[27/11/2009] News toscana
ROMA. Non ho il piacere di conoscere Renzo Moschini, ma apprezzo sinceramente l'attenzione e la passione che dedica ai parchi. Con altrettanta franchezza devo dire che non apprezzo l'insofferenza che manifesta verso coloro che, avendo gli stessi obiettivi, si chiedono se non ci sia da innovare per ottenere più tutela e una migliore gestione. Il Libro bianco 2009 elaborato da Federparchi e Federculture ha il merito di offrire dati sui quali riflettere, considerando le molte buone pratiche e gli insuccessi.
Questi dati ci dicono che la spinta data della legge quadro del 1991 per l'istituzione di nuovi parchi e aree protette si è affievolita (con una copertura del territorio nazionale protetto ancora ferma al 12% contro una media europea del 18%), che molti parchi e aree protette esistono solo sulla carta, che solo 4 parchi nazionali su 24 hanno un piano approvato ed operativo, che non sempre la gestione è all'altezza dei beni da tutelare e valorizzare. Le ragioni sono molteplici: i conflitti istituzionali e politici, la farraginosità delle procedure amministrative, la scarsità delle risorse pubbliche attribuite ai parchi con una vistosa differenza tra i calanti impegni dello Stato e quelli più consistenti delle Regioni.
Particolare insofferenza Moschini dimostra verso l'analisi economica delle gestioni, come se questa fosse materia estranea a coloro che sono preposti alla conservazione del patrimonio. Fermo restando che la finalità dei parchi non può che essere la conservazione di biodiversità, natura, paesaggio, storia e cultura e che la possibilità di autofinanziamento è ovviamente diversificata in relazione alla diversità dei beni da tutelare, non si comprende perché i parchi non dovrebbero considerare la possibilità di accrescere i propri ricavi diretti.
Se vogliamo estendere il territorio protetto e rispondere a coloro che avversano i parchi, insieme alla rivendicazione delle sovvenzioni pubbliche serve un forte impegno per innovare le gestioni e la capacità di produrre ricavi; cosa che sta avvenendo se è vero che, secondo dati di Federparchi, la capacità di autofinanziamento è passata dal 22% del 2003 al 33% del 2007.
A ben vedere quello che Moschini mi rimprovera è l'aver contribuito, da presidente della Società Parchi dal 1998 al 2007, alla realizzazione del sistema delle aree protette dei Comuni della Val di Cornia: un'esperienza che spesso viene citata come buona pratica per aver raggiunto nel 2007 il 99 % di autofinanziamento della parte corrente e per l'essere stata candidata come unico progetto italiano al premio europeo per il paesaggio nel 2009.
Senza nulla togliere ai meriti di altri contesti territoriali che, oggettivamente, non possono raggiungere quei risultati, l'esperienza delle aree protette della Val di Cornia conferma che l'efficienza della gestione non va a detrimento della tutela, ma esattamente l'opposto.