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[25/11/2009] News
GROSSETO. Il fotovoltaico traina la quota delle rinnovabili nel nostro paese con quasi 800 Mw installati e le previsioni di arrivare a 900 Mw , come prevede il Gse, se non addirittura a 1 Gw secondo le più ottimistiche previsioni del Kyoto club ma non sembra godere delle dovute attenzioni da parte del governo, così come per il resto delle energie rinnovabili.
E' infatti di questi giorni la notizia - scrivono le associazioni di settore e quelle ambientaliste in un comunicato- di emendamenti di fonte governativa alla Finanziaria per il 2010, che ne ridurrebbe fortemente la portata e per questo Anev (Associazione Nazionale Energia del Vento) Aper (Associazione Produttori Energia da fonti Rinnovabili)Federpern (Federazione Produttori Energie Rinnovabili) Fiper (Federazione Italiana Produttori di Energia da fonti Rinnovabili)Greenpeace Italia, Ises Italia (sezione italiana dell'International solar energy society) Itabia (Italian Biomass Association), Kyoto Club e Legambiente ne chiedono il ritiro.
Riportiamo di seguito il comunicato.
Circola in questi giorni un emendamento di fonte governativa alla Finanziaria per il 2010,
che dovrebbe essere presentato alla Camera, nel quale si utilizzano le disposizioni ivi
contenute di far cessare gli effetti del provvedimento Cip n. 6/92 al fine di ripristinare il
dettato normativo della Direttiva 2009/28/CE, per veicolare drastici interventi contro lo
sviluppo delle rinnovabili:
- rimodulazione in forte riduzione, causa l'impraticabilità dell'obbligo di dotare gli
impianti di idonea capacità di accumulo, dei coefficienti di incentivazione delle fonti
rinnovabili non programmabili, là dove Terna dichiara di avere difficoltà di
dispacciamento, in violazione delle vigenti Direttive europee (Direttiva 2001/77/CE e
successive) che obbligano i gestori delle reti a garantire la priorità di
dispacciamento alle fonti rinnovabili ed a prevedere e risolvere in anticipo,
attraverso le attività di idoneo sviluppo della rete, le problematiche connesse
all'inserimento delle fonti rinnovabili non programmabile nel sistema elettrico
nazionale;
- riduzione drastica del valore del prezzo di riferimento del Certificato Verde che
passerebbe dal prezzo medio di mercato pari a circa 85,00 €/MWh a circa 40,00
€/MWh (pari alla differenza tra 120 €/MWh e il prezzo medio dell'energia elettrica);
- invece di impegnare Terna a realizzare i necessari è già previsti piani di
potenziamento delle reti, gli si attribuisce l'insindacabile potere di stabilire la
massima quantità di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile non
programmabile che può essere connessa ed erogata.
Se fosse accolta la suddetta proposta di modifica del testo della Legge Finanziaria 2010
presentata dal Governo attraverso degli emendamenti in discussione questa settimana, il
settore delle fonti rinnovabili rischierebbe di subire un duro colpo.
Per questo, riteniamo che tali emendamenti, anche a causa della loro estemporaneità,
debbano essere ritirati, in quanto la loro approvazione provocherebbe innanzitutto una
forte turbativa nel mercato, tra gli operatori e negli investitori a causa del repentino
ennesimo mutamento delle regole del gioco in corsa.
Inoltre essi provocherebbero la crisi di un settore, quello della produzione di energia da
fonte rinnovabile, attualmente in grande sviluppo, oltre tutto anticiclico e con notevoli
prospettive economico-occupazionali (almeno 250.000 addetti diretti e indiretti al 2020), e
impedirebbero all'Italia di mantenere gli impegni per il raggiungimento degli obiettivi
vincolanti al 2020 (17% dei consumi finali di energia coperti da fonti rinnovabili) definiti in
sede europea nel pacchetto Energia-Clima, con la grave conseguenza di dover sostenere
elevate penalità finanziarie per mancato raggiungimento del target.
