[03/12/2009] News
GINEVRA. L'ennesima non-ministeriale fallimentare si è chiusa, non ha combinato molto, ma ha comunque fatto capire che nonostante la quasi clandestinità, la mancanza di negoziati e di leader, l'interesse per quello che potrebbe essere il nuovo business del secolo c'è: le tecnologie e i servizi ambientali che i Paesi più avanzati sono pronti a vendere a caro prezzo e a proteggere con brevetti strettissimi ai più poveri, che sono già i più colpiti dai mutamenti climatici, pur non avendo fatto nulla o molto poco in questi decenni, per provocarli.
Nel ''Sommario'' finale curato dal ministro del Commercio cileno Chair Andres Velasco, che gli oltre 3mila delegati dei 153 Paesi membri hanno contribuito a realizzare, l'unico segnale uscito in direzione della prossima Cop 15 sui cambiamenti climatici che si terrà a Copenaghen, è sembrata un po' l'idea di poter fare affari ancora una volta sul pericolo di vita che incombe su tutti noi e sui nostri ecosistemi, non certo schifata proprio dalle solite lobby presenti anche in quella sede.
Una sorta di "protezionismo verde'" insomma, con l'ipotesi di utilizzare dazi e tariffe per bloccare alla frontiera prodotti insostenibili dal punto di vista ambientale, e contro il proliferare di "standard privati" di qualità, facendo subito nascere il rischio e la preoccupazione che anche l'agricoltura biologica, il commercio equo, le misure di sostegno rivolte a queste pratiche, che stanno contribuendo a cambiare in pratica la faccia della produzione e del commercio in tutto il pianeta, possano essere sacrificati agli interessi dell'agrobusiness sempre più sporchi e devastanti.
Lavorare sulla creazione di mercati regionali e locali sempre più verdi, equi e sostenibili hanno sostenuto tutte le realtà sociali presenti, può essere però la risposta positiva a questo tipo di preoccupazioni e le economie solidali dimostrano con efficacia che si possono sostenere i piccoli produttori senza diventare criminalmente protezionisti. Serve una protezione dentro una solidarietà che cresce tra i Sud del mondo e con il nostro pianeta.
Ora l'appuntamento per i movimenti nel senso più ampio del termine, è a Copenaghen ma per chi resta nel proprio Paese il 12 dicembre sarà giornata di mobilitazione internazionale, in Italia in oltre 100 piazze presidi e tante attività promosse da "In Marcia per il Clima" per fermare la febbre del pianeta. Per info www.100piazze.it