
[03/12/2009] News
ROMA. E' iniziato oggi a Roma, nella sede dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il secondo workshop internazionale "I sinkholes. Gli sprofondamenti catastrofici nell'ambiente naturale ed in quello antropizzato". «I sinkholes - spiega l'Ispra - sono fenomeni che interessano, se pur in misura diversa, l'intero territorio nazionale, costituendo fattori di rischio molto elevato, in quanto sovente caratterizzati da una rapida evoluzione (6 ore circa) che coinvolge aree urbanizzate e infrastrutture, talvolta con un costo in vite umane. Ad innescare queste voragini, piogge copiose e fratture del suolo ma anche attività umane ed eventi sismici».
Per sinkholes si intendono gli sprofondamenti, a volte vasti anche centinaia di metri, che minacciano centri urbani e aree naturali e che si verificano in modo spesso improvviso e devastante.
In Abruzzo questi fenomeni sembrano essere stati riattivati dal terremoto, anche in aree dove è iniziata la ricostruzione: «a distanza di diversi mesi dal violento terremoto del 6 aprile scorso, la regione Abruzzo è ancora oggi vittima delle conseguenze dei sinkholes, localizzati ai bordi del lago Sinizzo a San Demetrio ne' Vestini (Aq), in cui non molto tempo fa c'era un'area di gioco e ristoro per famiglie, divenuta pericolosa e impraticabile. In diverse aree della piana aquilana (Roio Piano, Civita di Bagno, Onna), inoltre, tali depressioni del suolo sono spesso mascherate e difficilmente distinguibili per la presenza di strutture recenti ad opera umana e che andrebbero invece attentamente valutate in funzione di pianificazioni future»..
Al dibattito di Roma partecipano esperti e studiosi ed aprendo i lavori il subcommissario Ispra Emilio Santori, ha evidenziato che «I sinkholes rappresentato un fenomeno spesso poco considerato. Adistanza di 5 anni dal primo seminario del maggio 2004, si è ritenuto utile riaccendere l'interesse su un tema geologico, quello dei sinkholes, sicuramente dibattuto in ambiente scientifico ma poco noto all'opinione pubblica. Si parla molto di frane e alluvioni, ma non altrettanto di quegli sprofondamenti che, al pari di alcuni fenomeni naturali, possono essere altrettanto pericolosi per la popolazione, soprattutto qualora si verifichino in aree antropizzate».
Ma il fenomeno dello sprofondamento repentino dei terreni è noto in alcune città. L'Ispra fa una prima classifica di rischio: in testa Roma e Napoli, poi ci sono Cagliari e Lecce e una lunga lista di altri comuni di Lazio, Abruzzo, Toscana, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna.
A Roma, il cui sottosuolo è crivellato da numerosissime cavità sotterranee di origine antropica come cave, catacombe, cunicoli idraulici, acquedotti, fognature e sotterranei di interesse archeologico, il fenio omeno è particolarmente attivo perché «Si tratta soprattutto di strutture costituite da depositi vulcanici litoidi o pozzolanacei e subordinatamente ghiaie e/o sabbie. Dal 1915 ad oggi, nella Capitale si sono verificati circa 100 casi di dissesto, tutti dovuti a cave sotterranee di materiali da costruzione: episodi che, oltre ai danni materiali, hanno causato non poche vittime - spiega l'Ispra - Tra i quartieri oggi più a rischio, il Centro storico, il Prenestino, Tor Pignattara, l'Appio-Tuscolano, Monteverde vecchio e la zona di San Pietro».
Anche in Puglia sprofondamenti e voragini sono all'ordine del giorno in un territorio ricco di cavità carsiche naturali e artificiali scavate dall'uomo, «gli sprofondamenti pongono seri problemi di salvaguardia del territorio e, recentemente, sono stati più volte all'attenzione dell'opinione pubblica. Basta ricordare, in tal senso, gli eventi degli ultimi anni a Marina di Lesina, il sinkhole di Alliste nel febbraio 2004, lo sprofondamento di Via Firenze a Gallipoli il 29 marzo 2007 e le voragini nel territorio di Altamura».
Lazio e Sardegna hanno leggi regionali che prevedono sia il monitoraggio delle aree edificate che di quelle su cui si intende costruire.
Leonello Serva ha spiegato durante il Workshop che «Il Servizio Geologico d'Italia dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale da alcuni anni è impegnato nella realizzazione di uno studio sistematico degli sprofondamenti in aree di pianura, arrivando a censire circa 850 casi di sinkholes naturali, a cui ovviamente si sommano centinaia di casi di sprofondamenti antropici. I risultati dello studio sono stati organizzati in un Database Nazionale dei Sinkholes consultabile su internet »
"Nel censimento - ha detto Stefania Nisio, del Servizio Geologia Applicata ed Idrogeologia dell'Ispra - vengono riportate le forme attive, ancora oggi visibili, quelle relitte, cioè quiescenti, e quelle ormai ricolmate o artificialmente o naturalmente. I fenomeni censiti si concentrano principalmente sul versante tirrenico, mentre sul versante adriatico non sussistono i fattori predisponenti ed innescanti i deep piping sinkholes».
Il database nazionale rappresenta un innovativo approccio di ricerca perche riguarda sia la dimensione areale (non limitandosi solo alle aree urbanizzate) che quella temporale, ricercando sia le segnalazioni più o meno recenti degli enti e delle amministrazioni locali che le fonti, le citazioni e le mappe più remote.