[03/12/2009] News
LIVORNO. L'incidente occorso nella notte tra l'1 e il 2 dicembre ad uno dei quattro reattori della centrale nucleare Edf di Cruas, nell'Ardeche, nato dai problemi di una presa d'acqua che si sono ripercossi sul circuito di raffreddamento, è il terzo in tre mesi in Francia. L'Autorité de sûreté nucléaire (Asn), ha giudicato la gravità dell'ultimo incidente sulle inquinate rive del Rodano al secondo livello della scala internazionale Ines di pericolosità. La stampa nostrana si è subito precipitata a minimizzare la cosa, derubricandola ad un incidente senza importanza, ma la realtà è che qualche ora dopo l'otturazione della presa d'acqua, Edf ha fatto scattare il suo "plan d'urgence interne", per un "intoppo" atomico che è avvenuto vicino a Montélimar a 200 km dalla frontiera italiana.
In Francia il succedersi degli incidenti preoccupa molto. Réseau Sortir du nucléaire ha svelato che a novembre « una barra di uranio era rimasta "intrappolata" all'interno di un reattore della centrale nucleare di Tricastin». Altri incidenti di rilievo si erano verificati a Gravelines in agosto ed a Cadarache in ottobre.
Il parco atomico francese forte di 58 reattori sembra diventato molto debole e sembra sentire tutti i sui 40 anni. L'età media di un reattore francese è di 23 anni, la centrale dell'ultimo incidente di Cruas è stata costruita all'inizio degli anni '80. Stéphane Lhomme, il portavoce di Réseau Sortir du nucléaire, spiega che l'otturazione di Ieri non ha niente a che fare con l'età dell'impianto atomico: «Quella sarebbe potuta succedere anche in una centrale nuovissima. Ma questo potrebbe avrebbe potuto essere più grave». Perciò il "lieve incidente" riportato con sollievo dalla stampa italiana alla fine è più preoccupante di quello della barra di uranio di Tricastin: «Quel tipo di incidente si era prodotto una sola volta nel 1999 - dice Lhomme al Nouvel observateur - Quest'anno, questo tipo ha avuto luogo tre volte. Questa "epidemia" è rivelatrice dello stato delle centrali francesi, molto degradato, ben più di quel che lasci supporre la loro età. Mentre il parco nucleare Usa, che è più anziano, subisce meno incidenti». Secondo l'esponente di Sortir du nucléaire, questo degrado dipende dal modo di utilizzo delle centrali nucleari francesi: «Contrariamente agli Usa, siccome l'80% dell'elettricità in Francia è prodotta da centrali nucleari, il parco è obbligato a seguire la curva delle variazioni di potenza, il che lo utilizza enormemente. Una centrale nucleare necessita di un utilizzo il più lineare possibile, quel che può essere fatto negli Stati Uniti con solo il 20% dell'elettricità prodotta con il nucleare».
Una "rigidità" che ad ottobre ha costretto la Francia ad importare energia "netta" per 458 gigawatt/ora dall'estero, per la prima volta dall'inverno del 1982. A novembre Edf ha annunciato che la produzione francese di energia nucleare nel 2009 è calata al livello più basso degli ultimi 10 anni.
Aumento dei consumi, scioperi nel settore energetico, abbassamento del livello dei corsi d'acqua che vengono utilizzati dalle centrali... non bastano a spiegare tutti i problemi del parco nucleare francese: a novembre erano fermi ben 15 reattori e per il portavoce di Sortir du nucléaire «Questa situazione é dovuta ad un accumulo di fattori. In particolare una manutenzione trascurata, con una precarizzazione delle squadre, reclutate da imprese esterne e che lavorano in condizioni pericolose. Anche i si allarmano e non si può certo sospettarli di voler nuocere al loro strumento di lavoro. Il loro comunicato somiglia davvero ad un volantino anti-nucleare!»
Quando fu avviato il programma nucleare civile francese si prevedeva una durata di vita delle centrali di 30 anni, oggi l'Edf parla di almeno 40 anni e perfino di 60. Non è trascurabile il fatto che una centrale più vecchia diventi anche più redditizia rispetto al colossale investimento iniziale.
