[07/12/2009] News toscana
FIRENZE. Devo ringraziare il professor Nicola Bellini per la sua gentile riposta. Con grande franchezza, il direttore dell'Irpet, coglie un tema ampiamente sottovalutato: la comunicazione istituzionale. Ha ragione da vendere quando afferma: "Se i nostri lettori non ci capiscono, è colpa nostra che non ci siamo fatti capire. Quindi faccio ammenda e ci riprovo". Il problema non è da poco, e non riguarda solo Irpet ma anche Irpet.
Il Rapporto Toscana 2030, infatti, non interessa, come spiega Bellini, solo "venticinque lettori", tra i quali c'è anche il sottoscritto, o qualche decina di opinion leader che leggono l'originale. Ma va spiegato bene e raccontato meglio a coloro che, per professione, formano la cosiddetta ‘seconda opinione' e devono sintetizzarlo e tradurlo in notizia (titoli, sottotitoli, articolo) per decine di migliaia di lettori di quotidiani, telespettatori e radioascoltatori o utenti della Rete. Se le "rassegne stampa" hanno restituito una sfilza di titoli della serie "Toscana sempre più brutta", evidentemente questo è stato il messaggio partito da Irpet e colto e finito sui tavoli delle redazioni.
Ciò vale a maggior ragione se, come chiarisce Bellini, l'ambizione del Rapporto doveva essere quella di una ‘provocazione', lanciare un sasso nello stagno e nella stagnazione toscana. Perché, allora, confezionarlo e presentarlo così privo di appeal provocatorio ma, anzi, con l'aplomb dell'‘intellettuale organico' e in tono "tenebroso e depresso" con "scenari inerziali"? Se l'intento era di dimostrare l'urgenza di cambiar passo, perché i dati più significativi su scenari forti e convincenti - per me e anche per Bellini - sulla necessità del cambiamento, la valorizzazione del territorio, gli investimenti massicci in economia delle conoscenze a cominciare dalle conoscenze legate alla green economy, sono finiti solo a pagina 78, sotto 2 titoletti sui 45 dell'intera ricerca?
Insomma, ancora una volta, a me pare che emerga il tema che Greenreport con il suo lavoro quotidiano ha reso evidente: come comunicano (meglio, non comunicano) la pubblica amministrazione, enti e strutture di ricerca e programmazione? E' un bel guaio per chi non lo ha affrontato e risolto, perché riguarda sia la pianificazione di impianti e infrastrutture ambientali (dai termovalorizzatori all'ultima incredibile polemica sul raddoppio dei rigassificatori) sia ricerche come Toscana 2030 sulle quali poi la politica, l'economia, la società e le sue organizzazioni, dovranno centrare la loro azione.
Purtroppo, solo raramente i cittadini riescono a essere raggiunti da una informazione trasparente e coerente che dimostri con chiarezza le convenienze di un progetto o di una svolta produttiva. Capisco che questa necessità a qualcuno possa sembrare un optional, e il più delle volte si aggiunge alla fine del percorso per tentare di risollevare la credibilità e l'affidabilità dell'amministrazione pubblica in affanno. Invece, mai come oggi, è la prima infrastruttura, indispensabile per mettere tutti nelle condizioni migliori di comprendere i dati di una indagine come i disagi di un cantiere che servono a restituirci città più vivibili.
In ogni caso, l'Irpet ha tutta la mia stima e avrebbe tutte le competenze tecniche e scientifiche - e forse un po' di creatività in più non guasterebbe - per confezionare un nuovo Report centrato su quella rivoluzione industriale e culturale di cui c'è urgente bisogno per affrontare bene il nostro futuro.
* Erasmo D'Angelis è presidente della commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale