[01/12/2009] News
FIRENZE. Il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo in modo perentorio delinea la strategia dell'Italia in vista del vertice di Copenhagen e addirittura spiega quale sarà la strada per arrivare ad un accordo: «Forti e analoghi impegni di riduzione delle emissioni per tutti i paesi industrializzati, Usa compresi. Una strategia incisiva di trasferimento di tecnologie per i paesi emergenti che devono poter continuare il proprio sviluppo senza causare una crescita insostenibile dei gas serra nell'atmosfera e assumendo impegni comparabili con quelli dell'occidente. Fondi internazionali adeguati per misure di adattamento e sviluppo per i paesi poveri. Sono questi i temi- spiega Prestigiacomo- sui quali è possibile trovare una intesa politica vincolante a Copenhagen. Le posizioni di tutti i paesi, depurate dai tatticismi della trattativa in corso, indicano una chiara volontà d'accordo e il crescente numero di adesioni dei leader mondiali all'appuntamento Onu dà la misura della portata della posta in gioco».
Il ministro dell'ambiente conferma che il presidente Berlusconi sarà nella capitale danese il 17 e 18 dicembre e ciò «ribadisce l'impegno dell'Italia a condurre in porto da protagonista un negoziato che ha come punti fermi gli impegni assunti al G8 dell'Aquila, snodo decisivo per una intesa che si preannuncia storica per il clima e per la definizione di un nuovo modello di sviluppo globale» conclude il ministro.
La ritrovata sintonia tra la leader del dicastero dell'ambiente e il presidente del Consiglio, del resto è confermata dalle parole che Berlusconi aveva pronunciato qualche giorno fa sull'ecologia: «La conservazione dell'ambiente e lo sviluppo economico non sono più formule in contraddizione tra loro. Infatti, nei diversi settori produttivi, grazie alle nuove tecnologie, è ormai possibile coniugare la ricerca del profitto con la tutela degli ecosistemi. D'altronde, da tutte le crisi economiche (e quella in corso è la più violenta da ottanta anni) il mondo occidentale è sempre uscito con la sperimentazione di nuove strade e con l'innovazione».
Come avevamo spiegato su greenreport (13 novembre 2009) sicuramente è un'apertura di facciata, dato che nella sostanza i principi enunciati non sono tradotti in azioni concrete di governo (e lui in Italia con la maggioranza ed il potere che si ritrova ne avrebbe tutte le possibilità). Ma per chi dà ancora un valore alle parole quanto detto da Berlusconi merita di essere sottolineato. Ora vedendo alcune dichiarazioni in tema dei senatori del Pdl, viene più di un dubbio. Nel partito del capo considerate le vicende dell'ultimo periodo e i contrasti istituzionali si sta già pensando ad una fase "due" senza l'uomo di Arcore? Oppure i "discepoli" così fedeli sempre pronti al sostegno del leader in qualsiasi frangente non si sono accorti di un cambio di linea? Oppure non sono stati avvisati? O ancora. E' Berlusconi che bleffa? L'uomo che è un giocatore di professione pensiamo ne sarebbe capace e considerato il palcoscenico che si aprirà nei prossimi giorni in terra danese, dichiarandosi apertamente antiecologista rischierebbe l'impopolarità. E questa per il nostro premier sarebbe la sciagura delle sciagure.
Basta qualche giorno per capire quale sarà la vera linea ma in ogni caso i Senatori del Pdl oggi, durante il convegno "Il Pdl verso Copenaghen" non hanno fatto proprio un "bel servizio" al loro capo. «Ridurre la CO2 è un'equazione da abbandonare, l'allarme riscaldamento globale non è giustificato perché i costi sono certi e i benefici solo probabili mentre servono interventi più forti di settore per salvare la competitività». A metterci il carico è stato poi il presidente del gruppo al Senato, Maurizio Gasparri, che ha detto «no ad atteggiamenti demagogici (di chi ?) - La speranza è che anche Usa, Cina e India possano condividere i nostri obiettivi, ma bisogna evitare che si creino svantaggi competitivi che possano distruggere l'economia del nostro Paese. Non vogliamo che miliardi di persone ci facciano concorrenza inquinando il mondo facendo pagare all'Europa vincoli di competitività».
Attraverso la voce del presidente della commissione Ambiente del Senato Antonio D'Alì si ripresenta anche la teoria negazionista: «Una parte della scienza afferma che l'effetto serra non esiste e che la causa antropica della CO2 è non più del 15% delle emissioni globali, per questo l'allarme riscaldamento non è giustificato rispetto agli sforzi richiesti». E infine «Se l'Unione Europea non va alla Cop15 con una maggiore flessibilità e una apertura di dialogo c'è il serio rischio di isolamento» ha ribadito Gardini, europarlamentare Pdl del gruppo Ppe. La confusione pare regni sovrana all'insegna del "tutti per uno, uno contro tutti". La conferma è che certi temi che parlano di integrazione delle politiche economiche e sociali con quelle ambientali come opportunità di rilancio del paese in un quadro di sostenibilità, proprio non stanno nel Dna della compagine di governo.