per noi. Si assiste così al vile ripensamento di riportare tutto al passato, "scusate ci siamo sbagliati", "vi abbiamo sfruttati, ma ora basta".

Così qualcuno già chiude le industrie all'estero per tornare in Italia. E nello scambio, il modello di sviluppo si porta con sé migliaia di donne che prendono un pullman chiamato desiderio di fronte al nulla che offre il loro paese per venire qui, nel BelPaese, a cambiare i pannolini ai nostri nonni e a prendersi pure gli improperi e vivere le discriminazioni.

Una paese civile si dovrebbe misurare anche sulla base di come a livello sociale fa stare i suoi vecchi e a come tratta le fasce più deboli...

Sera esterno notte, lungo la strada un'altra badante russa spinge la carrozzina con un'anziana che manco sa più parlare. Cappello di lana in testa e lunga coperta che nasconde il suo corpo malandato. Chi avrebbe il coraggio di far uscire di casa quella vecchia signora? La badante sì, e lo fa con una dignità che commuove. Lo fa per soldi? Certo, ma è umano e lo fa con umanità. Chi di noi andrebbe non in Polonia o in Russia, ma in paese più ricco del nostro a fare altrettanto? Non è retorica, qui siamo purtroppo di fronte ai nuovi servizi sociali degli anni 2000.

Si torna così a casa veloci, veloci per non pensare e con in bocca parole "troppo gelate per sciogliersi al sole".

Torna all'archivio