A luglio in soccorso alla criticatissima Edf è arrivato un comunicato dell'Asn che affermava: "L'Asn non ha identificato un problema generale che metta in causa la capacità di Edf di controllare la sicurezza dei suoi reattori da 900 MW fino a 40 anni», Edf ha dato subito l'ok ad un investimento di 400 milioni di euro per reattore per "rinnovare" il parco nucleare.
Lhomme dice di avere buoni rapporti con l'Autorité de sûreté nucléaire e non mette in dubbio la sua attività a livello regionale, ma lamenta che le informazioni dell'Asn sul nucleare a livello nazionale non siano più facilmente disponibili: «Sul loro sito internet, tutto è accessibile. Solo che i problemi sono nascosti all'interno del resto. Nel caso che qualcosa vada storto, l'Asn può sempre coprirsi:"lo abbiamo pubblicato". Per noi fanno della "trasparenza invisibile"».
Intanto, in Francia sono state chiuse definitivamente 12 centrali nucleari, ma non si è avviato ancora il loro smantellamento, escluso quello dell'impianto di Brennilis che è stato interrotto dopo che Sortir du nucléaire aveva denunciato problemi di contaminazione e che nessuno studio sull'impatto dei lavori di smantellamento era stato messo a disposizione dei cittadini al momento della pubblicazione del decreto che autorizza Edf ad avviare i lavori di demolizione, che inizialmente si sarebbero dovuti concludere nel 2018.
I costi si annunciano enormi: secondo Lhomme in Gran Bretagna per lo smantellamento delle centrali nucleari a fine vita è prevista una spesa di 103 miliardi di euro, «E il parco francese è tre volte più grande di quello inglese! D'altronde questo problema non interessa nessuno dei dirigenti delle imprese interessate: uno smantellamento non porta niente e costa molto caro! Contano di lasciare tutto questo agli altri».
Tutte cose che rendono ancora più sospettosi i già preoccupatissimi antinuclearisti francesi che hanno appena scoperto che il 4 dicembre, a Lille, si tiene un "colloquio" dal preoccupante titolo "la préparation au post-accidentel nucléaire". L'incontro è organizzato dall'Asn e dall'Institut de radioprotection et de sûreté nucléaire (Irsn) con la copertura "politica" di associazioni filo-nucleari delle quali Sortir du nucléaire ha già più volte denunciato «I lavori pseudo-scientifici, il cui vero obiettivo di preparare la popolazione ad accettare l'eventualità di un incidente nucleare, a co-gestire con le autorità le conseguenze di un tale dramma ed a vivere nella zona contaminata... senza rimettere in causa l'industria nucleare. E' il caso di Gilles Hériard Dubreuil, direttore del Cabinet Mutadis, e di Jacques Lochard, direttore del Cepn (Centre d'Etude sur l'Evaluation de la Protection dans le domaine nucléaire). Il Cepn è un organismo che raggruppa Edf, Areva, Cea e Irsn. Il Cepn e Mutadis conducono studi pseudo-scientifici nelle zone dell'Ucraina e della Bielorussia contaminate dalla catastrofe di Chernobyl. Si tratta di "provare" che si può vivere "felicemente" in queste zone e, soprattutto, consumare prodotti contenenti in particolare del cesio radioattivo. L'obiettivo é quello di far recepire questi studi alla Francia per dimostrare ai cittadini che, come i bielorussi, possono adattarsi ad una catastrofe nucleare e continuare a vivere nell'area senza esigere di essere rialloggiati in zona non contaminata. Tutto ciò e particolarmente pernicioso perché punta a fare in modo che i cittadini stessi co-gestiscano con le autorità e le imprese del nucleare le conseguenze di una catastrofe».
Sortir du nucléaire fa notare che i documenti preparatori dell'incontro di Lille parlano esplicitamente di «Un punto di vista civico per prevedere la gestione di una situazione che, in caso di incidente, può generare enormi problemi umani ed ambientali», oppure: «L'aumento delle responsabilità civiche nel contesto delle attività nucleari» e ancora: «Concertazione pluralista: la gestione a lungo termine di un incidente nucleare». E Sortir du nucléaire ricorda che proprio la regione Nord-Pas de Calais «E' direttamente sotto la minaccia della centrale di Gravelines, che comprende 6 reattori obsoleti e dunque più pericolosi che mai».