[27/11/2009] News

I Verdi italiani tra passato, presente e futuro: intervista ad Angelo Bonelli

VITERBO. Nel momento in cui le tematiche inerenti alla sostenibilità ambientale diventavano centrali nel dibattito globale, i Verdi italiani uscivano (anche) dalla principale agorà di rappresentanza politica italiana. Quali gli errori da non ricommettere? Quali prospettive si profilano davanti ai Verdi italiani nel loro futuro percorso politico? Ed è auspicabile che le forze ecologiste incentrino la loro piattaforma politica sui temi ambientali in modo maggiore rispetto a quanto avvenuto finora?

Ne abbiamo parlato con Angelo Bonelli, eletto presidente del partito/movimento ecologista all'ultimo congresso, e presente ieri alla seconda giornata del VII forum Greenaccord. Secondo Bonelli, la nuova forza ecologista dovrà essere caratterizzata da un approccio scientifico, che finora è stato carente, nei confronti delle emergenze ambientali, sociali ed economiche.

Bonelli, perchè nel momento in cui i Verdi italiani diventavano "sinistra extraparlamentare", gli ecologisti francesi si configuravano invece come seconda forza politica d'oltralpe?

«E' per dare risposta a questa domanda che noi, nel corso del congresso che mi ha visto diventare presidente dei Verdi, abbiamo deciso di approvare una mozione che portava il movimento fuori da "Sinistra e libertà", cioè fuori dalla sinistra radicale. Ciò per due motivi: l'identificazione dei Verdi con la sinistra radicale all'interno dell'elettorato, e un eccessivo politicismo. Riguardo al primo aspetto, voglio sottolineare l'importanza della scelta politica intrapresa: riteniamo che l'ecologismo debba essere trasversale nella società. Il cambiamento climatico, la lotta alla povertà, la riduzione dello smog, la salute, la sicurezza alimentare riguardano tutte le famiglie italiane. Ciò che vogliamo costruire è una forza ecologista del 3° millennio, che sia cioè post-ideologica e trasversale.

Questa nuova forza ecologista deve essere caratterizzata da un approccio scientifico all'analisi delle emergenze ambientali, sociali ed economiche, tra loro connesse.

Riguardo al secondo punto citato (l'eccesso di politicismo), credo che anche questo aspetto sia strettamente legato alla questione "sinistra radicale", perchè nel corso degli anni i Verdi hanno assunto i vizi della vecchia politica. Quindi c'è stata una sorta di omologazione, che ha impedito l'espansione del consenso. E allora serve, ribadisco, una forza che sia caratterizzata da un approccio trasversale e post-ideologico».

La situazione politica, lo sappiamo, è liquida, ma quale ipotesi lei ritiene più probabile, allo stato attuale? Si va verso un accordo Verdi-Pd, Verdi-raggruppamento di sinistra, o magari Verdi da soli?

«Noi vogliamo costruire una forza ecologista autonoma, che stia nel solco della tradizione dei Verdi europei, e che possa quindi condizionare in modo costruttivo e significativo le politiche economiche, sociali e ambientali del paese.

I Verdi francesi, quelli tedeschi, quelli belgi hanno percentuali elettorali a due cifre, e io ritengo che anche noi si possa arrivare a quel livello di consenso. Sotto certi punti di vista la sconfitta del 2008 è stata anche positiva, perché ha accelerato la scelta di uscire dalla sinistra radicale: una scelta che dovevamo prendere da anni.

E questo non vuol dire che siamo diventati un partito qualunquista: io credo semplicemente che la politica debba rompere quegli schemi e quelle barriere ideologiche del secolo scorso che una certa parte della sinistra si porta ancora appresso. Quindi saremo radicali nei contenuti (perché non c'è tempo da perdere, per i problemi ambientali), ma come Verdi - e come futuri Verdi - dobbiamo unire le famiglie italiane sotto il grande obiettivo morale della questione ecologica, e non tornare al passato».

A questo proposito, perché nella piattaforma politica dei Verdi italiani le tematiche sociali hanno sempre avuto uno spazio così imponente, in certi casi quasi preponderante a scapito delle tematiche inerenti alla sostenibilità ambientale?

«Qui bisogna ribaltare il punto di vista: noi pensiamo che la questione ecologica oggi determini conseguenze sul piano economico e sociale. In alcuni ambienti del movimento dei Verdi, invece, si è pensato che parlare troppo di tematiche ambientali fosse superfluo, e questo ha portato anche ad una perdita di consenso.

Nel mio mandato io voglio invece rilanciare tutte le grandi questioni ecologiche: la lotta allo smog (e quindi anche l'emergenza sanitaria correlata), e poi la questione del consumo di suolo e quella ad essa associata dell'integrità del paesaggio. E poi occorre far capire che noi siamo quelli del solare, dell'efficienza energetica, della bio-edilizia, ambiti con cui è possibile produrre anche nuovi posti di lavoro, e quindi creare le condizioni anche per il benessere sociale.

E in questo senso ci concentreremo sul benessere alimentare, sulla difesa della biodiversità, sulla lotta ai cambiamenti climatici, che peraltro sono anche responsabili, in parte, dell'impoverimento del paese: basta pensare alla crisi dell'agricoltura e alla potenziale desertificazione di aree del paese.

Questi sono i temi che io porterò avanti, dando un'inversione di tendenza rispetto alla politica passata dei Verdi italiani».

 

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