[27/11/2009] News
LIVORNO. Ormai Copenhagen è alle porte e il segretario esecutivo dell'United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc), Yvo de Boer (Nella foto), che organizza il summit, sta cercando di mettere qualche paletto per delimitare il magmatico dibattito che la precede. Ieri, in una conferenza stampa a Bonn ha chiesto a tutti i Paesi di dimostrare un concreto spirito di collaborazione per trovare il necessario compromesso e raggiungere un accordo già alla conferenza di dicembre: «La posta in gioco è troppo alta per le manovre tattiche. La posta in gioco è troppo alta perché ogni Paese la possa mettere a fuoco in agende nazionali. Non c'è tempo da perdere. Non c'è alcun piano B per il fallimento di Copenaghen, c'é solo il piano A, e A sta per azione. Tutti i Paesi devono utilizzare i rimanenti undici giorni che ci separano da Copenaghen per portare avanti i lavori in uno spirito di cooperazione e di compromesso. Questo include gli Stati Uniti».
De Boer ha accolto favorevolmente la notizia della partecipazione di Obama al summit ma ancor più i recenti impegni di Brasile e Corea del Sud per ridurre rispettivamente le loro emissioni fino al 39% e il 30%.
Ieri si è mosso anche l'altro gigante mondiale: il Consiglio degli affari di Stato (il governo) della Cina ha reso noto che prevede di ridurre le sue emissioni di CO2 del 40 - 45% per unità di Pil entro il 2020 in rapporto al 2005.
Il governo di Pechino che si tratta di una decisione presa in piena autonomia «In quanto Paese in via di sviluppo responsabile, la Cina preconizza degli sforzi concreti su tutto il pianeta per lottare contro il cambiamento climatico attraverso una cooperazione internazionale efficace e concreta».
La Cina si impegna anche ad aumentare la sua quota di energia prodotta con rinnovabili e nucleare fino a raggiungere il 15% di energie non fossili entro il 2020, di accrescere la superficie boscata di 40 milioni di ettari di foreste e di 1,3 miliardi di m3 di stock forestali rispetto a quelli del 2005.
Il Consiglio per gli affari esteri cinese sottolinea che «L'Unfccc e il Protocollo di Kyoto devono essere messi in opera in maniera integrale, efficace e sostenibile. La riduzione delle emissioni, l'adattamento, il trasferimento tecnologico e l'aiuto finanziario devono essere coordinati in maniera simultanea perché la Conferenza sui cambiamenti climatici di dicembre a Copenhagen sorta dei risultati positivi».
La nota del governo della Repubblica popolare cinese si chiude affermando che «Un trattamento corretto del problema del cambiamento climatico è vitale per lo sviluppo sociale ed economico della Cina ed il benessere della sua popolazione, così come per tutti i popoli del pianeta e lo sviluppo mondiale a lungo termine». Naturalmente il tutto nella più assoluta condivisione della necessità di applicare la Unfccc e soprattutto il suo principio di «responsabilità comuni ma differenziate» che per la verità ora sembra stare un po' stretto anche a de Boer, che dovrebbe essere il primo a farlo applicare. Il segretario dell'Unfccc ha chiesto ai Paesi sviluppati e a quelli in via di sviluppo di mettere nero su bianco quali tagli di gas serra vogliono davvero fare entro il 2020 e di chiarire a Copenhagen quali saranno i finanziamenti a sostegno di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico che andranno ai Paesi in via di sviluppo: «I paesi ricchi devono mettere sul tavolo almeno 10 miliardi di dollari per avviare un intervento immediato fino al 2012. E devono fare una lista di quel che ciascun Paese fornirà e dire come verranno concessi i fondi per fornire un finanziamento di grandi dimensioni, stabile e prevedibile per il futuro , senza doverlo negoziare continuamente ogni pochi anni. Copenaghen può e deve esprimere un accordo che avvii un'azione immediata nei Paesi in via di sviluppo ad adattarsi agli impatti del cambiamento climatico e metterli sulla strada dell'energia pulita», anche attraverso una rinnovata cooperazione internazionale per salvaguardare e sostenere le foreste pluviali.
Concetti che de Boer ribadisce con un intervento ufficiale con il quale sul sito dell'Unfccc da il via alla conferenza delle Nazioni Unite il cambiamento climatico a Copenaghen (COP 15): «Sarà un punto di svolta nella lotta per impedire il disastro climatico. La scienza lo chiede, l'economia lo supporta, le generazioni future lo richiedono. I primi di dicembre, negoziatori, ministri e leader mondiali si riuniranno nella capitale danese di dare al popolo di tutte le nazioni una risposta forte a questa comune minaccia globale del cambiamento climatico. A Copenaghen, i governi devono raggiungere un accordo su tutti gli elementi essenziali di un accordo globale, equo ed efficace per il cambiamento climatico, che assicuri impegni a lungo termine e lanci un intervento immediato. Abbiamo ora la possibilità di plasmare al meglio il nostro futuro comune e quello delle generazioni a venire. I cambiamenti climatici sono una minaccia terribile, ma battere il cambiamento climatico è un'opportunità storica per trasformare l'umanità attraverso la strada della crescita sostenibile per tutti. Le soluzioni al cambiamento climatico potranno rivitalizzare le economie, stabilizzare gli ambienti e costruire società, più sicure, più giuste e più innovative. Non dobbiamo solo agire, ma non senso non agire. A settembre, in occasione del vertice sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite a New York, più di 100 leader mondiali si sono impegnati a sottoscrivere un accordo sul clima per il successo a Copenaghen. Il mondo si aspetta ora che i suoi leader e i negoziatori ottengano i risultati ambiziosi necessarie per invertire la tendenza. Desidero esprimere la mia sincera gratitudine al governo danese per il suo generoso invito ad ospitare questa quindicesima United Nations Climate Change Conference a Copenaghen e per l'enorme impegno e lavoro che ha svolto per farne un successo. Il tempo per la climate action é ora, a Copenhagen».