[01/12/2009] News

Clima, all’India non piace la bozza danese: pronta la contro-bozza dei Paesi emergenti

LIVORNO. Ieri l'india ha fatto sapere di non gradire la bozza di risoluzione per Copenhagen proposta dal governo danese che prevede un picco delle emissioni globali indiane di gas serra per il 2025 e a dimezzarle a livello globale entro il 2050, mantenendo l'aumento delle temperature mondiali entro i 2 gradi..
Secondo quanto scrive The Economic Times, il ministro dell'ambiente indiano, Jairam Ramesh, dopo aver letto la bozza del documento distribuita a pochi Paesi "selezionati" ha detto che è «Totalmente inaccettabile. Non abbiamo mai avuto l'intenzione di fissare un anno per il picco assoluto delle emissioni. Questo non è all'orizzonte».

Dopo la secca risposta ai danesi Ramesh non ha voluto rilasciare altre dichiarazioni. La bozza danese prevede che i Paesi ricchi taglino dell'80% le loro emissioni entro il 2050, ma non precisa i loro obiettivi a breve termine, non rispondendo così ad una delle richieste fondamentali delle nazioni in via di sviluppo e più povere.

Il niet indiano, che da solo rappresenta lo stop di un sesto dell'umanità, ha messo subito in imbarazzo il Paese che ospiterà tra pochi giorni la Cop 15 dell'Unfccc a Copenhagen ed il  primo danese Ministro Lars Løkke Rasmussen ha subito detto di non aver presentato un progetto ufficiale, ma una bozza di consultazione destinata a «tutte le principali parti in causa».

Peccato che la bozza danese sia finita anche sui tavoli delle redazioni di The Economic Times e di The  Times of India che hanno subito rivelato che il documento indicava il 2025 come l'anno in cui l'India deve  raggiungere il suo livello massimo di emissioni, prima di iniziare a diminuirle. The Economic Times ha anche rivelato che la bozza danese propone un programma separato per i Paesi in via di sviluppo, un'altra cosa alla quale l'India e molti Paesi poveri si oppongono.

«L'India è disposta a firmare un ambizioso obiettivo globale di riduzione delle emissioni ... purché i Paesi sviluppati condividano gli oneri del finanziamento della mitigazione - ha detto in un'intervista alla Ndtv il capo dei negoziatori climatici indiani, Shyam Saran - L'India non subirà alcuna pressione per unirsi a  Stati Uniti e Cina e per annunciare i suoi obiettivi prima della conferenza di Copenhagen. Non ci può essere alcuna riduzione delle emissioni. Il mondo sviluppato non si aspetti che Paesi come l'India adottino obiettivi di riduzione delle emissioni, ma invece che accettino "deviation from business as usual". L'unica differenza di opinione è se fare o meno questa deviazione ... se può essere quantificata. Ma non è semplicemente possibile firmare il rispetto di obiettivi di riduzione delle emissioni dello stesso livello di quelli dei Paesi sviluppati».
Finora, l'India ha rifiutato di accettare obiettivi vincolanti perché potrebbero rallentare la sua crescita economica e ha invece puntato su misure volontarie per ridurre le emissioni, come l'aumento dell'energia rinnovabile. L'India, come altri Paesi emergenti e in via di sviluppo, vuole mantenere il quadro di impegni del protocollo di Kyoto, che prevede forti riduzioni di gas serra entro il 2012 nei 37 Paesi industrializzati ma non prevede obblighi per i Pesi in via di sviluppo, anche per quelli a rapida crescita ed industrializzazione come l'India il Brasile, la Cina e il Sudafrica che, a quanto pare, hanno già pronto un documento alternativo a quello Danese che presenteranno congiuntamente, forse già oggi.

Dopo la visita negli Usa del presidente Singh e dopo che la Cina aveva annunciato di voler tagliare entro il 2020 del 45% la "carbon intensity" per punto di Pil, rispetto ai livelli del 2005, il ministro all'ambiente Ramesh aveva già annunciato una revisione della posizione indiana. E' vero che le emissioni cinesi continueranno a crescere molto, ma di circa la metà del tasso previsto, ma è anche vero che mentre Pechino si è data un limite, New Delhi continua a non farlo.

Andreas Carlgren, il ministro dell'ambiente della Svezia, che ha la presidenza di turno dell'Ue, ha detto all'Associated Press di sapere che l'India starebbe per presentare un obiettivo di riduzione dei gas serra: «L'India è importante, ma credo anche che sia importante portare a termine le discussioni con gli Stati Uniti e la Cina riguardo le loro ambizioni».

Il problema per l'equilibristica Ue che cerca giustamente di salvare Copenhagen da uno scontro che potrebbe portare ad un fallimento, è che l'India è il quarto emettitore di gas serra del pianeta e che Ramesh ha già avvertito che «Se il progetto della Danimarca rappresenta una qualche indicazione, allora ci stiamo avviando ad un punto morto».

A placare gli indiani, che evidente stanno facendo da testa d'ariete per il temibilissimo e ricompattato blocco dei Paesi emergenti del sud del mondo, ci ha provato subito il ministro del clima danese e neo-commissario dell'Ue Connie Hedegaard, che presiederà il summit di Copenaghen, che alla Reuters ha detto: Le precedenti consultazioni «Si sono basate su una varietà di proposte di progetto di testo» e che «la  Danimarca non proporrà alcun compromesso formale», almeno fino all'inizio del summit climatico. Forse quella danese più che una bozza è stata una gaffe.

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