[24/11/2009] News toscana

Acqua, la Toscana aspetta la nuova legislatura

FIRENZE. Dopo l'approvazione del Decreto Ronchi ed in particolare dell'art. 15 attraverso il quale il Governo a partire dal 2011 "regala" l'acqua potabile alle multinazionali, nel Paese sono già iniziate le prime organizzazioni di risposta a questa norma assurda. I cittadini stanno organizzando assemblee e chiamando le amministrazioni locali ad una presa di posizione; si stanno raccogliendo le firme per una petizione popolare e i presidenti regionali di Piemonte, Marche, Emilia Romagna e Puglia hanno dichiarato di ricorrere alla Corte Costituzionale contro l'approvazione del decreto Ronchi.

La Toscana su questo argomento pare non pervenuta, schiacciata sulla difesa del modello pubblico-privato che ha dimostrato più di un limite. Del resto anche la riforma su servizi pubblici locali pensata dalla Giunta Martini non ha trovato quei consensi in consiglio e nella cosiddetta società civile, tanto da essere affossata nonostante il caparbio impegno dell'assessore Fragai per portare a termine il compito. Nel quadro generale, con le elezioni regionali alle porte che consegnano di fatto la patata bollente della riforma dei servizi pubblici locali alla prossima legislatura, oggi le conclusioni dell'indagine svolta dalla commissione Territorio e Ambiente sul servizio idrico in Toscana, servono solo come aggiornamento del quadro conoscitivo.

«La Toscana è stata la prima Regione in Italia ad avere applicato completamente la legge Galli- ha dichiarato il presidente della Commissione Erasmo d'Angelis- Grazie a questo, la Toscana è oggi divisa in sei Ambiti territoriali ottimali e altrettanti soggetti gestori del Servizio idrico integrato in sostituzione dei 190 gestori che preesistevano. In Toscana l'acqua è un bene pubblico- ha continuato d'Angelis e non sarà mai considerata una merce poiché sorgenti, fonti, reti e impianti sono di proprietà pubblica e poiché Piani di ambito e tariffe sono decise da Autorità interamente pubbliche, mentre la formula scelta per le società di gestione è quella delle società mista a prevalente capitale pubblico locale. Il punto critico, semmai, è che le nostre dimensioni gestionali non sono confrontabili con i principali operatori presenti sulla scena nazionale e corriamo rischi di colonizzazione».

Sinceramente pare di essersi fermati nel tempo e tornati a 10 anni fa quando ancora il modello pubblico-privato non era stato sperimentato. Allora, da alcuni, l'entrata dei privati nel soggetto gestore era vista come manna dal cielo, considerato che dovevano portare risorse economiche fresche ed efficienza nel servizio. La storia sappiamo essere stata un'altra con maggiori conflitti sul territorio, inefficienze probabilmente favorite anche da un disequilibrio tra regolazione e gestione considerata anche l'assenza di un'autorità terza di controllo.

Su un dato oggi pare che tutti siano d'accordo (non dieci anni fa): la tariffa da sola non basta a coprire costi operativi, manutenzione, investimenti per le infrastrutture e remunerazione del capitale sociale, ed è necessario reperire risorse dalla fiscalità generale e da investimenti dedicati. Secondo i dati dell'indagine, ogni famiglia toscana spende ogni anno mediamente 199 euro per il Servizio idrico integrato.

Da dieci anni a questa parte in Italia la tariffa, che ha superato il tributo locale in vigore prima della legge Galli, è aumentata del 47%, mentre l'aumento medio in Toscana è stato del 35%. «Attualmente in Toscana si è giunti ad una copertura del 92% dei servizi di acquedotto, del 79% per la fognatura e del 73% della depurazione. Ma con le attuali tariffe- ha continuto D'angelis- i gestori non potranno ammodernare e nemmeno fare manutenzione il che implica che la rete idrica continuerà, nel migliore dei casi, a registrare dispersioni in rete pari al 28%. Inoltre sarà difficile avere risorse per fare fronte alla reperibilità dell'acqua, che sta diminuendo a causa dello sfruttamento indiscriminato e della contrazione delle piogge».

Molti gli interventi dei consiglieri di maggioranza ed opposizione che hanno evidenziato con toni diversi le stesse criticità: in primis il "conflitto di interessi" che vede la presenza dei comuni sia negli organismi di gestione che in quelli di controllo, i limiti del sistema tariffario attuale, la necessità di reperire risorse specifiche dedicate. La parola passa ora al nuovo Consiglio e all'iniziativa della futura Giunta, ma ancora non è completamente chiaro in quale quadro si troveranno ad operare.

Torna all'archivio