[03/12/2009] News toscana

Arpat: i risultati del monitoraggio dell'Arno nel tratto fiorentino dell'estate 2009

FIRENZE. Sono stati resi noti da Arpat (Agenzia regionale per l'ambiente) i risultati dei monitoraggi effettuati sull'Arno nell'estate 2009, coincidente con il periodo di maggior criticità idrica. L'attività è stata finalizzata a supportare l'Autorità di bacino nella gestione dei rilasci e degli emungimenti che insistono sul fiume Arno nel periodo estivo, al fine di garantire l'approvvigionamento idropotabile del territorio fiorentino e la salvaguardia delle caratteristiche quali-quantitative del corpo idrico. Per quanto riguarda il tratto fiorentino dell'Arno, da Rosano (Pontassieve) a Isolotto (Firenze), i monitoraggi sono stati effettuati dal Dipartimento Arpat di Firenze: sono stati misurati alcuni parametri in continuo  (stazione di Rosano) integrati con misurazioni in campo di ossigeno disciolto e temperatura in alcune stazioni del tratto cittadino. Inoltre sono state fatte valutazioni qualitative circa la presenza di alghe ed è stata caratterizzata la comunità di macrofite acquatiche. «Questi parametri biologici sono stati introdotti per valutare al meglio le condizioni di trofia delle acque in quanto indicatori dello stato trofico di un ecosistema acquatico».

E proprio l'analisi di questi parametri biologici ha dato i risultati più significativi (i parametri chimico-fisici in sostanza confermano l'andamento degli anni precedenti con valori caratteristici dei mesi estivi) considerate anche le molteplici segnalazioni che sono venute dai cittadini in relazione a proliferazioni di vegetazione proprio in corrispondenza del periodo estivo. A tal proposito, nel mese di luglio nel tratto cittadino dell'Arno a Firenze, sono stati rilevati due eventi di fioritura algale sostenuti da Chlorophyceae (alghe verdi unicellulari) che Arpat motiva in questo modo «Questi sono tratti dove le acque, per vari fattori fra i quali la stessa morfologia del fiume, sono pressoché ferme e di scarsa profondità. Tali fattori predispongono, con l'aumento della temperatura, allo sviluppo della comunità fitoplanctonica e di conseguenza possono verificarsi fenomeni di fioritura». Il vero elemento nuovo, comparso negli ultimi anni, è rappresentato dalla presenza cospicua di macrofite acquatiche. Arpat ha rilevato la presenza di Potamogeton crispus e di Potamogeton natans, Typha latifolia, Typha angustifolia e Myriophyllum spicatum.

«Si tratta in generale di specie autoctone la cui presenza è tipica di questi ambienti caratterizzati da presenza di carico organico. Ma lungo il tratto tra il ponte alla Vittoria e la pescaia dell'Isolotto si possono osservare delle voluminose masse di macrofite di colore verde brillante. Si tratta di una infestante di origine sudamericana, conosciuta come "erba-alligatore" (Alternanthera philoxeroides). Queste piante-spiegano da Arpat- hanno una crescita molto vigorosa e si sviluppano in acqua, su suoli umidi ma anche sulla terra asciutta, formando dei tappeti molto densi. A differenza delle specie locali o autoctone, possono costituire una fonte di squilibrio dell'ecosistema andando ad occupare gli spazi vitali delle altre piante competendo fortemente per luce e nutrienti».

Analizzando i dati chimico-fisici delle acque dal 2000 in avanti, l'Agenzia regionale per l'ambiente ha provato a trovare delle correlazioni tra il particolare sviluppo delle piante e l'andamento delle concentrazioni di alcuni parametri (es. nitrati e fosfati). Nessuna evidenza specifica pare dimostrare un collegamento diretto in tal senso.

«Molto probabilmente la risposta va ricercata nella predilezione di queste piante per le acque a lento decorso, di scarsa profondità, temperatura medio alta e con alto contenuto di nutrienti dati dal carico organico, tutti elementi che caratterizzano le acque dell'Arno in questo tratto- dichiarano dall'Agenzia- Inoltre negli ultimi anni si è introdotto un nuovo fattore, probabilmente determinante per la persistenza di questo fenomeno, costituito dalla riduzione delle piene invernali. Questo è effetto della regimazione delle acque immesse dall'affluente Sieve, dovuta alla presenza della diga di Bilancino, al quale va a sommarsi l'effetto equivalente determinato dalle dighe di Penna e di Levane».  

«Le piene invernali - proseguono -avevano l'effetto di estirpare dal fondo buona parte delle macrofite radicate, mantenendo così una presenza contenuta di queste piante lungo le sponde. Venendo ora a mancare questo fattore di contenimento, la stagione vegetativa porta nuovi volumi che si sommano di stagione in stagione. Il loro contenimento spaziale è quindi determinato solo dalla naturale mortalità delle piante e dal "grazing" da parte degli animali erbivori». Tra le potenziali criticità riconducibili alla presenza massiccia delle alghe, vi è l'accumulo di materiale in putrefazione e il conseguente sviluppo di cattivi odori e/o di colorazioni anomale, ma «va ricordato che le macrofite svolgono un ruolo ecologico importante per la loro capacità fitodepurativa delle acque e la conseguente riduzione di molte sostanze tossiche. Inoltre le loro foglie ed infruttescenze costituiscono una fonte di cibo per molti pesci ed uccelli».

In definitiva la presenza cospicua di vegetazione acquatica in questo tratto dell'Arno, essendo fenomeno relativamente recente va indagato e continuamente monitorato, ma non pare proprio il maggiore dei problemi che ha il corso d'acqua. Per quanto attiene il contenimento della pianta esotica Alternanthera potrebbe essere effettuato «con l'estirpazione selettiva e l'inserimento/mantenimento controllato di altre essenze vegetali autoctone meno invasive come Potamogeton sp., Myriophyllum sp. o Nuphar sp» concludono da Arpat.

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