[21/07/2009] News

Piano prima e seconda casa: risposte entrambe deludenti

LIVORNO. Il premier Silvio Berlusconi ha firmato oggi il decreto che conclude l'iter del Piano Casa, ovvero del provvedimento che permetterà di realizzare alloggi sia come proprietà prima casa, sia in affitto a canone sostenibile e a canone sociale: 100.000 abitazioni in tutto in cinque anni. Lo riferisce il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che spiega che la firma fa seguito al parere favorevole espresso dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e dal Cipe.

Nessun segnale invece sul decreto sulle procedure semplificate che ha dato il via all'altro Piano casa, quello cioè che su input del premier Berlusconi ha portato all'accordo di aprile con le regioni e alla definizione da parte di quest'ultime delle leggi in materia di ampliamento delle volumetrie esistenti.

A fare il punto su questo Piano Casa è oggi Legambiente che dà la pagella sull'operato di Governo e Regioni  relativo al provvedimento che - secondo Berlusconi- doveva rilanciare l'edilizia in Italia. «Tanto rumore per nulla. O quasi» commenta Legambiente. «Il quadro che emerge nel Paese - ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia e urbanistica dell'associazione -  offre un'unica certezza: avremo un sistema di regole diverso in ogni Regione italiana. Come in un puzzle dove spiccano da un lato la Toscana, la Provincia di Bolzano e la Puglia, che hanno praticamente bloccato l'attuazione del provvedimento o posto seri vincoli, e dall'altro Veneto e Sicilia, che da subito si sono fatte paladine di una applicazione "generosa" con premi in cubatura dispensabili praticamente a qualsiasi tipo di edificio dovunque e comunque fosse collocato».

Legambiente mette in evidenza l'aspetto positivo che in metà delle Regioni italiane varranno almeno gli standard energetici obbligatori come riferimento per gli interventi che permetteranno di migliorare la prestazione degli edifici. Mentre sottolinea con apprensione che nell'altra metà si potrà continuare a costruire male e a danno di chi in quegli edifici andrà a vivere, oltre che dell'ambiente.

Ancora più grave - secondo Legambiente- risulta la contraddittorietà del messaggio che viene lanciato ai cittadini e alle imprese: nei prossimi 18-24 mesi si potranno realizzare interventi edilizi con una procedura semplificata, in deroga ai Piani regolatori. Il tutto con qualche attenzione ambientale e energetica la cui entità dipende da dove si trova l'abitazione da ampliare o da demolire e ricostruire.

«Si è persa l'occasione per dare un chiaro messaggio di innovazione al settore delle costruzioni - ha continuato Zanchini - perché ancora una volta si è cercata la via più breve per risollevare le sorti del mercato edilizio. Siamo di fronte a una crisi del settore che non è congiunturale, veniamo da 10 anni di espansione edilizia e nonostante ciò nel Paese si vive una drammatica situazione sociale, con centinaia di migliaia di persone sotto sfratto e di famiglie che non riescono a pagare le rate del muto e dell'affitto».

Per Legambiente la strada da seguire è invece un'altra, ovvero quella di dare risposte all'emergenza abitativa e legarla a un vasto programma di riqualificazione energetica di case, quartieri, periferie.

«Bisogna affrontare con urgenza e competenza l'emergenza abitativa legandola ad un vasto programma di riqualificazione energetica di case, quartieri e periferie - ha aggiunto il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -.  Per questo bisogna investire in interventi che puntino a coniugare sicurezza statica e efficienza energetica, allargando questo obiettivo anche a tutti gli edifici non residenziali sfruttando l'opportunità di lavorare sul patrimonio esistente invece di occupare nuovi ettari di suoli agricoli. L'errore di base nel dibattito di questi mesi è stato proprio il non dare risposte a questi problemi e nel non affrontare la sfida dell'innovazione che potrebbe consentire la nascita di nuove competenze, lavoro e opportunità».

Gli interventi varati dalle regioni invece finiranno per premiare le seconde case e gli investimenti di privati e fondi speculativi nel mattone, con lo sviluppo di un mercato che ha reso le case inaccessibili proprio a chi ne avrebbe bisogno: nuove famiglie, immigrati, giovani.

«I fondi che il Governo ha stanziato per il "vero piano casa" - dice Legambiente - permetteranno di realizzare solo 5mila alloggi di edilizia residenziale pubblica il prossimo anno. Una cifra ridicola, che non è possibile nemmeno confrontare con quel che succedeva nel 1984, quando il settore pubblico realizzava direttamente attraverso l'edilizia sovvenzionata 34mila abitazioni e promuoveva attraverso l'edilizia agevolata o convenzionata 56mila abitazioni».

Riguardo al quadro delle norme e delle scelte regionali Legambiente promuove solo tre realtà: la Regione Toscana, che incardina gli interventi possibili all'interno di quanto previsto dal Prg comunale, la Provincia di Bolzano che prevede alti standard energetici con la certificazione CasaClima C, e la Regione Puglia, anche se dovrà essere monitorata la deroga ai piani regolatori concessa ai Comuni. Tutte le altre Regioni invece si barcamenano in modo diverso tra i vari criteri, anche se esistono differenze tra chi punta a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici e chi vuole spingere semplicemente gli interventi.

Duro anche il commento del Wwf: «Vedremo cosa conterrà esattamente il provvedimento del Governo e quantificheremo in termini di cubature e occupazione di suolo l'impatto del piano sul territorio - ha detto il Wwf - Sin da ora però affermiamo che dirimente sarà l'attenzione posta sulle modalità con cui le cubature verranno realizzate. Anche l'edilizia popolare deve infatti garantire parametri di efficienza ambientale. Come già in Germania e in alcune (troppo poche finora) parti d'Italia, tutte le nuove costruzioni devono infatti rispondere a precisi parametri di efficienza energetica che consentano la riduzione dei consumi sia per riscaldamento che per il raffreddamento dell'edificio. Le nuove tecniche di costruzione possono poi consentire anche un significativo risparmio idrico e possono prevedere a seconda dei materiali utilizzati anche un rispetto ambientale valutato in tutto il ciclo produttivo delle varie componenti che costituiscono l'edificio. E' inoltre opportuno che ogni nuova costruzione preveda un corretto insediamento urbanistico, garantendo un facile accesso ai mezzi pubblici di trasporto e prevedendo un adeguato numero di posti macchina coperti per ridurre l'effetto lamiera che ormai caratterizza tutte le strade delle nostre città».

Torna all'archivio