[03/12/2009] News toscana
FIRENZE. Si resta abbastanza stupiti scorrendo le previsioni contenute nel Rapporto Irpet Toscana 2030, che disegnano un cupo scenario da ‘ritorno al declino'. Una Regione percepita dai ricercatori con un destino già segnato - anche se scrivono di non possedere la sfera di cristallo e confidano nell'imprevedibilità del futuro - e presentata con un pessimismo che i media hanno colto e rilanciato. Secondo l'Irpet, noi vivremmo su territori destinati a diventare sempre più tristi, solitari y final, per dirla con Osvaldo Soriano, che anzi diventeranno persino più ‘brutti' e addio speranze. Si passa con disinvoltura dalla Toscana Felix coniata da Alberto Asor Rosa alla Toscana Infelix di Toscana 2030.
Come è possibile, di fronte a opportunità clamorose, recitare questo continuo mantra del declino? Sembra che il nostro autorevole istituto di programmazione economica, mentre tutto cambia intorno a noi, non riesca proprio ad uscire dal guscio protettivo di un certo conservatorismo analitico che, in fondo, ben rappresenta quell'avvitamento su sé stessi di parte del Sistema Regione. Perché continuare a limitarsi a scattare foto tra i comparti produttivi meno dinamici e più in crisi e a proiettarle tout court nel prossimo ventennio come se questi fossero gli immutabili e unici pilasti del nostro sviluppo? A chi e a cosa serve impegnare risorse e intelligenze scientifiche su ipotesi di partenza così statiche e prive di curiosità verso il futuro visto quanto accade nel mondo e nella nostra stessa Toscana? Chi impedisce a Irpet di indagare, esplorare, costruire scenari più complessi, dinamici e diversi, lanciare prospettive, obiettivi e persino parole nuove e suggestioni? A mio modesto parere, più che galleggiare tra inerzia e cambiamento, oggi abbiamo bisogno di think tank, serbatoi di pensiero, che indichino una rotta e ci aiutino a capire come intercettare il futuro e cioè tendenze, reti, economie, quanto di positivo può riguardare la nostra regione. E sono molte e diverse le opportunità.
Limitiamoci al solo pacchetto clima-energie-infrastrutture. Giungono segnali non simbolici ma molto concreti e politicamente significativi su quella che viene definita ‘terza rivoluzione industriale'. Al prossimo vertice di Copenaghen - si spera - gli impegni vincolanti sul clima renderanno evidente il cambio di tendenza. Cosa può significare in termini di obiettivi di sviluppo per la nostra Regione aumentare l'efficienza energetica, garantire la realizzazione di infrastrutture energetiche pulite e gli obiettivi del piano energetico? Lasciamo a tedeschi o canadesi l'incredibile business delle tecnologie per le rinnovabili (pellicole e tegole solari, pannelli solari in orbita, batterie per auto elettriche con autonomia di 600 km o per immagazzinare energia eolica, la svolta dell'idrogeno)? Il solo settore delle rinnovabili può dare lavoro a 20.000 nuovi addetti per coprire il 50% del nostro fabbisogno elettrico, come prevede il piano energetico. A Peccioli si sperimenta con successo il primo dissociatore molecolare per smaltire rifiuti a emissioni zero: cosa significa far nascere l'unica filiera produttiva del mondo di impiantistica di nuova generazione Made in Toscana? Su un altro versante, quanto tempo ancora dovrà passare prima di percepire (e indagare) la cultura come la più potente industria toscana? Già oggi, la più grande fabbrica in provincia di Firenze è la casa editrice Giunti con i suoi 2000 addetti. Ecco qualche tratto della Toscana 2030 solo per dire che abbiamo ottime carte da giocare soprattutto se spingiamo l'acceleratore dell'intera e complessa struttura produttiva verso il futuro e verso l'economia verde, una frontiera che il presidente Obama e le Regioni europee nostre dirette concorrenti, hanno già superato, cogliendo le enormi opportunità di lavoro. Le giornate di Green Days hanno lanciato qualche idea ma, nonostante l'interesse generale, mancano ancora studi, ricerche, scenario.
Cosa serve all'economia (e alla politica) toscana? Serve il mantra del genio d'impresa, dell'invenzione, della creatività, della scommessa sui prodotti e le tecnologie del futuro. Se non vogliamo limitarci a tifare da spettatori lontani, è l'ora delle ambizioni per provare a ripetere quel che riesce ad una manifattura toscana di successo, brand che competono nel mondo e capitalizzano i vantaggi dell'apertura del mercato globale. Mai come oggi ambiente è lavoro, economie e investimenti, industria moderna e pulita. Ci sono opere e impianti sui quali abbiamo accumulato ritardi enormi e valgono la tenuta occupazionale nei comparti in crisi e l'apertura di cantieri per migliaia di posti di lavoro. Cosa può significare liberarsi dal patto di stabilità che blocca nelle case comunali miliardi di euro? O lanciare un piano straordinario per infrastrutture ambientali e la sicurezza dai grandi rischi? Investire in infrastrutture nei prossimi 4 anni 15,9 miliardi previsti e mettere al centro qualità dei territori e della nostra vita? Ecco le domande da porsi a cui dare risposte. Entro il 2030.