[30/11/2009] News

Unica certezza: l'efficienza energetica conviene

GROSSETO. Gli studi in merito al vantaggio della certificazione energetica degli edifici giungono tutti alla stessa conclusione: conviene.
Conviene perché un edificio che può vantare un buon livello di efficienza energetica, fa abbassare i costi della bolletta elettrica per chi vi abita o vi lavora, fa aumentare il suo valore immobiliare in caso di vendita o di affitto e migliora anche la produttività di chi ci lavora.

Secondo uno studio condotto dalle università di Maastricht e di Berkley su richiesta del Royal institution of chartered surveyors (Rics), una società di ricerca e consulenza per il settore immobiliare, sul mercato immobiliare degli edifici ad uso ufficio negli Usa, riportava ad esempio che l'effienza energetica di un edificio fa aumentare mediamente il suo valore del 3% in più al metro quadrato, in caso di affitto e addirittura del 16% in più rispetto ad un altro edificio non certificato quando si tratta di vendita.

Così come uno studio condotto dall'Università di San Diego su 2mila aziende americane mette in evidenza che negli edifici certificati (con una delle due etichette americane Energy star o Leed che oltre all'efficienza energetica considera anche altri aspetti di ecocompatibilità) la produttività (valutata con una serie complessa di parametri che vanno dalle ore di malattia alle valutazioni soggettive dei lavoratori) sarebbe superiore del 5% rispetto alla media.

Risultati che sembrano invece non corrispondere a quanto riporta oggi il sole 24 ore riguardo alle certificazione energetica nel nostro paese, che conterebbe di più in caso di compravendita sugli edifici di nuova costruzione che non in quelli usati, ma che sembrano da mettere in relazione più alle modalità con cui questa certificazione avviene che non ad un dato reale dei vantaggi che potrebbe invece comportare. Se non altro nel risparmio della bolletta energetica di chi in questi edifici vive o o vi svolge un'attività.

La certificazione energetica di un edificio- espressa con valutazioni che vanno da A+ a G a scendere da una alta ad una scarsa efficienza- è richiesta in caso di compravendita, in edifici di nuova costruzione o nel caso degli interventi che possono ricadere nella detrazione fiscale del 55%, ma le modalità con le quali ottenerla variano sul territorio nazionale.

A partire dal 1° luglio 2009, la normativa vigente prevede l'obbligo per il venditore di possedere l'attestato di Certificazione energetica, da esibire al futuro acquirente, prima dell'effettuazione della compravendita immobiliare.
Questo attestato è un documento emesso a seguito di verifica delle prestazioni energetiche di una o più unità immobiliari, secondo la classe che va da A a G e che dovrebbe essere certificata da soggetti abilitato ed iscritto all'Albo Professionale o all'Albo Nazionale dei Certificatori; ha una validità massima di dieci anni e deve essere aggiornato ogni qual volta si introducano elementi di ristrutturazione.

Il condizionale è d'obbligo però- da quanto sembra emergere dall'inchiesta pubblicata oggi sul Sole 24 ore- per i soggetti abilitati alla certificazione, così come sulla natura del certificato: attestato di certificazione energetica che deve essere redatto da soggetti abilitati o attestato di qualificazione energetica che può essere anche rilasciato da parte delle stesse imprese che hanno eseguito i lavori di ristrutturazione energetica.

Le norme generali previste dalla normativa nazionale non valgono poi in regioni quali Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Piemonte e provincia autonoma di Bolzano che avevano già varato le proprie norme e che a quelle si attengono, così come non è sempre obbligatorio allegare in caso di compravendita, la certificazione: se poi l'edificio è "fatiscente" sotto il profilo dell'efficienza energetica, decade anche l'obbligo della certificazione.

E' evidente che in questa completa mancanza di certezze si facciano avanti anche tecnici che anziché valutare concretamente l'efficienza energetica di un edificio, lo attestino virtualmente.
Non saremmo in Italia, altrimenti.

 

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