[04/12/2009] News

Appello per Copenhagen di Stern, Pachauri e Barroso

BRUXELLES. Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, il presidente dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) Rajendra K. Pachauri, il presidente del Grantham research insitute on climate change and the environment, Nicholas Stern, hanno lanciato insieme un appello ai leader mondiali perché prendano impegni concreti per concludere un nuovo accordo sul clima.

In una conferenza stampa a Bruxelles, Barroso, Pachauri e Stern, hanno sottolineato che con l'apertura il 7 dicembre del summit di Copenhagen, i negoziati mondiali sul clima sono ormai entrati in una fase cruciale: «Bisogna assolutamente che i maggiori protagonisti facciano uno sforzo supplementare in termini di riduzione delle emissioni di gas serra».

Pachauri ha detto che si tratta di un negoziato mondiale e «Sarebbe un errore andare a Copenhagen in una posizione conflittuale Paesi sviluppati contro Paesi in via di sviluppo».

«Si tratta, nel caso, di cooperazione e non di confronto», ha aggiunto Barroso.

Incontrando nella capitale belga i vertici di Greenaccord che gli hanno consegnato un appello condiviso e sottoscritto dai 130 giornalisti, scienziati e relatori che hanno preso parte al VII Forum per la salvaguardia della natura, svoltosi la settimana scorsa a Viterbo, Pachauri ha detto che «Tre sono gli obiettivi che pensiamo di raggiungere con questa conferenza il primo è una forte riduzione delle emissioni globali in grado di limitare l'aumento della temperatura tra i 2 ed i 2,4 gradi; il secondo è individuare un accordo per finanziare l'adattamento nei paesi in via di sviluppo, che non sono responsabili dei cambiamenti in atto, ma ne stanno subendo le conseguenze peggiori, come è emerso a Viterbo durante il forum di Greenaccord; il terzo obiettivo è il trasferimento verso questi paesi delle tecnologie pulite da parte dei paesi industrializzati. Ed il ruolo dei giornalisti è fondamentale per far crescere una consapevolezza seria nell'opinione pubblica mondiale, che possa influenzare le decisioni politiche sull'ambiente".

Da parte sua Stern ha evidenziato che «Nonostante i passi aventi registrati nel corso degli ultimi giorni da parte di alcune delle principali economie, resta uno scarto da riempire tra gli impegni già presi e le raccomandazioni dell'Ipcc. Raggiungere l'obiettivo dal -25 al -40% delle emissioni porterebbe a ridurre le emissioni mondiali di CO2 di 40 miliardi di tonnellate entro il 2020. Non c'è un'alternativa possibile: bisogna raggiungere gli obiettivi fissati per il 2020».

Barroso ha sottolineato che Stern e Pachauri «Hanno un ruolo cruciale da svolgere per un paio di settimane. Apprezzo molto i loro consigli e approfondimenti per la consapevolezza e l'impegno globale per la lotta contro i cambiamenti climatici. Ci stiamo avvicinando il momento della verità a Copenaghen. Le parole non bastano più: ora abbiamo bisogno di guardare gli impegni da ogni lato. Vogliamo che esca da Copenaghen un testo semplice, comprensibile e chiaro, che sia politicamente vincolante per tutti i Paesi, e che intanto rifletta le nostre responsabilità comuni ma differenziate. Non avremo un trattato, questo è chiaro, ma abbiamo messo in luce il percorso per un accordo legale che rispetterà il limite di 2 gradi. Questo non è il momento di essere ottimisti o pessimisti. Ma abbiamo chiari segnali che le diverse comunità sono pienamente impegnatE: Ong ed attivisti del clima, naturalmente, ma anche uomini d'affari che di recente ho incontrato qui, che ci hanno sollecitato a raggiungere un accordo ambizioso. I leader mondiali sono ormai pienamente impegnati, dopo aver partecipato al summit di settembre a New York. Proprio in queste ultime settimane, Fredrick Reinfeldt ed io siamo stati a Washington, Delhi e Pechino per le riunioni con il presidente Obama, il Primo Ministro Singh e sia con il presidente Hu che con il premier Wen. A Stoccolma ci siamo incontrati con i presidenti Medvedev e Lula. Qual è la mia sensazione della situazione? Sono incoraggiato dall'impegno di circa 90 leader a partecipare Copenaghen. E' anche incoraggiante la crescente disponibilità a mettere numeri concreti sul tavolo, più recentemente, l'annuncio del carbon intensity target della Cina è stato un passo significativo, un altro grande Paese in via di sviluppo si fa avanti con un impegno chiaro.

La domanda è: questo slancio sarà sufficiente per portare il giusto livello di offerte sul tavolo? Onestamente, solo il tempo potrà dirlo, ma il mio banco di prova per Copenaghen non è se ci saranno dei numeri, ma se tutti i giocatori più importanti arriveranno ai limiti della loro capacità, se raggiungeremo il massimo livello di ambizione possibile. Vorrei ricordare a tutti che l'Europa è pronta a mettere il 30% sul tavolo, ma solo se ci sono impegni significativi da parte di Paesi sviluppati e adeguati contributi da parte di Paesi in via di sviluppo. Possiamo e dobbiamo negoziare con gli altri, ma un gioco negoziale basato sullo "after you, claude" ("vieni avanti cretino" o vieni avanti che mi viene da ridere", si direbbe in Italia, ndr) non lo faremo. È per questo che abbiamo fatto il primo passo, con il nostro obiettivo unilaterale ed incondizionato del 20% incondizionato e l'offerta di arrivare al 30%. Ora non possiamo impegnarci per di più, se gli altri non si muovono altrettanto. E stiamo sollecitando gli altri a muoversi al meglio delle loro capacità.

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