[25/11/2009] News

Altre sanzioni all’Iran per il suo impianto nucleare “segreto”? Ahmadinejad si consola in Sudamerica

LIVORNO. A livello internazionale sono sempre più insistenti le voci provenienti da fonti diplomatiche (non smentite) che il Gruppo dei 6 (Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia ed Usa) abbia già pronto un progetto di risoluzione che condanna l'Iran per il cantiere "segreto" di un impianto per l'arricchimento dell'uranio a Qom, nel sud del Paese, del quale aveva dato notizia a settembre lo stesso governo iraniano.

Il G6 si preparerebbe a sottoporre la risoluzione al voto del Consiglio dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea) che si riunirà il 17 novembre a Vienna, un atto che potrebbe essere preceduto da una dichiarazione pubblica.

Ad ottobre gli ispettori dell'Iaea avevano fatto una prima ispezione a questo secondo impianto iraniano ed avevano dichiarato di non aver trovato niente che facesse sospettare la realizzazione di armi nucleari.

Il 16 novembre, il direttore generale dell'Iaea, pur confermando che non ci sono prove di attività nucleari di tipo militare in Iran, aveva sottolineato che comunque i la Repubblica islamica non cooperava per chiarire le questioni che preoccupano la comunità internazionale rispetto al nuovo impianto di Qom.

I G6 sembrano stanchi del tira e molla di Teheran, delle promesse di accordo a cui fanno seguito bellicose dichiarazioni seguite da esercitazioni militari in difesa degli impianti nucleari da eventuali attacchi israeliani, ed accusano l'Iran di non voler dare risposte all'offerta dell'Iaea di poter arricchire l'uranio all'estero.

Ancora ieri il portavoce del ministro degli esteri iraniano , Ramin Mehmanparast, diceva che il suo Paese non si oppone all'invio di uranio debolmente arricchito all'estero, ma che «Esige una garanzia al 100% per concludere questo accordo nucleare e l'Iran deve ancora esaminare più dettagliatamente le procedure. L'Iran esige una garanzia totale che riceverà del combustibile nucleare maggiormente arricchito per il suo reattore di ricerca a Teheran. Il potente segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale e capo dei negoziatori nucleari iraniani, Said Jalili, ha detto all'agenzia ufficiale Irna che «L'Iran ha bisogno di garanzie obiettive. Se le necessarie garanzie non verranno fornite all'Iran, questo Paese avrà alter opzioni. Se qualcuno non fornirà in tempo il combustibile necessario al reattore secondo la volontà iraniana, questo si aggiungerà alla sfiducia degli iraniani nei loro riguardi».

Sembra proprio che Jalili ce l'abbia con gli (ex) amici russi che si devono difendere anche dalle accuse di Henry Sokolski, il direttore dalla Ong Usa Nonproliferation Policy Education Center che sul Washington Times ha accusato Mosca di aiutare l'Iran a sviluppare un programma nucleare militare.

Il ministro degli esteri russo ha detto che le dichiarazioni di Sokolski sono inconsistenti ed ha aggiunto che «La comparsa dell'arma nucleare é del tutto inaccettabile sia per gli Usa che per noi, e lo abbiamo dichiarato a più riprese. Ecco perché le asserzioni secondo le quali la Russia continuerebbe ad aiutare l'Iran a progettare l'arma nucleare sono totalmente prive di fondamenta».

Ma Jalili avverte i russi di non fare scherzi: «Fornire del combustibile nucleare per il reattore di ricerca di Teheran non è una questione politica e non ha alcun legame con le discussioni dell'Iran con le 6 grandi potenze. E' solo una questione commerciale, non anche una questione tecnica e giuridica».

Sempre su Irna il direttore dell''Organizzazione iraniana dell'energia atomica, Ali Akbar Salehi, spiega che «La proposta iraniana riguarda la necessità di garanzie obiettive sul'approvvigionamento in combustibile del reattore di ricerca di Teheran che implicano un cambio simultaneo di combustibile in Iran. L'Iran è potenzialmente in grado di produrre l'uranio fortemente arricchito necessario, ma preferisce comprarlo all'estero,: Ci sono molti messaggi in questa scelta e noi speriamo che le altre Parti comprendano questi messaggi. Nel caso in cui l'Occidente rifiuti di offrire quest'uranio arricchito al 20%, o in altri termini, se tenterà di porre delle condizioni, non accetteremo né queste condizioni imposte, né di essere trattati in maniera inappropriata».

A dire il vero Usa, Russia e Francia avevano già accettato di fornire il combustibile ritrattato di cui parla Salehi, ma l'Iran ha chiesto nuovi emendamenti al progetto, riaprendo la discussione e facendo arrabbiare il G6. Agli iraniani arriva però u il pieno appoggio del Brasile: il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha ricevuto lunedì a Rio de Janeiro con tutti gli onori il suo collega iraniano Mahmoud Ahmadinejad ed ha detto «Noi riconosciamo u il diritto dell'Iran a sviluppare il suo programma nucleare iraniano a questi fini pacifici a condizione che rispetti gli accordi internazionali. Anv che il Brasile conduce questa politica».

Ahmadinejad ha in America Latina buoni amici (e fa buoni affari) tra i governi di sinistra, a cominciare dal Venezuela e dalla Bolivia, e con Lula ha firmato 8 accordi di cooperazione energetica, agricola e scientifica.

Oggi, ospite a La Paz di Evo Morales, Ahmadinejad ha detto alla rete satellitare PressTv che «Le nazioni e i governi liberi devono stare insieme per sconfiggere i complotti dell'imperialismo» e il presidente Boliviano ha detto che l'Iran è un paese forte e sviluppato, «Siamo fieri delle relazioni stabilite con la Repubblica Islamica dell'Iran e delle cooperazioni nei diversi settori», poi due hanno firmato un sull'intensificazione degli scambi bilaterali ed un protocollo d'intesa secondo il quale l'Iran dovrà edificare in Bolivia un centro medico per la dialisi e aiutare la ricerca e l'estrazione mineraria, soprattutto per quanto riguarda i giacimenti di litio, elemento chiave dell'industria verde del futuro. Il tour del presidente iraniano prosegue in Venezuela e Senegal prima del ritorno a Teheran.

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