[09/12/2009] News

Ecosistema rischio 2009 di Legambiente: nulla di nuovo sul dissesto idrogeologico del Paese

FIRENZE. Sono stati presentati oggi, alla presenza del capodipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso, i risultati dell'indagine di Legambiente e Dipartimento della Protezione civile sul pericolo frane e alluvioni nel Belpaese. Con "Ecosistema rischio 2009" sono state monitorate le attività nell'opera di prevenzione di frane e alluvioni realizzate da oltre 1.700 amministrazioni comunali, pari al 30% dei 5581 comuni classificati a rischio idrogeologico dal Ministero dell'ambiente e dall'Unione province toscane (Upi).

In sintesi, dai dati contenuti nel dossier elaborato dall'associazione ambientalista, emerge un quadro non proprio confortante: nel 79% dei comuni coinvolti nell'indagine sono presenti abitazioni in aree esposte a pericolo di frane e alluvioni; nel 28% dei casi sono presenti in tali aree interi quartieri e nel 54% fabbricati e insediamenti industriali. Nonostante la pesante urbanizzazione delle zone a rischio solo il 7% delle amministrazioni comunali ha provveduto a delocalizzare abitazioni e solo nel 3% dei casi sono stati avviati interventi di delocalizzazione dei fabbricati industriali.

Nel 15% dei comuni mancano ancora i piani urbanistici che prevedono vincoli all'edificazione delle aree a rischio idrogeologico. Migliora nettamente il quadro dei dati per quanto riguarda le attività svolte nell'organizzazione del sistema locale di protezione civile: l'82% delle amministrazioni comunali possiede un piano d'emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione, e nel 54% dei casi i piani sono stati aggiornati negli ultimi due anni.

«Le frane che hanno colpito in maniera drammatica Ischia e Messina sono l'ultima tragica testimonianza di quanto sia urgente invertire la tendenza nella gestione del territorio - ha sottolineato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - La continua e intensa urbanizzazione lungo i corsi d'acqua e in prossimità di versanti fragili e instabili, fa sì che il nostro Paese sia fortemente esposto ai rischi del dissesto idrogeologico. Il ritardo con cui troppe amministrazioni locali avviano interventi mirati ad attività di prevenzione e pianificazione, la lentezza con cui vengono avviati, là dove possibile, interventi di delocalizzazione di abitazioni e fabbricati industriali dalle aree più esposte a pericolo, la quasi totale assenza di progetti finalizzati alla rinaturalizzazione dei corsi d'acqua e delle zone dissestate risultano sconcertanti».

«Abusivismo e cementificazione priva di regole non sono, purtroppo, solo un'eredità del passato ma una realtà da combattere ogni giorno, e il Piano Casa recentemente approvato dalle Regioni in molti casi peggiora la situazione accrescendo i rischi, perché può consentire nuove deroghe senza alcun rispetto per le regole della prevenzione del rischio idrogeologico. Pur potendo contare su un ottimo sistema di protezione civile- ha concluso Cogliati Dezza- dobbiamo essere consapevoli che una reale ed efficace opera di prevenzione va realizzata partendo dal rispetto dell'ambiente e degli ecosistemi fragili come i fiumi insieme ad una maggiore cura del territorio».

Per quanto riguarda l'assegnazione delle "maglie", sono andate a comuni del nord quelle rosa, destinate alle amministrazioni più meritorie. Si tratta di Palazzolo sull'Oglio (BS) e Canischio (TO) che verranno premiati con la bandiera "Fiume sicuro" come riconoscimento del buon lavoro svolto. "Maglie nere", invece, assegnate ad Acquaro (VV), San Ferdinando (RC), Oppido Marina (RC) in Calabria; Altavilla Silentina (SA), Polla (SA), Quarto (NA) in Campania; e Vejano (VT) nel Lazio. Rimane quindi molto da fare in termini di prevenzione, considerata anche la necessità di una crescita culturale dei territori ed in particolare di chi li amministra, per poter sviluppare strategie di adattamento nel nuovo quadro globale che si sta delineando.

«I mutamenti climatici provocano sempre più spesso precipitazioni intense concentrate in periodi brevi, costringendoci a considerare con sempre maggiore attenzione il delicato assetto idrogeologico di molte aree del nostro Paese - ha spiegato Simone Andreotti, responsabile nazionale Protezione civile di Legambiente - Non solo i grandi fiumi, ma anche i torrenti e le fiumare sono spesso minacciati da intubazioni insensate, discariche abusive, ponti sottostimati con costruzioni edificate sin dentro gli alvei. Ed è proprio da qui che bisogna partire per migliorare concretamente la sicurezza del nostro Paese».

 

Torna all'archivio