Invitiamo quindi il Governo a mantenere un atteggiamento di coerenza in materia di
strategia delle politiche energetiche nazionali con quanto più volte dichiarato da mesi nelle
varie sedi istituzionali, sostenendo con continuità e concretezza lo sviluppo dell'efficienza
energetica e la promozione delle fonti rinnovabili al fine di contribuire al riequilibrio del mix
energetico nazionale, che deve migrare verso un'economia a bassa intensità di carbonio.
ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento)
APER (Associazione Produttori Energia da fonti Rinnovabili)
FEDERPERN (Federazione Produttori Energie Rinnovabili)
FIPER (Federazione Italiana Produttori di Energia da fonti Rinnovabili)
GREENPEACE ITALIA
ISES ITALIA (sezione italiana dell'International Solar Energy Society)
ITABIA (Italian Biomass Association)
KYOTO CLUB
LEGAMBIENTE
Industria e ambiente dalla stessa parte per combattere una battaglia comune, quella sul futuro delle rinnovabili. I rappresentati di entrambi i settori e nel dettaglio Anev, Aper, Federpern, Fiper, Greenpeace Italia, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club e Legambiente fanno fronte comune oggi per opporsi ad un emendamento "di fonte governativa" alla Finanziaria 2010, nel quale si dispone la cessazione degli effetti del provvedimento del Comitato interministeriale Prezzi del 1992, più noto come famoso Cip n.6/92 per le fonti cosiddette assimilate ripristinando dunque il dettato normativo della Direttiva 2009/28/CE.
A mettere le nove associazioni sul piede di guerra è la convinzione che si utilizzano tali le disposizioni "per veicolare drastici interventi contro lo sviluppo delle rinnovabili". In altre parole un sotterfugio mascherato da buone intenzioni, Se di buono infatti c'è che entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge le convenzioni Cip/6 possano "essere anticipatamente risolte su base volontaria, a fronte di un indennizzo pari ai costi di investimento non ancora ammortizzati", ad esclusione degli impianti "oggetti delle misure straordinarie volte a fronteggiare le emergenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti" a preoccupare sono invece le disposizioni in materia di certificati verdi e della rete di trasmissione dell'energia elettrica.
Nello specifico l'emendamento prevedrebbe:
• rimodulazione in forte riduzione, causa l'impraticabilità dell'obbligo di dotare gli impianti di idonea capacità di accumulo, dei coefficienti di incentivazione delle fonti rinnovabili non programmabili, là dove Terna dichiara di avere difficoltà di dispacciamento, in violazione delle vigenti Direttive europee (Direttiva 2001/77/CE e successive) che obbligano i gestori delle reti a garantire la priorità di dispacciamento alle fonti rinnovabili ed a prevedere e risolvere in anticipo, attraverso le attività di idoneo sviluppo della rete, le problematiche connesse all'inserimento delle fonti rinnovabili non programmabile nel sistema elettrico nazionale;
• riduzione drastica del valore del prezzo di riferimento del Certificato Verde che passerebbe dal prezzo medio di mercato pari a circa 85,00 €/MWh a circa 40,00 €/MWh (pari alla differenza tra 120 €/MWh e il prezzo medio dell'energia elettrica);
• invece di impegnare Terna a realizzare i necessari è già previsti piani di potenziamento delle reti, gli si attribuisce l'insindacabile potere di stabilire la massima quantità di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile non programmabile che può essere connessa ed erogata.
Le Associazioni hanno pertanto firmato un documento congiunto in cui si chiede al Governo di ritirare tale emendamento sia a causa della sua estemporaneità che perché fonte di una futura e forte confusione nel mercato, tra operatori e investitori. "Tali emendamenti - si legge nel comunicato - provocherebbero la crisi di un settore, quello della produzione di energia da fonte rinnovabile, attualmente in grande sviluppo, oltre tutto anticiclico e con notevoli prospettive economico-occupazionali (almeno 250.000 addetti diretti ed indiretti al 2020), e impedirebbero all'Italia di mantenere gli impegni per il raggiungimento degli obiettivi vincolanti al 2020 (17% dei consumi finali di energia coperti da fonti rinnovabili), definiti in sede europea nel pacchetto Energia-Clima, con la grave conseguenza di dover sostenere elevate penalità finanziarie a causa del mancato raggiungimento del target".