[04/12/2009] News toscana

Bellini (Irpet): Il nostrio mestiere non รจ per creativi, e va fatto in modo scientifico

FIRENZE. Leggo l'intervento del presidente D'Angelis e mi ripeto quello che dico sempre ai miei più giovani collaboratori: se i nostri lettori non ci capiscono, è colpa nostra che non ci siamo fatti capire. Quindi faccio ammenda e ci riprovo.
A nessuno piace essere pessimista, nemmeno al più tenebroso e depresso ricercatore dell'IRPET. Ma come non chiediamo all'idraulico che arriva a casa nostra di essere creativo nel gestire i nostri rubinetti, non chiedeteci di essere troppo creativi nel fare il nostro mestiere.

Il nostro ragionamento non è né pessimista né ottimista, cerca solo di stare coi piedi per terra, usando il rigore del metodo scientifico. E' - questa la sola nostra ambizione - un ragionamento che dovrebbe servire a far ragionare.

Nel rapporto "Toscana 2030", invece di fare il solito ritratto della Toscana in affanno (che ahimè, talvolta, è sin troppo facile: si vedano altri rapporti usciti nelle ultime settimane), abbiamo tentato la strada della provocazione. Abbiamo cioè disegnato quello che tecnicamente si chiama "scenario inerziale". Cosa succederebbe (col condizionale!) se la Toscana in un contesto mutato continuasse a comportarsi come ha fatto nell'ultimo decennio (con luci e ombre, successi ed arretramenti)? Ed abbiamo cercato di far vedere con i numeri ed i ragionamenti che, se in un contesto mutato non ci si comporta in modo diverso, si rischia un bel disastro.

Abbiamo dimostrato (spero in modo convincente: molti mi sembravano convinti...) che l'attuale modello di sviluppo in un contesto profondamente alterato dalla crisi è insostenibile: economicamente, socialmente, territorialmente, ambientalmente, finanziariamente e politicamente insostenibile. E che quindi bisogna cambiare.

Non ci siamo fermati lì ed abbiamo provato a simulare uno scenario alternativo, fatto di inefficienze ridimensionate, di valorizzazione del territorio e di investimenti massicci in economia delle conoscenze a cominciare - con priorità forte - dalle conoscenze legate alla green economy.

E abbiamo cominciato a dimostrare coi numeri (scusateci: ma a noi i numeri ci rassicurano più di certi paroloni e delle citazioni di rito dai discorsi del presidente Obama...) che lo sviluppo sostenibile è possibile ed anzi ricrea occasioni di crescita e di nuova coesione sociale, a condizione però che ci si scuota dall'inerzia e si costruisca il futuro con qualche coraggiosa discontinuità con il passato e con il presente. Questo si trova a partire da pagina 78 del nostro rapporto con argomentazioni che dovrebbero trovare concorde persino il presidente D'Angelis.

Dato però che siamo speranzosi, ma non ingenui, abbiamo pure sommessamente sottolineato che l'esperienza ed anche un po' di letteratura scientifica ci ricordano che le discontinuità sono più facili ad essere proclamate che ad essere realizzate, perché hanno benefici nel medio-lungo termine, ma costi nel breve. Il che richiede a politici ed imprenditori il coraggio di guardare lontano.

Questo è quanto troveranno nel rapporto "Toscana 2030" i nostri venticinque lettori (che possono scaricarlo con tutti gli allegati di approfondimento, le slides di presentazione etc. dal nostro sito: www.irpet.it - e quindi leggere l'originale e non solo le rassegne stampa).

Se poi qualche autorevole esponente della politica regionale ritiene che sia inutile impegnare "risorse e intelligenze scientifiche" (aggiungo io: a spese del contribuente) a ragionare sulla realtà e che esse vadano impiegate a cantare, da intellettuali organici (come si diceva un tempo), le magnifiche sorti e progressive della Toscana futura, si accomodi pure. Basta cambiare la legge regionale di ordinamento dell'Irpet (che dice altre cose su quello che dobbiamo fornire alla Giunta, al Consiglio ed alla società regionale), darci una missione diversa e mandarci tutti a casa.

* Il prof. Nicola Bellini è direttore IRPET

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