[03/12/2009] News

Il (quasi) tramonto del cip6

GROSSETO. La contrastata storia del Cip6, gli incentivi nati con la  legge 9 del 1992 per agevolare i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili e assimilate, categoria questa che ha finito per comprendere anche i fondi di raffineria, sta volgendo al termine. Il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola ha infatti annunciato oggi la firma del decreto (che discende dalla legge Sviluppo) che prevede la  risoluzione anticipata e facoltativa delle convenzioni CIP 6/92 (come riviste da normativa più recente) per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da combustibili di processo o da combustibili fossili, come il gas naturale.

Sarà rinviata invece ad un successivo provvedimento la definizione dei meccanismi di risoluzione anticipata per quanto attiene alle convenzioni degli impianti alimentati da rifiuti.

In base alla normativa vigente, i produttori proprietari degli impianti soggetti alla convenzione Cip6 cedono l'energia prodotta al Gse ad un prezzo determinato dalla somma del costo evitato d'impianto, del costo evitato di esercizio, manutenzione e spese connesse, dal costo evitato di combustibile e da un ulteriore componente incentivante correlata alla tipologia di impianto.

Un regime che lo stesso ministro  reputa non più congruo «rispetto all'odierno mercato liberalizzato e grava sui prezzi dell'elettricità di tutti i consumatori».

Nel decreto si prevede che per queste tipologie di impianti potranno essere risolte le convenzioni Cip 6 a partire dal 2010, in anticipo quindi sulle scadenze previste negli anni successivi e fino al 2020. Questa uscita anticipata ha l'obiettivo di portare fuori dalla produzione energetica gli impianti meno efficienti e di  permettere al sistema elettrico di avere maggiori risorse a disposizione per altri.
La capacità produttiva riconducibile agli impianti potenzialmente interessati dal provvedimento- secondo quanto riportato da rinnovabili.it - si aggira al 2010 intorno ai 3.300 MW, che rappresenta l'80% del totale dell'energia incentivata dal Cip 6.

«Bene anticipare la fine degli incentivi Cip 6- ha commentato Ermete Realacci (Pd)- . E' una decisione in linea con quanto stabiliva il Governo Prodi e di fatto sancisce la fine di un trucco pagato in bolletta da tutti i cittadini e dalle imprese».

Realacci auspica che a questo punto non ci siano «tentativi di deroga,  perché - spiega- parliamo di un'operazione che è costata agli italiani oltre 30 miliardi di euro e nel solo 2006 ben 3,5 miliardi di euro, non per incentivare realmente le fonti rinnovabili, ma le cosiddette "fonti assimilate alle rinnovabili" come i residui delle raffinerie».

Nel decreto si prevede che  entro il 21 dicembre 2009 i produttori interessati alla risoluzione presentino al Gse una richiesta non vincolante per la risoluzione di ogni singola convenzione e il Gse avrà 10 giorni di tempo (entro il 31 dicembre) per trasmettere al ministero dello Sviluppo e all'Autorità per l'energia l'elenco degli impianti interessati alla risoluzione anticipata.

Ai produttori che aderiranno volontariamente alla risoluzione anticipata saranno riconosciuti corrispettivi tali da contenere gli oneri che graverebbero sui consumatori, cittadini ed imprese, nel caso le convenzioni andassero a scadenza naturale, pur nel rispetto degli investimenti effettuati.

Sarà il ministero dello Sviluppo con un decreto a  definire i criteri,  le modalità e la tempistica per l'erogazione di questi corrispettivi.

In serata il commento del presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: «Lo stop anticipato ai contributi sui Cip6 è un fatto importante e ci dà la conferma e ci da' ragione delle battaglie fatte nella scorsa Legislatura contro un sistema che non ha permesso alle rinnovabili di decollare. Ricordiamo, infatti, che la legge che abrogava il Cip6 era stato voluta con forza dai Verdi, per mettere fine ad una truffa ai danni dei cittadini per oltre 30 miliardi di euro e che non ha dato incintivi alle energie rinnovabili».

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