
[21/07/2009] News
LIVORNO. A partire dal 26 settembre prossimo tutti i produttori di pile e batterie di ogni genere avranno l'obbligo di raccogliere in maniera differenziata e adempiere al corretto recupero dei loro prodotti ormai diventati rifiuti. Per effetto della nuova direttiva, recepita nel nostro paese con il decreto 188/ 2008, la responsabilità della raccolta e del recupero delle pile, batterie e accumulatori sarà estesa infatti anche a chi le produce, le importa e le distribuisce.
Una novità che insieme all'estensione dell'obbligo di raccolti e recupero di tutti i prodotti di questo genere rivoluziona anche il settore, aprendo alla possibilità della nascita di più consorzi per adempiere a questo obiettivo, fino ad ora di esclusiva competenza di un consorzio obbligatorio, il Cobat, che aveva però il compito di ritirare e portare a recupero e corretto smaltimento solo le batterie esauste dei veicoli.
La Direttiva e il relativo decreto di recepimento riguarda tutti i tipi di pile e accumulatori, di qualsiasi forma, volume, peso e destinazione d'uso e prevede la costruzione di un sistema che gestisca in Italia la raccolta e invio a riciclo di tutti i tipi di pile ed accumulatori. L'apertura del settore ha portato al fiorire di nuovi consorzi in gran parte dei casi in seno a quelli nati per il recupero dei Raee.
Così è stato per Remedia, che ha attivato un circuito di raccolta e un sito per dare tutte le informazioni (www.remediapile,it) così adesso anche per Ecolight in cui è nata la nuova divisione "Pile ed Accumulatori"
Sul fronte della gestione dei Raee, ReMedia rappresenta, oltre 1.000 tra le principali aziende, nazionali ed internazionali, interessate dalla normativa sui rifiuti elettrici ed elettronici e 500 tra queste aziende sono interessate adesso anche dalla normativa su pile ed accumulatori e attraverso ReMedia adempiono a quanto previsto dal decreto.
Il consorzio Ecolight, costituito nel 2004, raccoglie oltre mille aziende impegnate nel settore, ed è il terzo a livello nazionale per quantità di immesso al consumo e il primo per numero di consorziati ed è un punto di riferimento soprattutto per la grande distribuzione (Gdo) e per i produttori di apparecchi di illuminazione.
La scelta di entrare in questo nuovo settore delle pile è arrivata dalla decisione di offrire alle aziende consorziate un solo interlocutore per quanto riguarda sia i Raee, sia le batterie. «Avere un unico referente è un aiuto in più nell'affrontare e risolvere il prossimo obbligo normativo», sottolinea Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight. «L'obiettivo di rispondere alle esigenze che la normativa impone sarà raggiunto disegnando una rete di raccolta che terrà presenti due elementi fondamentali: la capillarità del servizio di raccolta e il contenimento dei costi. Stimiamo che nel primo anno ci possa essere una raccolta pari al 10-15% di tutte le batterie immesse».
La normativa prevede di raggiungere il 25% di raccolta delle pile entro i prossimi tre anni, per diventare il 45% nel 2016 e lo scorso 18 luglio è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale il Decreto 13 maggio 2009 (Modifica del decreto 8 aprile 2008, recante la disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, come previsto dall'articolo 183, comma 1, lettera cc) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modifiche) che introduce importanti semplificazioni per i gestori dei centri di raccolta dei rifiuti urbani, e che renderà più semplice mettere in funzione le eco-piazzole.
Il problema sarà intanto organizzare la raccolta in particolare per le pile di uso comune, dato che ci dicono da Ecolight, sono da 340 a 370mila i punti di vendita tanto che il consorzio si sta organizzando per coprirne almeno 40mila e il resto dovrà provvedere in maniera autonoma a consegnare le pile esauste nei centri di raccolta.
Ma quale sarà il destino di questi rifiuti dopo essere stati raccolti e stoccati nei centri di raccolta?Dovranno essere portati ad apposite piattaforme dove si procederà allo smontaggio con successiva separazione delle parti inquinanti che dovranno andare a smaltimento e delle parti recuperabili che rientreranno nei processi produttivi. Piattaforme che al momento non esistono in Italia, dove al più il trattamento può consistere in una triturazione, ma le vere operazioni di recupero avvengono solo ed esclusivamente all'estero.
Inoltre tutti i consorzi che si candidano ad operare nel settore devono iscriversi ad un Centro di coordinamento per poter assolvere alle diverse funzioni e accedere all'ecocontributo, quindi fare capo ad un unico sistema, ma al momento non c'è un unico centro riconosciuto: a fianco del primo nato in seno all'Anie, ve ne un altro, nato in ambito Cobat. Quindi c'è intanto un problema di riconoscimento che ancora non è però avvenuto da parte del ministero Ambiente.
Al momento quindi il quadro di come funzionerà il sistema a partire dal prossimo 26 settembre appare piuttosto nebuloso.
Come al solito, verrebbe da dire, la chiusura del cerchio, sembra un problema che si possa quantomeno rimandare. Si fissano obiettivi di raccolta differenziata da raggiungere e poco si fa invece per garantire che quegli obiettivi si trasformino da raccolta in effettivo recupero.