[04/12/2009] News
LIVORNO. Il terremoto del 6 aprile ha distrutto la loro casa nel centro di Pescomaggiore, paesino a pochi chilometri dall'Aquila. Da quel giorno, la famiglia Lopez, il padre Piero con sua moglie, suo figlio con la sua compagna, vivono in una roulotte. Come molti terremotati, i Lopez, non si sono scoraggiati, hanno tenuto duro, e tra pochi giorni avranno un tetto sicuro sulla testa. Ma la loro non è una casa normale e non ha niente a che vedere con le abitazioni costruite lontane dai centri storici decontestualizzati dal territorio e dalle tradizioni. No, quella dei Lopez è tutta un'altra cosa. Ai Lopez (per il 20 dicembre) è destinato il primo di 7 appartamenti di un eco-villaggio autocostruito dai cittadini di Pescomaggiore, un progetto a basso impatto ambientale inserito nella splendida campagna abruzzese. Su terreni concessi in comodato da alcuni abitanti della zona, a poche centinaia di metri dal paese, i bilocali e trilocali in via di realizzazione saranno realizzati nel rispetto delle norme antisimiche e edilizie. Realizzati in legno e in balle di paglia, una volta passata l'emergenza terremoto, le case potranno essere vendute o utilizzate a scopo turistico.
Il progetto risale a prima del terremoto quando il Comitato rinascita di Pescomaggiore aveva pensato di far rivivere il paese partendo dalle sue risorse naturalistiche e dalle sue tradizioni. Un'idea che dopo la tremenda notte del 6 aprile è diventata ancora più forte e l'ecovillaggio ha preso pian piano forma come una risposta all'emergenza abitativa del dopo sisma. Un piccolo complesso di piccoli appartamenti che nasce nel contesto più ampio del recupero del abitato storico, del miglioramento della qualità della vita e della nascita di microprogetti di nel campo dell'agricoltura e del turismo. Fabrizio Pambianchi, terremotato come altri cittadini di Pescomaggiore, ha contribuito alla costruzione della casa dei Lopez. "Questa è la nostra terra - spiega Pambianchi - vogliamo continuare a vivere qui". E il desiderio è diventato realtà.
Realizzato dagli architetti Paolo Robazza e Fabrizio Savini di Beyond Architecture, l'ecovillaggio verrà realizzato con una tecnica relativamente nuova. «L'utilizzo della paglia in questo territorio - spiega Robazza - si inserisce in modo naturale nel paesaggio agrario circostante e risponde a una ideale filiera corta in campo edilizio. Le balle di paglia sono infatti prodotte da agricoltori della zona». L'energia elettrica verrà invece fornita da impianti fotovoltaici e il riscaldamento da una stufa a legna sufficiente a riscaldare in sole due ore tutta la casa. «La paglia e altri accorgimenti costruttivi - continua Robazza - rendono queste case perfettamente coibentate. Il villaggio sarà dotato anche di un impianto di fitodepurazione e di compostiere dove i rifiuti organici verranno trasformati in fertilizzante per gli orti di irrigazione grazie all'incanalamento dell'acqua piovana». Tutto questo a poche centinaia di metri dal centro di Pescomaggiore, danneggiato dal terremoto, e all'interno di un paesaggio naturale di rara bellezza.
Ma il progetto guarda oltre il terremoto. Secondo gli ideatori, il villaggio è solo il partenza per un percorso alla ricerca dell'Alma, acronimo di Abitare-lavoro-memoria-ambiente, un piano di azione da definire e da attuare con gli abitanti della zona, un complesso di interventi integrati in campo ambientale, agricolo e artigianale e turistico in grado di generare opportunità verdi di impiego e di reddito per gli abitanti del piccolo paesino. Senza lasciare la terra dove sono nati e cresciuti, i residenti potranno dedicarsi ad alcune attività in parte già avviate tra le quali l'allevamento delle pecore, la coltivazione dello zafferano e di altre specie autoctone e in via di estinzione.