[25/11/2009] News
BRUXELLES. Oggi il Parlamento europeo ha discusso e votato la posizione dell'Ue in vista del vertice di Copenaghen sul cambiamento climatico ed ha rilanciato l'impegno dell'Unione europea chiedendo almeno 30 miliardi di euro all'anno per i Paesi in via di sviluppo fino al 2020.
La risoluzione "Preparazione del summit di Copenhagen sul cambiamento climatico" B7-0141/2009 é stata adottata da una vasta maggioranza: 516 voti a favore, 92 contrari e 70 astenuti, con emendamenti "migliorativi"
Gli eurodeputati hanno chiesto così un serio e quantificabile impegno politico che fissi contributo collettivo dell'Ue per la riduzione delle emissioni di gas serra e per l'adattamento al cambio climatico. Una scelta che dovrebbe pesare molto nei colloqui (e nelle alleanze) al summit di Copenhagen a dicembre.
Gli eurodeputati hanno invitato i capi di governo dei paesi europei «a considerare una priorità il successo del prossimo Summit di dicembre sui cambiamenti climatici a Copenhagen, dando prova così della loro leadership politica. Se l´azione globale verrà ulteriormente ritardata, le prossime generazioni non saranno in grado di controllare il cambiamento climatico».
Per il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, «La risoluzione rafforza finalmente la posizione negoziale dell'Unione europea nel suo punto debole, il sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo, e garantisce all'Europa quell'autorità necessaria a pretendere da Stati Uniti e Cina impegni comparabili, indispensabili a creare le condizioni per un accordo politico vincolante, in grado di mettere a punto gli strumenti per affrontare e vincere la crisi climatica che minaccia il Pianeta. Per lavorare al successo della conferenza sul clima, l'Europarlamento chiede ai governi europei di rilanciare e mettere sul tavolo negoziale la proposta di un contributo europeo di 30 miliardi di euro annui entro il 2020 sui 100 miliardi complessivi del sostegno pubblico internazionale necessario.
Una scelta che, di fatto, costituisce un adeguato e fondamentale impegno finanziario dei governi occidentali, da portare avanti a Copenaghen, per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad attuare strategie ambiziose di mitigazione e adattamento, sia nel medio-lungo periodo che a breve termine, per il quale saranno necessari 10 miliardi l'anno per il periodo 2010-2012. Ma non solo. Dietro questa scelta, infatti, c'è anche il ragionevole tentativo di sbloccare l'impasse negoziale in corso, visti gli stretti margini di manovra dell'Amministrazione Obama e l'attendismo cinese, dopo la disponibilità a "riduzioni considerevoli" delle emissioni entro il 2020 annunciata dal presidente Hu Jintao lo scorso settembre».